Ogni mattina, un vecchio in pensione da tempo, si svegliava alle 5 precise. Si alzava dal letto, si lavava e si vestiva, e andava in cucina a far colazione. Preparava la colazione per due, apparecchiava la tavola, e si sedeva. Rimaneva immobile per qualche minuto, fissando la sedia vuota davanti a lui, poi sospirando iniziava a mangiare. Una volta finito, sistemava la cucina e la tavola. Poi, alle 6, usciva di casa. Camminava velocemente per la città, senza alzare mai lo sguardo dal marciapiede. Conosceva la strada a memoria. Dopo quasi un ora di cammino senza mai voltarsi indietro, arrivava in autostrada. Si metteva tra le due corsie, sulla doppia linea gialla, e camminava. A ogni passo, sussurrava qualcosa. Un mormorio confuso che si perdeva tra il rumore delle macchine, che quasi investivano il vecchio. Ma lui, inarrestabile, continuava la sua marcia. A mezzogiorno circa, arrivava a un bivio. La strada si divideva esattamente a metà. Il vecchio allora si fermava un attimo, e tirava fuori dalla tasca dei pantaloni, una moneta ormai consumata dal tempo. La prendeva e la lanciava in aria. La moneta atterrava sempre dallo stesso lato, e il vecchio prendeva sempre la stessa strada. Mentre camminava, il paesaggio attorno a lui cambiava. Le case diminuivano sempre di più, fino a sparire. Il paesaggio si desertificava, e le sue guance rugose venivano bagnate da lacrime silenziose. Era l'una passata da poco quando il vecchio arrivava alla fine della strada. Scavalcava agilmente una recinzione arrugginita, e continuava a camminare. Poco dopo, arrivava ai piedi di un albero. Era l'unico albero nel raggio di molti chilometri. Il vecchio allora si avvicinava lentamente e tastava la corteccia in un punto preciso. Le sue dita rovinate sentivano le lettere incise. Il Suo nome, e una data. Poi, tra le lacrime, tirava fuori un biglietto dalla tasca e, dopo essersi seduto appoggiato all'albero, iniziava a leggere.
Cara Giulia.
Sono passati 56 anni, 11 mesi e 4 giorni da quando non ci sei più, e ogni secondo che passa, mi manchi sempre di più. Per tutto il tempo in cui ti ho avuta vicino, non sono mai riuscito a dirti che ti amavo. Sono stato sciocco. La mia timidezza e insicurezza, mi hanno bloccato. E come uno scemo, ti ho vista cadere da quel palazzo senza poterci fare più niente. Ho visto il tuo corpo morto sull'asfalto di questa schifosa città, e mentre le ambulanze accorrevano urlando, ho visto una pozza di sangue allargarsi attorno a te. Ti avevo persa. Persa per sempre. E tutte le parole che mi ero tenuto dentro, erano inutili. Avrei voluto fermarti. Avrei voluto dirti quello che non ho avuto mai il coraggio di dirti. Avrei voluto, ma non ce l'ho fatta. Sono stato un idiota, uno sciocco senza giustificazioni. E ora sono ancora qui, a piangermi addosso. Ho fatto 83 tentativi di suicidio. Tutti falliti. Sono un fifone. Non ho coraggio. Non ce l'ho mai avuto. Non sono neanche in grado di raggiungerti. Cara Giulia, sei la cosa a cui tenevo, tengo, e terrò di più in assoluto. Senza di te la mia vita non ha avuto un senso. Senza di te, la pioggia non bagna. Il sole non scalda. E il mondo mi sembra solo un vuoto e freddo contenitore per la monotonia del presente. Cara Giulia. Vorrei averti potuto dire quello che mi tenevo dentro. Vorrei averti potuto dire quanto era bello il tuo sorriso, come mi illuminava le giornate. Quanto il mio cuore batteva quando sentivo la tua risata. Quanto ti avrei voluto abbracciare forte e dirti che ti amavo, e che ti avrei amato per sempre. Se l'avessi fatto, ora saresti al mio fianco, ad asciugarmi le lacrime. Se l'avessi fatto, il tuo sorriso rischiarerebbe ancora le mie giornate. Ma non l'ho fatto. E ora sono solo un corpo senza anima. Vorrei averti potuto dare un ultimo abbraccio, dirti addio. Ma forse, sarebbe stato solo peggio.
Perdonami.
Ti amo.Il vecchio richiuse il foglietto e se lo infilò in tasca. Si alzò, e tra le lacrime singhiozzò uno scusa a chi non l'avrebbe potuto sentire. Poi, fece dietrofront, e ripercorse la stessa strada dell'andata al contrario, fino a casa sua. Aprì la porta che erano le 9 di sera. Si preparò la cena, apparecchiò per due, si sedette e mangiò. Poi, una volta messo a posto, andò in camera sua. Si sdraiò sul letto e fissò il soffitto fino a quando le lacrime non finirono, e gli occhi gli si chiusero lentamente, facendolo sprofondare in un altro incubo.
Uno_fra_tanti

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Storie brevi
Short StoryMorte, amore e dolore saranno protagoniste, ma in questa raccolta di storie brevi troverete un po' tutti gli argomenti. Spero vi piacciano.