Gli scheletri del passato.

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1. GLI SCHELETRI DEL PASSATO.



Un mese dopo.


Il complesso di statue che rappresentava Pietro IV, primo imperatore del Brasile, e quattro donne, che allegoricamente indicano le quattro virtù cardinali, svettava nella sua maestosità verso un cielo azzurro e sgombro di nuvole. Dal giardino si vedevano chiaramente. Astrea si coprì gli occhi con la mano per proteggersi dalla luce mentre guardava Raphael che sulla scala stava sistemando un festone. L'Istituto aveva subìto un grande lavoro di restaurazione, di cui erano state oggetto la biblioteca e la sala principale, e Astrea aveva colto l'occasione per inaugurarlo in onore dei suoi genitori. Quella era stata la loro casa ed era giusto ricordarli. Erano stati tutti d'accordo.


"Come va adesso?" le chiese Raphael lanciandole uno sguardo dall'alto. Nel frattempo li aveva raggiunti anche Nikolai, che si affiancò alla ragazza per vedere.


"Io credo che vada spostato di più verso destra. Tu che dici, Nik?"


"Ehm, sì, decisamente verso destra."


"Mi state prendendo in giro?"


"Scendi e controlla tu." Gli disse Nikolai con un'alzata di spalle. In quei quattro anni era cresciuto, adesso portava i capelli corti e tagliati all'ultima moda, i suoi occhi blu erano più sereni, e la depressione era solo un ricordo. Il lavoro all'Istituto lo aveva aiutato molto. Raphael scese, indietreggiò e corrugò le sopracciglia.


"Decisamente verso destra." Ammise a bassa voce. Astrea scoppiò a ridere e gli diede una spinta giocosa.


"Devi imparare a fidarti di più, Santiago."


"Voglio ricordarti quando tu e Tanisha avete sostituito lo zucchero con il sale avvelenando quasi tutti?"


Nikolai storse le labbra al pensiero di quel caffè tremendo che aveva ingurgitato per non offendere Tanisha, capendo solo dopo che era uno scherzo.


"Cose che capitano!" ribatté lei sorridendo sorniona. Raphael scosse la testa, poi tornò sulla scala per raddrizzare lo striscione.


"Io vado ad aiutare gli altri con il resto degli addobbi. Dove posizioniamo le sedie?" disse il licantropo cominciando a rientrare.


"Sistematele accanto alla fontana di Venere."


Nikolai alzò il pollice e Astrea gli fece l'occhiolino, poi ognuno proseguì con le proprie faccende. Un ticchettio fastidio annunciò l'arrivò di Kara Ravenscar. Quella donna era capace di fare rabbuiare persino il sole, era sempre così professionale nei suoi tailleur blu, non rideva mai e i suoi occhi verdi sbirciavano dappertutto. Lei e Astrea non parlavano quasi mai.


L'ombra della nuova arrivata strisciò per terra simile ad un informe demone.


"Questi preparativi sono in pieno fervore."


Raphael alzò gli occhi al cielo, neanche a lui piaceva quella spia entro le mura di casa sua. Kara era quel tipo di persona che mette bocca su tutte le questioni senza conoscere, la sua espressione sprezzante era il chiaro segno di come giudicasse tutti gli abitanti dell'Istituto.


"E quindi?" fece Astrea mantenendo gli occhi puntati sulla schiena di Raphael.


"Signorina Monteverde, la sua indifferenza nei miei confronti è ingiustificata. Non ha alcun motivo per avercela con me. E' soltanto grazie a me e a mia sorella che questo posto resta nelle sue mani."


"Oh, ma io vi sono immensamente riconoscente! Questo posto andava alla grande anche senza la sua supervisione, anzi i ragazzi erano più sereni senza il suo sguardo indagatore. Con permesso, signora Ravenscar, ma io non devo proprio nulla a lei o a sua sorella."

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