Martedì notte mi svegliai due volte. La prima, verso l'una del mattino, per andare in bagno. Sentivo mio fratello russare dalla stanza accanto. Beato lui che la mattina dopo si sarebbe potuto svegliare tardi, perché entrava alla terza ora. Essere in quinta liceo gli dava un sacco di vantaggi. In più, poteva perfino guidare la macchina di papà. Comunque, dopo la mia spedizione in bagno, mi riaddormentai, ma nel sonno sentii vari rumori che mi spaventarono, come dei graffi sinistri nella notte. Dopo non molto infatti, mi risvegliai in preda a un incubo, e decisi di andare in bagno a prendere un bicchiere d'acqua. Sul vetro della doccia di mio fratello, una frase minacciosa era stata incisa da poco. Erano le 2.40 del mattino. In quell'ora e mezza un assassino era entrato in casa nostra e aveva scritto un messaggio minatorio nel bagno di mio fratello. La paura prese il sopravvento su di me, e iniziai a tremare e a piangere nel buio. Spaventato, me ne tornai a letto con il pensiero che forse il misterioso assassino si aggirava ancora per la casa. Mi addormentai in preda agli incubi e la mattina dopo ero convinto di essermi sognato tutto.
***
Era un mercoledì come tanti. Matteo si svegliò più assonnato del solito e, come ogni mattina, andò controvoglia a farsi la doccia. Solo che, appena entrato in bagno, lanciò un urlo. Sul vetro della doccia, era stata incisa una frase piuttosto inquietante: se la coscienza sporca mai confessata rimane, anima e corpo per sempre zitte devono stare. Matteo indietreggiò impaurito mentre sua madre gli chiedeva dalla cucina cosa fosse successo "Niente ma' tutto apposto" le urlò come risposta. Mentre si riprendeva dallo spavento il suo cervello iniziò a formulare ipotesi su chi avesse inciso quella misteriosa minaccia sulla sua doccia. Lui non aveva nemici. Era un ragazzo tranquillo, 18 anni, molti amici, una fidanzata, un fratello più piccolo e due genitori che gli volevano bene. A scuola andava bene, a parte in matematica per la quale era stato rimandato 2 volte in passato, giocava a basket e a pallavolo, ed era anche piuttosto bravo. Insomma, una vita tranquilla e senza intoppi la sua. No, okay, non era sempre stato così. In passato, ne aveva fatte di cazzate, e alcune anche gravi, ma ora era tutto finito, si era scusato con tutti e adesso viveva in pace con se stesso. Mentre rifletteva tra se e se, si lavò e si vestì, nascose la scritta mettendoci l'accappatoio sopra, e andò a fare colazione provando a non pensare alla misteriosa minaccia.
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Dopo una giornata passata con grandi sforzi a concentrarsi sulle lezioni, Matteo stava tornando a casa, quando improvvisamente sentì un forte dolore allo stomaco e la testa iniziò a girargli. Le gambe si fecero deboli, e la vista si sfocò. Improvvisamente cadde a terra, incapace di rialzarsi o di chiamare aiuto. La testa gli girava sempre più forte, e ormai il nero che vedevano i suoi occhi si stava diffondendo anche nel suo cervello, rendendolo incapace di fare qualsiasi cosa. Il dolore allo stomaco si faceva più insistente, e gli venne da tossire, ma non ne ebbe la forza, quindi, si lasciò andare e chiuse gli occhi. Non li riaprì più.
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Era martedì notte.
Furioso, mi alzai dal letto e presi un coltello dalla cucina.
Il cuore mi batteva a mille.
Dovevo farla finita.
Entrai in bagno e mi misi a incidere sulla doccia un messaggio minatorio. Se non avessi fatto sapere al mondo che ero un mostro, avrei meritato la morte. Posai il coltello in cucina e tornai in camera mia. Mi sdraiai sul letto ma non riuscivo a riprendere sonno. Il mio subconscio aveva preso il sopravvento, e la memoria si era impossessata della mia mente. I ricordi di quello che volevo dimenticare tornarono minacciosi dentro di me, e i miei tentativi di ricacciarli indietro erano vani. Infine, mi addormentai in preda agli incubi di un passato che avevo cancellato con il sangue e con i soldi dalla memoria di tutti.***
Era mezzogiorno passato da poco quando tremante presi una pastiglia bianca da una tasca e la buttai senza pensarci nella mia Coca-Cola. La guardai affondare e sciogliersi lentamente nella bibita gassata fino a quando non ce ne fu più traccia. Poi andai in bagno per lavarmi le mani e mi sciacquai la faccia. Quando tornai al tavolo del bar in cui stavo pranzando, non ricordavo niente riguardo al potente veleno che avevo appena gettato nella mia bibita, e bevetti la mia Coca-Cola tutta in un sorso.
Uno_fra_tanti
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Storie brevi
Short StoryMorte, amore e dolore saranno protagoniste, ma in questa raccolta di storie brevi troverete un po' tutti gli argomenti. Spero vi piacciano.