Capitolo 3

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Emma si sedette sulla sedia, ammirando la visione di Regina, voltata di spalle rispetto a lei, che preparava la colazione. Era coperta da una vestaglia corta, bianca, che le copriva a malapena le cosce. Sorrise osservandola.
"Hai dormito bene?" le chiese.

Regina sorrise mentre finiva di preparare le frittelle.

"Ho dormito molto bene, e tu?" rispose poggiando tutto nel piatto. Emma non le staccò gli occhi di dosso.
"Benissimo." sorrise.

La mora le poggiò il piatto davanti e si chinò leggermente per darle un leggero bacio sulle labbra.

Emma ricambiò il bacio. La ringraziò per la colazione, poi iniziò a mangiare. Regina si sedette accanto a lei e bevve un sorso di caffè. Stava per aprire bocca quando sentì la porta di casa aprirsi. Lanciò uno sguardo ad Emma mentre si alzava, la mano pronta a usare la magia se ce ne fosse stato bisogno.
"Amore sei qui!" esordì Hook entrando in cucina e avvicinandosi velocemente alla bionda

Emma lanciò una fugace occhiata di panico a Regina, quindi si alzò in piedi arrossendo appena.
"Ehm... Killian..." disse quasi con rammarico. Lanciò un'altra occhiata a Regina ed evitò lo sguardo dell'uomo, fingendo di doversi sistemare una ciocca di capelli dietro l'orecchio. E così era tornato...

Il pirata non perse tempo e le prese il viso tra le mani per baciarla.

"Sono passato a casa dei tuoi e tuo padre mi ha detto che non eri tornata. Mi sono preoccupato."

Emma spalancò gli occhi al bacio, presa alla sprovvista, eppure incapace di respingerlo. Guardò di nuovo Regina per una frazione di secondo, poi abbassò lo sguardo.
"Sto bene." rispose soltanto. "Non credevo saresti tornato..."

Regina rimase immobile, ma strinse le mani a pugno vedendo il bacio tra i due. Lanciò uno sguardo di rabbia verso Emma e il pirata.
"L'hai trovata, adesso potete andare." disse acida, togliendo i piatti dal tavolo

Emma la guardò con un'orrenda sensazione addosso. Rimase in silenzio per qualche istante, quindi si voltò verso Hook e lo trascinò fuori dalla casa mentre borbottava un "Sì, andiamo."

Regina rimase di spalle, immobile. Alle parole di Emma stava per voltarsi per incenerirla con lo sguardo ma si era fermata giusto in tempo. Quando sentì la porta di casa chiudersi si poggiò al bancone della cucina, gli occhi umidi, ma trattenne le lacrime.

Emma attese, ferma nel lieve vento autunnale che si era alzato da poche ore. Il municipio svettava alle sue spalle, i suoi occhi fissi sulla strada in attesa della Mercedes nera.

Regina parcheggiò la sua auto davanti all'edificio. Sbatté lo sportello scendendo. La rabbia non era ancora cessata.

Emma sobbalzò. Vagamente spaventata, tentò comunque di intercettare il Sindaco.
"Regina!" la chiamo a voce alta.

Regina si fermò solo un istante poi riprese a camminare più velocemente, salendo le scale del palazzo. Emma la seguì.
"Regina, aspetta!"

Il Sindaco continuò a camminare, senza voltarsi; aprì la porta del suo ufficio e lo richiuse dietro di sé.

Emma si ritrovò la porta sbattuta in faccia. Si appoggiò ad essa.
"Regina, ti prego, lascia che ti spieghi..." tentò, la voce abbastanza alta perché la donna nella stanza potesse sentirla.

Regina rimase in silenzio per qualche istante, si sedette sulla sua sedia e chiuse gli occhi.
"Se ne vada Sceriffo, a differenza sua alcune persone lavorano."

Emma appoggiò la testa al vetro della porta.
"Mi dispiace, okay? Non sapevo come fare... non volevo sbattergli in faccia la verità in quel modo..."

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