Lo Straordinario caso del Borsellino

5. L'inchiesta.

"Allora ragazzi, chi è stato?"

L'eco della voce del preside rimbombava ancora nell'aula, e si era creato solo un brusio, tra quei 23 banchi di altrettanti alunni.

Solo un brusio, nessuna risposta.

A quel punto il preside iniziò a indagare in modo sistematico.

Si girò verso di me e mi chiese: "Allora, nello specifico, cosa è successo?"

Gli risposi: "Sam poco fa ha detto che qualcuno gli ha lanciato in faccia un borsellino."

"Chi è Sam?", chiese lui.

Glielo indicai.

Annuì col capo e chiese: "E quando è successo il fatto?"

"Non lo so, chiedetelo a loro." dissi, rivolgendomi alla classe.

Eppure il preside lo chiese solo a Sam.

"Quando è successo?"

"Nel cambio dell'ora", disse convinto.

Notai un'impercettibile cambio di espressione su alcuni alunni.

La notai anche su Thomas Brake.

"E qualcuno ha visto qualcosa?" questa volta il preside si rivolse all'intera classe.

Silenzio.

"Nessuno? Non ci credo che nessuno ha visto un borsellino volare!"

La sua voce si faceva più insistente.

Ma nonostante questo, segno di un successivo comportamento iroso, dalle labbra degli alunni non uscirono suoni definibili.

"Chi c'era nell'ora prima?"

Il preside si girò e mi guardo negli occhi.

In quei suoi piccoli e stretti occhi scuri si vedeva più rabbia di quella che avrebbero potuto contenere.

"Inglese" risposi.

Il preside fece spallucce con aria rassegnata, ma con occhi di fuoco.

Quella professoressa d'inglese, lo sapevano tutti, non aveva neanche un briciolo di autorità, e ogni sua ora per gli alunni voleva dire nient'altro che un'ora passata a trascurare totalmente le regole.

Anche l'aspetto di quella professoressa era "privo di polso": faccia tonda, capelli biondi e ondulati, occhiali rosa, sempre con una collana colorata al collo e un'espressione serena sulla faccia, tanto serena da sembrare, il più delle volte, un'espressione da ebete.

Il preside mandò un ragazzo a chiamarla.

Dopo pochi minuti quella donna si era materializzata lì, davanti la porta.