È lunedì e sto tornando a casa da scuola. A un certo punto sento Francesco e la sua banda di amici urlarmi contro. "Ehi frocio dove stai andando?". Io continuo a camminare senza voltarmi, ignorandoli. "Guarda come scappa" dice uno. "Ciucciapiselli vieni qui dobbiamo parlare" dice Francesco. Li sento corrermi dietro, i loro passi pesanti sull'asfalto e le loro risatine provocatorie sul collo. Uno di loro mi afferra la maglietta e io non riesco più a correre. Inciampo, cado e ruzzolo per terra tra i mozzichi di sigarette e le pozzanghere. Li sento ridere dietro di me, e mi affretto a rialzarmi. "Finocchio smettila di scappare" "Quelli come te non dovrebbero esistere" "Non puoi scappare al tuo destino" "Devi morire". "Lasciatemi stare" gli dico e provo a girarmi, ma ricevo un pugno dritto sul naso. Inizia a sanguinare, e io provo a indietreggiare ma due di loro si parano tra me e la mia strada. Uno inizia a darmi dei calci, un altro mi sferra tre pugni dritti nello stomaco. Fanno male, e le lacrime scorrono automaticamente sul mio volto, confondendosi tra la pioggia. Francesco mi tira una ginocchiata nelle parti basse. Urlo di dolore sotto i loro sguardi divertiti. Tutti fanno il cinque a Francesco ridendo come dei malati. "Allora il cazzo ce l'hai" dicono tra le risate. Io provo a scappare, ma sono troppi, e mi spingono tutti verso Francesco. "Frocio vieni qua che ora ti finisco" dice lui. Mi tira un pugno fortissimo sul mento, e sento un liquido caldo espandersi in bocca. Loro ridono rumorosamente di me, prima di buttarmi nuovamente per terra e andarsene ridendo. Affranto, mi siedo sul marciapiede sporco e mi appoggio al muro. Sento il sangue colarmi velocemente dal naso, mischiarsi con le lacrime e cadermi sulla maglietta. Sento un dolore allo stomaco e uno molto più forte alle parti basse. Sputo il sangue che ho in bocca e lo guardò cadere in un tombino poco distante. Mi lascio andare in un pianto per il dolore, ma la cosa che fa più male sono le loro parole. Canzonatorie, ripetitive e crudeli. Le loro risate echeggiano nella mia testa e i loro insulti si moltiplicano tra i miei pensieri. Sono un frocio, sono diverso e devo morire per questo. Sono diverso. Lo sono sempre stato. E devo morire per questo. In lacrime, prendo un coltello dallo zaino e mi guardo i tagli sulle braccia. Basta soffrire. Prendo il coltello e me lo punto al petto. No, non posso farlo, non ci riesco. Eppure in qualche modo voglio mettere fine a tutte le mie sofferenze. Allora, vado in piazza, dove c'è un'alta statua. Non me ne frega niente se la gente mi guarda male, e se sussurrano giudizi abbassa voce tra di loro. Tanto tra poco non esisterò più. Mi arrampico ansimante sulla statua, ma sento le gambe scivolare e le braccia cedere. Devo arrivare in cima, penso. Riprendo a salire concentrandomi più che posso e mettendo tutte le mie forze sui miei arti sofferenti. Finalmente arrivo in cima, e guardo la piazza dall'alto mentre riprendo fiato. Eccomi, sono pronto. Fa pochi secondi la mia vita finirà. Non ho rimpianti, sono nato gay e per questo oggi morirò. Sto per buttarmi quando vedo un'altra ragazzina poco più in basso che sta scalando la statua, poi si accorge che la sto guardando e mi sorride. "Aspettami" dice tra un respiro affannoso e l'altro "ti devo dire una cosa". Incerto sul da farsi decido di aspettarla, e le do anche una mano a salire. Lei mi raggiunge e mi guarda negli occhi. "Non farlo" mi dice. Il suo sguardo è triste e preoccupato, e mi mette anche un po' a disagio. "Perché? Sono gay e merito di morire" le dico "voglio porre fine alle mie sofferenze, lasciami cadere all'inferno". "No, ascoltami" dice prendendomi la mano "anch'io sono lesbica. Anch'io ho subito discriminazioni e atti di bullismo. Anch'io ho sofferto in silenzio senza nessuno che mi potesse davvero capire. Ma non ho mai rinunciato alla vita, e non me ne sono mai pentita." Fa un lungo respiro prima di continuare a parlare "la vita è una cosa meravigliosa, che tu sia etero o meno. La devi vivere tutta fino in fondo, perché anche se soffrirai e ti sembrerà tutto orribile, un giorno troverai la persona per cui varrà la pena aver sofferto. Non rinunciare mai alla vita, perché è tutto ciò che hai a parte i tuoi pensieri e l'amore." Ora mi sorride di nuovo, e mi propone di scendere insieme a lei. Ha ragione, ammetto a malincuore, stavo per fare una grande cazzata. Scendo con lei, e la ringrazio, prima di prendere la mia strada e tornarmene a casa. Mentre cammino ripenso a come delle parole possano cambiarti la vita. Se non fosse stato per le parole di quella ragazzina adesso io sarei morto. Se non fosse stato per le parole di Francesco e dei suoi amici, io non avrei nemmeno rischiato di morire oggi. Le parole possono salvare vite e distruggerle, spetta a noi decidere come usarle. Mentre cammino, prometto a me stesso di non usare mai le parole per ferire, perché possono fare male, un male tremendo e che possono anche uccidere le persone.
Uno_fra_tanti
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Storie brevi
ContoMorte, amore e dolore saranno protagoniste, ma in questa raccolta di storie brevi troverete un po' tutti gli argomenti. Spero vi piacciano.