Manuale 1: Primo incontro con il Caesar

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Mi tiro su a sedere in circa zero due secondi.
Lo fisso negli occhi e mi chiedo cosa cavolo ci faccia qui...
Potrebbe aver scelto questa tenda pensando fosse libera...
Si deve essere così, "vedrai che adesso se ne va imbarazzato" mi ripeto in testa...
Ma oltre a non andarsene continua a fissarmi negli occhi ed io non so cosa devo dire né in che cavolo di situazione sono...
Il suo è uno di quegli sguardi che non riesci a reggere, intensi e carichi di giudizio.
Mi ricorda mio padre, mi ha sempre guardata così... Forse perché anche lui è stato un militare.
Questo mi è stato d'aiuto per imparare a guardare in faccia chiunque, in qualsiasi situazione non ho mai abbassato la testa.
E soprattutto in questo caso, mi sta aiutando a guardare dritto in faccia il Caesar.

Sembra passare un tempo infinito prima che io decida di dire qualcosa e rompere il silenzio.

"Ciao."
Alza un sopracciglio sconcertato...
In effetti... Ma sarò un idiota?! Ho davanti il Caesar e la cosa migliore che riesco a dire è "Ciao".

Continua a tenere le mani unite dietro la schiena... Ma cavolo, gli verrà poi una sincope a stare fermo così costantemente.
È figlio mio, adesso fai tanto il dritto ma un giorno avrai le spalle storte.
Ecco questo lo penso ma stabilisco che non è il caso di dirlo ad alta voce.

Riprovo
"Salve?" Provo a dire imbarazzata...
Ma lui continua a guardarmi male.
Cattivo.

Finalmente apre bocca, grazie a Dio.
"Cosa ci fa nella mia tenda?"

Non so se sbiancare o diventare viola dalla vergogna. La sua... Tenda?!
E che caspita, ma qualcuno che mi spieghi cosa devo fare non c'è?
E magari anche cosa devo dire... Sulla terra nessuno ha mai pensato di scrivere il libro 'guida all'incontro ravvicinato con il Caesar'. Giuro che sarebbe diventato il mio scrittore preferito.

"Mi scusi, credevo fosse libera"
Per un momento ho avuto la sensazione che stesse trattenendo un mezzo sorriso. Ma... no... Era solo una sensazione.

"La borsa con cui è salita sul camion militare, quella che le è stata data prima di partire..."
Ragioniamo... La borsa...
Ummm... Ah si! È vero... Non ci avevo nemmeno fatto caso.

"Ah era per me?"
Penso che stia cominciando ad irritarsi.
Il suo sguardo diventa più intenso ancora. Non credevo fosse possibile.

"Signorina, la tenda, era nella borsa. Dove ha lasciato la borsa?"
Dice con voce quasi roca...
Allora, la borsa credo di averla lasciata sul camion. Quindi:
1. Lui è armato.
2. Io no.
Possibili soluzioni:
1. Scappare.
2. Restare immobile e sperare che non mi uccida.
3. Inventare una scusa valida.

"Emm... La borsa. Quella con la tenda intendo...
Ha presente le giraffine? Una me l'ha presa mentre le passavo affianco. E ho provato a riprenderla lo giuro ma è corsa via troppo in fretta."

Dare la colpa alla giraffina era proprio l'unica scusa che mi veniva in mente?!
Ok... Sono morta. Sulla mia lapide per favore scrivete: Almeno ci ha provato.

Si irrigidisce e vedo che il suo petto si gonfia a tal punto da fargli alzare le spalle, poi si sgonfia e fa un sospiro di rabbia.
Non la vedo bene.

"Mi prende in giro?"
Dice rabbioso.
A questo punto ho davvero paura e penso che l'unica via sia dire la verità, anche perché con le frottole ho fatto peggio.
Penso di avere gli occhi di un cucciolo di lupo spaventato in questo momento. Vorrei chiamare mamma lupa a difendermi, a dire qualcosa per me.

"Mi dispiace..." Dico con un filo di voce e mi arrendo, abbasso lo sguardo. Non ci si può confrontare con una figura simile.
Continuo il mio discorso ma questa volta a testa bassa e senza ironia.
"Mi trovo in una situazione nuova per me, e non so bene, anzi per nulla, come comportarmi. Vorrei avere riflettuto di più prima di fare le cose, ma è proprio da me ignorare le conseguenze ed agire d'istinto. L'unica cosa che posso fare ora è chiederle scusa ed ammettere che non sono all'altezza della situazione. Se me lo permetterà me ne andrò subito fuori di qui, e cercherò un posto dove stare senza disturbare nessuno."
Sono veramente mortificata. È arrivato il momento di ammettere che non ho nemmeno provato ad adattarmi, anche se sono su questo pianeta da poche ore.

Continuo a guardarmi le mani; i miei pollici sfregano sul palmo delle mani opposte senza controllo.
Mi sto mordendo il labbro, lo faccio sempre quando sono agitata.
Ogni tanto alzo gli occhi verso di lui per capire la reazione che sta per avere... Ma ho talmente paura di incrociare il suo sguardo che riesco a malapena a metterlo a fuoco.

"Dove pensi di dormire senza una tenda?"
Dice con tono più calmo questa volta. Come se si fosse rilassato buttando fuori tutta la rabbia in un sospiro. Ha un autocontrollo da fare paura.
Dove pensi di dormire ha detto; mi ha dato del tu?

"Io in realtà, non lo so... Credo sotto un albero o in una piccola grotta. Quanto è pericoloso la fuori?"
Adesso riesco ad osservarlo già un po' di più.
La sua espressione è cambiata, e sembra anche meno teso. Mi guarda con quella che sembra essere una mezza compassione.
Questo mi mortifica ancora di più, ma un po' mi consola.
Forse l'essermi aperta lo ha fatto riflettere. Ma anche riflettendo ha ragione lui in ogni caso.

"La fuori? Non lo so. È una zona nuova anche per me. Potrebbe essere sicura come non esserlo. Vuoi rischiare la vita soldato?"
Essere chiamata soldato mi scuote leggermente. Però ammettiamolo, è come per un laureato essere chiamato Dottore; anche se io non ho fatto nulla per meritarlo.

Non so cosa rispondere...
Voglio rischiare la vita? Ovviamente no. Ma non posso neanche restare qui.

Parla di nuovo lui.
"Ti ho fatto una domanda soldato."
Al contrario di quello che si potrebbe pensare, ha pronunciato questa frase con la stessa calma della frase precedente.
La sua voce è così forte e virile da mettere ansia anche quando parla in tono rilassato.

Mi alzo in piedi e mi chiedo perché non l'ho fatto prima. È stupido rimanere seduti davanti ad una situazione simile.
Faccio due passi verso l'uscita della tenda. Vorrei uscire ho lui come ostacolo, nel senso che per uscire devo passargli di fianco, e ve lo giuro nessuno nella mia situazione lo farebbe.

"In qualche modo farò... Mi sarà di lezione."
Abbozzo un mezzo sorriso come a dirgli grazie della comprensione, posso cavarmela.

Lo vedo aprire leggermente la bocca, ma non per parlare. Sembra stupito.
La cosa incredibile è che finalmente scioglie il nodo che gli legava le mani dietro alla schiena e muove un braccio in direzione del tavolo con le sedie all'angolo della tenda.

"Vieni, siediti."

A new age of loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora