Paul aveva la faccia tonda tonda, gli occhi marrone scuro come i capelli e espressione e comportamenti quasi da rozzo, da tamarro, da incivile.
Era robustello, e anche se di altezza normale sembrava molto più basso della media.
Il mento squadrato chiudeva il quadretto di quella faccia tonda e paffuta.
Doveva avere gli anticorpi alle stelle, perché metteva in bocca qualsiasi oggetto, spesso anche sporco, ma non gli succedeva assolutamente niente.
A quella sua grande esuberanza e vivacità si aggiungevano le compagnie sbagliate.
Non che facesse chissà cosa.
Semplicemente da ragazzino esuberante ma educato diventava esuberante ma scostumato.
E a me questo non piaceva, perché era un ragazzino molto intelligente, ma questa sua dote la azzerava totalmente con la sua stupidaggine.
Harry invece se fosse stato un pugile sarebbe stato uno tra i più grandi.
Perché Harry aveva un carattere chiuso, ogni colpo basso della vita, dal più banale al più importante, lo incassava, quasi fosse un pozzo senza fondo, e non si sa dove andassero a finire poi quei colpi ricevuti.
Aveva la faccia allungata, era un po' curvo, magro, non tanto alto ma nemmeno tanto basso.
Aveva i capelli e gli occhi scuri, bocca e naso abbastanza piccoli.
Faceva il portiere nella scuola calcio del paese, ma per un problema alle ginocchia aveva dovuto lasciare quell'attività a cui era tanto legato.
Era taciturno, riservato, mai pronto a esporsi troppo.
"Allora, forza, non ho voglia di ripetere sempre la stessa cosa..." disse il preside ironico ma scocciato.
Paul fece una risatina, Harry si limitò a un sorriso stentato.
"Niente preside, stavamo parlando con Jonathan e Hugo, poi Jonathan mi ha chiamato per dirmi di girarmi dato che era arrivata la professoressa."
Mi indicò.
"E non c'era nessuno davanti a voi, non avete visto nessuno quando vi siete girati?"
"No, non mi pare..." Paul guardò Harry.
"Ehm... No, non ricordo bene ma mi pare di no..." disse Harry con la sua solita incertezza e una vocina quasi flebile e tremolante.
"Ok, andate a posto. Se permetti continuo io... Ho un po' di domande da fare e qualche cosa da chiarire..."
Dicendo queste ultime parole, il preside di rivolse a Thomas Brake, che scriveva rapidamente appunti e pensieri su quella sua agendina.
"Oh... Sì, prego, fate pure... Voglio vedervi alla prova!" disse con tono allegro, staccando la testa dal foglio.
Nella sua voce c'era un pizzico di sfida, ma sicuramente erano assenti rancore o disprezzo.
Era semplicemente desideroso di vedere il preside all'opera.
"Fate pure" ribadì il ragazzo ritornando con la testa sul banco, quasi dovesse dare il permesso al preside.
"Jonathan e Hugo, venite, forza."
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Lo Straordinario caso del Borsellino
Misterio / SuspensoIl primo caso del detective. Probabilmente il primo di una lunga serie. Una classe. Una classe qualunque, forse. Sicuramente una classe dove i discorsi procedono a tratti, e dove non si riesce a seguire un filo logico lineare. In questa classe accad...