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Riconosco subito l'odore di lavanda sprigionato in tutta la casa. Mi riporta alla mente tanti bellissimi ricordi: passavamo tanto tempo a casa sua io e Noel, accoccolati sul divano o sul tappeto a fare i compiti, anche se poi alla fine li lasciavamo a metà per guardare un film o uscire. Noel posa una mano sulla mia schiena per rassicurarmi mentre superiamo l'ingresso che porta al salotto. Si sentono delle voci che provengono dalla televisione ma mi faccio coraggio ed entro seguendo Noel che ha la piccola in braccio. "Oh, tesoro mio". Sua madre si alza commossa dal divano vedendoci e viene verso di me ad abbracciarmi. Non parlo perchè non so cosa dire e di certo non mi aspettavo un' accoglienza così calorosa. "Oh, che angelo. Com'è bella. La mia piccola nipotina. Posso"? Si gira verso di me chiedendomi il permesso per prendere Grace in braccio. "Certo che può" le faccio un grande sorriso per rassicurarla. "Cara come stai"? si avvicina di nuovo stringendomi la mano. "Sto bene, grazie. E lei"? "Oh ti prego chiamami Mary! Mi fai sentire più vecchia di quello che sono! Comunque io sto bene, soprattutto adesso che ho potuto vedere la mia bellissima nipotina. Grazie Hanna". Basta guardarla per capire che è felice come una bambina la mattina di Natale. Mi giro verso Noel per vederlo, e mi accorgo che mi guarda senza staccare gli occhi da me. Mary ci fa sedere e va a preparare un bel thè. Quando torna rimane commossa nel vedere Noel con Grace. Mi commuovo sempre anch'io, vorrei dirle, ma rimango in silenzio e la ringrazio per il thè. "Papà? Non è in casa?" chiede a sua madre che ha ripreso la piccola e la coccola lasciandole baci dappertutto. "No, è ancora a lavoro". Si sofferma a guardare Grace e si gira per guardarmi. "Hanna ti assomiglia tantissimo, è la tua fotocopia. Tranne per alcuni aspetti che ha preso da quel disgraziato di mio figlio". Guarda Noel con rabbia. Probabilmente quando rimarranno dal soli lo ucciderà. La ringrazio e Noel si avvicina al mio orecchio. "Che ne dici di farle fare la nonna per un po' "? Il suo tono malizioso accende un fuoco dentro al mio stomaco e lo guardo sorridendo. "Qui"? Non so se mi va di farlo con sua madre in casa. Poi ci ripenso e mi rendo conto che ne ho proprio voglia. "Dico che è un ottima idea" sussurro e deglutisco a fatica. "Noi andiamo di sopra, dobbiamo fare i compiti" mente Noel. "Andate pure, io mi strapazzo un po' Grace" Dal suo tono di voce so che ha capito che non andiamo a fare i compiti, ma non dice niente. Prendo la mano di Noel che mi conduce sulle scale e appena arriviamo in camera sua  non faccio in tempo a curiosare in giro che mi sbatte sulla porta richiusa alle mie spalle e inizia a baciarmi. Mi aggrappo a lui e finalmente le nostre lingue si ritrovano. Metto una mano sul gonfiore dei suoi pantaloni e lo spingo verso il letto. "Oddio Hanna" mugola il mio nome in una maniera così sensuale e non resisto più. Lo voglio dentro di me, subito!
Gli sfilo la maglietta e bacio ogni millimetro del suo corpo. Mi toglie  velocemente il maglioncino e il pantalone e rimango con addosso solo gli slip. Mi scruta attentamente stuzzicandomi i seni e scendendo sempre più giù. Si sbarazza anche dell'ultimo pezzo di stoffa che mi era rimasto addosso e mi fa allargare le gambe avvicinandosi al mio punto più sensibile. Tiro indietro la testa per l'eccitazione. "Noel ti prego". Mi sbarazzo dei suoi pantaloni e dei boxer e lo tiro a me per baciarlo. Prende una bustina dal cassetto e si infila il preservativo in una velocità che non credevo possibile. Finalmente entra in me e mi scappa un piccolo urlo. "Ti amo Hanna". Chiudo gli occhi e mi lascio andare alla passione mentre esce ed entra dentro di me. Godiamo insieme e finalmente riesco a parlare. "Ti amo Noel" . Si sdraia accanto a me e ci copriamo con il lenzuolo che odora di lui. "Sei bellissima. Vieni qua". Mi stringe forte a lui e mi lascio coccolare dalle sue mani.
Il mio occhio cade su una cornice poggiata sul comodino. Nella foto ci siamo io e lui mentre ci baciamo seduti su un muretto. Mi viene in mente tutta la giornata trascorsa quella mattina, quando non siamo entrati a scuola per stare insieme. Leggo sotto la frase scritta da lui. Mi viene da piangere ma ricaccio indietro le lacrime.
"Ti amo amore" gli ripeto, stavolta guardandolo negli occhi chiari che mi ipnotizzano. "Anch'io ti amo piccola mia".
Mi abbraccia e mette la testa tra il mio collo baciandolo. "Dovremmo scendere". "Già" ride e ricomincia a baciarmi. Mi metto sopra di lui e gli do un ultimo bacio, poi mi alzo e mi rivesto sotto il suo sguardo. Gli lancio i vestiti addosso in modo scherzoso. "Rivestiti o non usciamo più da questa stanza". Ho una voglia di tornare a letto con lui ma non posso, perché inizio a sentire la mancanza di Grace e non voglio che sua madre pensi che mi approfitto di lei. Si alza in piedi nudo e mi regala la visione del suo corpo perfetto. Mi mordo il labbro cercando di resistere mentre si avvicina a me. "Oddio. Ti prego copriti" mi giro dell'altra parte ma si mette dietro di me e mi prende per i fianchi. "Ti faccio questo effetto"? Mi fa girare e mi butto sulle sue labbra. Non mi basta proprio mai. Pensa di essere riuscito a convincermi a tornare a letto con lui ma si sbaglia. Gli tiro uno schiaffo scherzoso dietro la nuca e prendo i suoi vestiti dal letto. "Sei maligna. È per questo che ti amo" scherza riprendendo i vestiti. Rimetto le scarpe e mi avvicino al comodino per guardare meglio la foto mentre lo aspetto. "L'hai sempre tenuta qui"? "Si, ti sentivo vicina a me". Abbassa lo sguardo e mi avvicino a lui. "Andiamo ".

Gli prendo la mano e usciamo dalla stanza. Appena arriviamo in salotto il grande pendolo suona le 17:00. Mary sta pulendo i mobili e Grace dorme nella culla. La prendo in braccio e la coccolo un po' svegliandola piano, perché se adesso dorme questa notte la passeremo tutti in bianco. Apre dolcemente gli occhi e mi guarda serena. La adoro. "Hai una figlia fantastica. Grazie di averla portata. Non so cosa sia successo tra te e mio figlio ma mi sento responsabile in qualche modo del fatto che ti abbia lasciato da sola". Mary mi si avvicina e senza farsi sentire da Noel mi parla. "Non devi sentirti responsabile di niente. E non so se per merito tuo ma Noel ha pensato a noi e ha capito che ci vuole riprovare. Io non avrai mai fatto niente per farlo tornare da me contro la sua volontà, perchè lo amo. Sono stata arrabbiata con lui per tanto tempo, ma poi ho capito che le cose erano andate come dovevano andare. Spero solo che continuino a migliorare". "Sei una ragazza molto forte. Ma non riesco a capire come fai ad amare mio figlio". Ride e mi abbraccia, ma veniamo interrotte dall'arrivo di Noel che ci guarda il modo strano. "Mamma noi dormiamo qui stanotte, se per te va bene". "Ma certo. Io e tuo padre abbiamo una cena di lavoro questa sera, fuori città. Se finiamo tardi probabilmente ci fermeremo in un Hotel". "Oh, bene" risponde divertito guardandomi malizioso. Lo guardo male per fargli capire che non deve fare certi discorsi davanti a sua madre.

Torniamo a casa mia a prendere i libri e tutto quello che mi servirà domani. Faccio il più veloce possibile perchè Grace non è venuta e non la voglio lasciare da sola per troppo tempo. Ho trovato delle chiamate perse di mia madre quando ho ripreso il telefono ma non l'ho richiamata. Alison mi ha chiamata per avvisarmi di aver sentito mia madre e di averle detto che ero da lei. "Ti serve qualcos'altro amore"? "No, ho preso tutto, Ah no, aspetta, ho dimenticato una cosa". Salgo velocemente in camera mia e prendo dal cassetto una scatolina che contiene 2 bracciali uguali. Io e Noel gli avevamo comprati quando stavamo insieme, ma quando ci siamo lasciati mi ha ridato il suo. Gli avevo rotti per la rabbia ma poi sono andata a fargli aggiustare perchè infondo ci tenevo davvero tanto. Metto la scatolina nella tasca del giubbotto e scendo giù. "Cosa non avevi preso"? mi chiede Noel appena mi vede. "I calzini di Grace" mento e usciamo di casa mano nella mano. Si ferma in un bar vicino casa sua e mi fa scendere. "Andiamo a prenderci una cioccolata calda". "Non staremo approfittando un po' troppo di tua madre?" rido mentre mi prende la mano e ci accomodiamo in un tavolino appartato. "Ha insistito tanto per conoscere la nostra piccola. Che faccia la nonna adesso." Ride con me.

Per tutto il tempo ricordiamo i bei momenti passati insieme, scambiandoci dolci frasi da innamorati. E chi se l'aspettava di potergli dire di nuovo. Quando arriviamo a casa e Mary esce per poter raggiungere suo marito e andare a cena. La mia piccola è sveglia e succhia piano in ciuccio guardando gli animaletti appesi in alto alla carrozzina. Io e Noel facciamo i compiti seduti sul tappeto e gli do ripetizioni di psicologia. Parliamo degli esami di maturità valutando la nostra preparazione e quali materie dobbiamo ripetere di più. "Io non ho più paura degli esami perché ci sei tu al mio fianco. E niente può andare storto se ci sei tu. Prima ero perso e vivevo la mia vita senza un senso, ma adesso ho qualcosa per cui vivere. La mia famiglia." "Io sono stata sempre lì ad aspettarti. Hai sempre avuto una famiglia" sbotto quasi senza pensarci. Parla della sua brutta vita senza di me, ma è stato lui a non voler restare. E' stata una sua decisione. Non sento più la sua voce così mi giro e lo vedo con le ginocchia al petto e la tristezza sul volto. Forse ho fatto male a parlagli con quel tono di voce, l'ho ferito. Mi avvicino a lui e cerco di prendergli la mano ma la ritira verso di se rifiutandomi. "Dovresti andare a casa" sbotta impassibile. Sgrano gli occhi sperando di aver capito male, ma ho sentito bene ciò che ha detto. "Che... cosa stai dicendo?" "Ti fai solo del male a stare qui con me. Io ti faccio del male. Vai a casa." "Noel, non dire così. Tu mi hai fatto del male, in precedenza. Ma sono ancora qui, perché adesso sto di nuovo bene con te e ti amo." "Fai male a restare. Vattene! Torna a casa."

La testa mi scoppia, non riesco a pensare. Mi ha illusa un'altra volta per poi deludermi ancora, come se non fosse abbastanza. Mi alzo in piedi, prendo la mia giacca e copro Grace. Le lacrime cominciano a scendere mentre mi giro a guardarlo. Apro la porta ed esco da quella casa.

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