Ho il cervello in giostra

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Apro la porta lentamente. Non ho la più pallida idea del perchè siano qui... Spero che mio fratello Terence non ne abbia combinata una delle sue.

In maniera composta e in imbarazzo per il mio abbigliamento scomposto dico ' Salve, è successo qualcosa?'

'No signora non si preoccupi, il suo nome è Madison Bratz?' Si piccola parentesi... Bratz è il mio cognome... Si, proprio come quelle specie di bamboline... Quelle del cartone animato.

'Si, sono io. Ma sono sempre stata qui non ho fatto nulla di...' mi interrompe con un gesto della mano.

'Deve venire con noi.' Cosa?! E perchè  mai... Intanto accorre mia madre.

'Non ha fatto nulla, è stata convocata su Giant. Tutti i giovani della sua età sono stati convocati d'urgenza senza possibilità di rifiuto.' Percepisco la disperazione di mia madre, e la mia.

'Che tipo di urgenza?'

'Non lo sappiamo, ma deve venire con noi subito.' Credo di non avere scelta ed opporre resistenza non avrebbe senso. Al che faccio cenno di si con la testa.

'Posso prendere le mie cose?'

'No signora. E' necessario partire adesso.' La cosa mi mette ansia. Non riesco a capire, e la mia paura più grande è che alla terra rimanga ancora meno di quello che dicono. 

Guardo mia madre, sta piangendo. La saluto con un gesto senza dire nulla. Li seguo e sento la porta chiudersi dietro di me... Penso che questo sarà l'ultimo ricordo che mi rimane di lei... Mi mette tristezza, tantissima, ma non credo che starò male fino a che non lo elaborerò a pieno... Al momento stanno accadendo troppe cose, sono confusa e in balia degli eventi. Non ho il tempo per pensare, quindi raggiunta la macchina dei poliziotti salgo e basta.

Durante il tragitto mi guardo intorno dal finestrino, sento già una forte nostalgia... E' come se quelle case che ho sempre visto ora mi parlassero, mi stanno come salutando.

Ogni singola abitazione mi fa pensare a chi ci vive, mi ricorda le persone che conosco e mi fa riflettere sul dove siano, se i loro figli ora mi stanno aspettando alla navicella o come me ci stanno andando. Tento di elaborare chi sono tutti i miei coetanei. Io ho 19 anni, questo per me sarebbe stato l'ultimo anno di scuola prima dell'università. Pensa te, non sono riuscita nemmeno a diplomarmi in tempo, ma tanto, non sarebbe servito a nulla. Non credo che rimarrò molto su Giant, ma forse non avranno nemmeno il tempo di rispedirmi indietro che la terra sarà già esplosa o che ne so. Quindi boh, forse mi giustizieranno una volta che avranno capito che non so fare nulla di utile, o magari mi terranno li per pietà e laverò i panni. Davvero non so cosa pensare, ho tanto di quel casino in testa che mi bruciano le tempie.

Dopo due ore di pensieri assillanti raggiungiamo la navicella.

Non me la immaginavo così... E' enorme e strana, direi futuristica. Appoggiata in mezzo al nulla, in un campo enorme dove tutti gli alberi sono stati abbattuti e una piattaforma di cemento è stata inserita per fare da piedistallo alla navicella.

Attorno a questa ci sono tutti i miei coetanei e i loro genitori disperati che li salutano radunati tutti attorno a delle sbarre che li separano dalla piattaforma e dai loro figli.

Uomini in divisa controllano tutto il perimetro attorno alla navicella, penso che nessuno possa neanche minimamente sperare di avere un contatto, anche breve, con un suo familiare. SOno senza pietà... Queste persone stanno dicendo addio alle persone che amano di più. Ero al posto loro quando hanno portato via il mio ragazzo... Solo che io non ero riuscita nemmeno a superare il posto di blocco, e l'ho solo visto passare dentro ad un auto. Premetto che i posti di blocco sono posizionati a kilometri dalle navicelle, quindi è la prima volta che ne vedo una.

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