Capitolo 5

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Tre settimane dopo


Henry scese velocemente gli stretti scalini di pietra. Si guardò intorno, cercando di capire dove cercare.
"Okay, mamma..." mormorò tra sé "... vediamo se riesco a trovarlo..."
Non che sapesse esattamente cosa cercare. Mosse qualche passo nella stanza scura, puntando gli occhi su alcuni libri dall'aria pericolosa. Si avvicinò ad essi, ne prese uno e iniziò a sfogliarlo, ma lo accantonò immediatamente: era scritto in una lingua strana, con dei caratteri che non aveva mai visto. Ne prese un altro, sbuffando. "Sarà una lunga ricerca..." commentò. Sfogliò le vecchie pagine ingiallite, ma non lesse nulla che potesse aiutarlo.
"Eppure ci deve essere un modo per farle andare d'accordo..." sussurrò. Un rumore alle sue spalle lo fece sussultare. Si voltò di scatto, e il libro che teneva in mano urtò una boccetta piena di un liquido verdognolo. Henry se ne accorse, e, prima che cadesse, si mosse per prenderla al volo. Dovette lasciare il libro, che cadde a terra con un tonfo sordo mentre il ragazzo afferrava la boccetta. Rimase per un istante immobile, poi sorrise sospirando.
"Per un pelo!" esclamò. Lasciò la boccetta e si chinò per prendere il libro, ma l'oggetto era sparito. Al suo posto, un essere improbabile, una specie di cane a tre zampe, con due orrendi tentacoli che gli spuntavano dai fianchi, un grosso corno nero e lucido tra gli occhi di ossidiana e zanne piene di bava scoperte dal ghigno rabbioso gli ringhiò contro. Henry urlò e corse via, inseguito dalla creatura.

Regina aprì gli occhi, la luce che filtrava dalla finestra aveva colpito il suo viso svegliandola. Si alzò e si preparò per andare a lavoro. Henry era rimasto da Emma per la notte, quindi non doveva preoccuparsi di preparare la colazione. Uscì di casa per dirigersi al Granny's per prendere un caffè prima di andare in ufficio.

Emma camminava per strada, una ciambella in mano, metà di essa in bocca e il cellulare nell'altra. Stava rispondendo all'ansiosissimo messaggio di sua madre, che le chiedeva per l'ennesima volta come si sentisse, come ogni dannata mattina. Questa storia del matrimonio aveva coinvolto più Mary Margaret che lei. Premette invio, e in quell'istante il telefono iniziò a squillare. Henry. Aggrottò la fronte mentre cercava di ingoiare l'enorme pezzo di ciambella che stava masticando. Il ragazzo le aveva detto che sarebbe andato dritto a scuola, quindi o aveva deciso di saltare la prima lezione, o non ci era andato affatto. Ma allora perché chiamarla? Preoccupata, e anche vagamente arrabbiata, rispose.
"Hey, ragazzino, che...."
Le rispose la voce affannata e spaventata di Henry, rumori strani in sottofondo.
"Ma'! C'è un mostro che mi insegue! Sono al cimitero, corri!"
Emma non esitò un istante.
"Chiama Regina!" esclamò prima di attaccare e trasportarsi al cimitero con la magia.

Regina stava salendo i gradini del municipio quando il suo telefono iniziò a squillare. Un senso di panico l'invase vedendo chi la stesse chiamando. "Henry Daniel Mills, perché diavolo non sei a scuola?"
"Mamma un mostro mi insegue sono al cimitero aiutami!" gridò il ragazzino.
La mora si trasportò velocemente al cimitero.

"Henry? Dove sei?" gridò.

Emma sentì il figlio urlare e corse in quella direzione.
"Henry!" lo chiamò. Lo vide sfrecciare tra gli alberi, poco distante, e accelerò.
"Ma che cazz..." esclamò quando vide lo strano essere inseguirlo. Gli lanciò contro un incantesimo, ma la bestia non sembrò accorgersene.
"Merda!" imprecò. Henry, che l'aveva vista, la raggiunse in poco tempo, quindi scapparono insieme, l'essere che ringhiava alle loro spalle, a pochi passi di distanza.

Regina sentì le urla e corse in quella direzione.
"Emma! Henry!" lanciò una palla di fuoco verso il mostro, per dare tempo ai due di raggiungerla.

Emma prese la mano di Henry e accelerò verso Regina. Si guardò indietro. Vide chiaramente la palla di fuoco estinguersi addosso al mostro, senza danneggiarlo. L'essere scrollò appena la tozza testa e continuò a corrergli dietro. Li aveva quasi raggiunti ormai. Decise all'istante.
"Corri!" disse ad Henry lasciandogli la mano. Se la magia non funzionava, forse il piombo lo avrebbe fatto. Tirò fuori la pistola e si fermò, sparando mentre il mostro le saltava addosso con le zanne scoperte.

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