Erano le 13.42. Venerdì mattina. Ora di matematica. La prof stava sbraitando addosso a qualcuno perché non aveva fatto i compiti, mentre io fissavo esasperata la lancetta dei secondi che si muoveva lenta nel mio orologio. Sentii qualcuno alzarsi dietro di me, e automaticamente alzai gli occhi e guardai la mia compagna di classe Luna avvicinarsi alla prof e chiedere di andare in bagno. -Si Luna vai pure- disse lei scocciata prima di riprendere a sbraitare a desta a manca che siamo delle capre in algebra e che dobbiamo metterci a studiare. Tutto normale, pensai annoiata, ma mentre Luna usciva dalla classe, incrociai il suo sguardo spento, e vidi qualcosa luccicare nella sua tasca. Mi venne un brutto presentimento. Nella mia mente mi tornarono in mente i graffi che aveva da qualche tempo sulle braccia, ma che diceva fossero del gatto, e i suoi occhi lucidi quando si allontanava dopo scuola con le cuffiette nelle orecchie e lo sguardo a terra. -prof posso andare in bagno?-
-ma certo Paola, e già che ci siamo trasferiamo tutta la lezione in bagno, visto che a quando pare i cessi sono molto più interessanti che l'algebra-
Ignorai la risposta ironica della prof e uscii dalla classe. Camminai per il corridoio stranamente silenzioso e entrai nel bagno delle ragazze. In un angolo, c'era Luna, con le lacrime agli occhi. Appena mi vide, indietreggiò spaventata e ansimando mi disse di andarmene. Io stavo per ubbidire dispiaciuta, quando vidi una goccia di sangue sul pavimento, a pochi passi da lei.
-Luna-
Lei alzò gli occhi arrossati dal pianto e tiro su col naso
-s si?-
-che stai facendo?-
"Oddio che domanda scema e priva di tatto. Sono proprio un idiota" pensai.
-niente-
Mi disse lei automaticamente come un robot.
-ehi- le sussurrai avvicinandomi lentamente -non devi avere paura di me-
-lasciami in pace- disse lei ignorandomi
-no-
Lei mi fissò per qualche secondo, spiazzata dalla mia risposta così decisa.
-perché dovresti rimanere? Sono solo uno sbaglio-
Ricominciò a piangere e abbassò ancora lo sguardo, come per proteggersi da me.
-cosa stavi facendo?- chiesi ancora io. Lei mi mostrò un coltellino già macchiato di sangue senza dire niente.
-perché lo fai?- dissi guardandola meglio negli occhi. Lei non rispose. Le presi la mano. Tremava. -perché ti fai male?- dissi ancora, quasi in un sussurro.
Lei continuava a non rispondermi, e a fissare il pavimento del bagno. Una lacrima le scivolò lenta sulla guancia. -Luna perché ti tagli?- le dissi ancora una volta, pazientemente. Lei alzò finalmente lo sguardo e iniziò a parlare.
-è iniziato tutto quest'anno. Prima non ero così. Ho iniziato ad odiarmi, e non sapevo più dove scaricare tutta la rabbia, tutte le parole che mi tenevo dentro, tutto quello che non ho mai il coraggio di dire. La persona che vorrei essere, ma che non sono, la felicità che vorrei avere ma che non ho. Allora un giorno presi una lama e me l'appoggiai sul braccio. Mi faceva paura, pensavo che non avrei mai avuto il coraggio per fare una cosa simile. Ma evidentemente mi sbagliavo. Una volta affondata la lama, vedere il sangue salire in superficie e bagnarmi la pelle, e poi colare verso il basso lentamente, come se una parte dei miei problemi uscissero dalle mie vene e abbandonassero finalmente in mio corpo. Da allora ho affondato la lama molte volte, e più lo faccio più sento il bisogno di farlo. E nessuno me lo potrà impedire- disse lei tutto d'un fiato, mentre grosse lacrime uscivano dai suoi occhi mentre parlava, e il suo respiro si faceva sempre più affannato. Le presi il coltellino dalla mano, e lo guardai un attimo. Una semplice lama macchiata di sangue. Lo gettai lontano da dov'eravamo e il tonfo metallico al contatto con il pavimento rimbombò per il corridoio. Io stringevo ancora la mano tremante di Luna, che aveva ripreso a fissare il pavimento. -da quanto tempo è che ti tagli?- le sussurrai dolcemente.
-quasi un anno- rispose lei vergognosamente -e non lo sa nessuno- disse come se mi avesse letto nel pensiero. Ci fu un momento di silenzio in cui si potè sentire il traffico fuori dalla finestra. -forse sarà meglio tornare in classe o la prof ci trucida- dissi io accennando un sorriso. Lei alzò lo sguardo e mi sorrise. È bella quando sorride. Poi all'improvviso venne verso di me e mi abbracciò. In quel momento suonò la campanella che annuncia la fine delle lezioni, ma noi rimanemmo abbracciate in quel bagno, con ancora il sangue per terra e il coltellino poco lontano. -non lo fare mai più- le sussurrai all'orecchio. Da allora, non si è più tagliata, ed è la mia migliore amica.Uno_fra_tanti
Ciao a tuttiii. Volevo solamente dire che questa non è una storia vera, ma realistica. Ovvero, potrebbe benissimo essere vera anche se non lo è.
Ps: so che non abbiamo ancora raggiunto le 11 visualizzazioni nella storia precedente ma sticazzi non mi va di aspettare ancora. ;)

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Storie brevi
NouvellesMorte, amore e dolore saranno protagoniste, ma in questa raccolta di storie brevi troverete un po' tutti gli argomenti. Spero vi piacciano.