Figlia del Fuoco.

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2. FIGLIA DEL FUOCO.



Quando Astrea si recò in cucina per fare colazione, trovò Raphael chino a osservare un oggetto. Avevano entrambi dormito poco e male, il pensiero che il passato fosse tornato non era certo una dolce ninna nanna.


"Raphael, va tutto bene?"


Il ragazzo le sorrise mostrandole ciò che teneva in mano: il fermaglio che avevano visto nel ricordo. Era a forma rettangolare, di colore blu e ricoperto di perline azzurre. Era un regalo che sua nonna le aveva donato proprio in occasione della cerimonia parabatai.


"Non ricordavo di averti incontrata quella sera. Credevo che fossi una nephilim qualunque e non tu."


"Sarebbe cambiato qualcosa se avessi saputo che ero io?"


Raphael non rispose, si limitò a sorridere forzatamente. Se prima di quella sera i loro risvegli erano all'insegna di baci e caffè, quella mattina fu all'insegna del timore.


"Mi hai chiamato Raphael, non lo fai mai." Le disse, forse per stemperare la pesantezza. Astrea ridacchiò.


"Non cantare vittoria troppo in fretta, Santiago."


"Adesso ti riconosco, fuego."


"Nik mi ha mandato un messaggio avvisandomi di aver trovato il nome del venditore. Tu vai allo studio o vieni con me? Non dobbiamo pregiudicare la nostra vita per un libro."


"Non si parla solo del libro, e lo sai. Si parla di te, di noi, della nostra vita insieme. Ho chiesto due settimane di ferie, poi si vedrà. Adesso prepariamoci e andiamo all'Istituto."


Astrea gli afferrò le mani e lo guidò verso la camera da letto con un sorriso furbo sulle labbra.


"Ho una proposta: ti va di fare la doccia insieme?"


"Come rifiutare una proposta così allettante? Cosa aspettiamo?!"


Raphael la prese in braccio a mo' di sposa e la portò fino al bagno, dove si spogliarono per dedicarsi a una doccia ricca di baci e carezze.





L'Istituto era immerso nel silenzio. La festa era finita vero le tre, quindi c'era da aspettarselo che avrebbero dormito tutti fino a tardi. Meno male che ci aveva pensato Magnus, a fine serata, a rimettere tutto in ordine con la magia. Astrea e Raphael camminavano mano nella mano lungo il corridoio che incontrava la grande scalinata per lo studio. Il cielo fuori era grigio, sul punto di piovere, nonostante fosse maggio. Astrea, più nervosa del solito, non smetteva di giocare con l'anello di fidanzamento. Mancava poco alla data fissata per le nozze, ma loro non avevano preso nessuna decisione al riguardo, e di certo adesso sarebbe stato impossibile concentrarsi su qualcosa che non fossero Thomas e Sylvie.


"Rilassati." Le mormorò Raphael con un sorriso. La nephilim sospirò.


"Scusami. E' solo che dovremmo organizzare il nostro matrimonio anziché dare la caccia al passato."


Raphael l'abbracciò e le diede un bacio sulla fronte.


"Non credevo che avessi tanta voglia di sposarmi."


"Sei un cretino, Santiago!" rise lei, poi gli baciò lentamente le labbra. Sorrisero nel bacio, mentre le mani si incatenavano, mentre le ansie si allontanavano un poco.


"Piccioncini, smettetela di slinguazzarvi."


La figura bassa e magra di Tanisha avanzò nella grigia luce che entrava dalle finestre. Indossava un paio di shorts di jeans, una t-shirt bianca di minimo due taglie più grandi e i tatuaggi alle ginocchia si intravedevano sulla sua pelle scura. Al suo fianco, dimesso e composto come sempre, c'era Brian. Astrea li aveva salutati la sera precedente con l'invito a presentarsi nel suo studio l'indomani.

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