Cap.19

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Cloé

-"Ti è difficile lasciarmi in pace?"
-"Cloé non dirmi così!"
-"E cosa ti dovrei dire? Tu vorresti sentirti dire che hai fatto bene a stare con quel uomo,ma ti sbagli,questa è stata la cazzata più grande che hai fatto!"
-"Colé ma ti senti? Quel uomo ci tiene a te! Tiene a noi!"
-"Mamma cazzo..sei tu che non stai sentendo ciò che dici! Lui non tiene a me! Per lui sono solo un peso,perché non mi hai lasciato con papà? Almeno con lui sarei stata felice!"
La mia guancia inizia a bruciare,mia madre mi ha tirato un schiaffo,cosa che non aveva mai fatto quando stavamo ancora a Verona..
Non dico niente,prendo il telefono,le cuffiette e le chiavi di casa ed in fretta esco dalla mia camera lasciando mia madre lì ferma e tirando una gomitata a Massimo dato che mi sbarrava la strada che mi separava dalla porta di casa,facendolo così sbattere contro il muro bianco di quella stanza schifosa.
Nessuno dei due emise una parola,mi lasciarono andare così,come se fosse tutto normale,come se a loro non importasse .
Metto le cuffiette mentre scendo le scale,vado sulla mia playlist da 107 canzoni e ne seleziono una,San Junipero II di Nitro,una delle mie preferite..
Continuo a camminare ascoltando ogni singola parola di quella canzone,mi ricorda una persona che una volta era davvero importante per me..
Una persona a cui non potevo fare a meno,e se non la vedevo o non ci parlavo almeno una volta al giorno mi sentivo male..
Ora quella persona è lontana da me..e forse mi ha già dimenticata..ma io non ho dimenticato lui.
Continuo a camminare prestando attenzione a ogni singola parola che mi accarezza le orecchie,guardo per terra senza mai alzare lo sguardo,non sono diretta in un luogo preciso voglio solo distendere i nervi e lasciare che i miei pensieri mi annebbino la mente..cammino veloce,così veloce che ho bisogno di fermarmi,mi tolgo una cuffietta provocando così un contatto immediato tra il lieve vento fresco e la pelle del mio orecchio cosa che mi provoca un leggero brivido.
A un certo punto una voce richiama la mia attenzione..alzo gli occhi al cielo e proprio lì sopra vedo una ragazza,con un viso magro con dei lineamenti morbidi,una chioma di capelli ricci di un colore ramato,ha due occhi enormi verdi con delle sfumature azzurre,in dosso ha solo una maglietta che le arriva a metà cosce..
Iniziamo a parlare o meglio lei inizia a farmi domande,fino a quando un ragazzo con un ciuffo di capelli neri molto magro e alto le si affianca circondandole il bacino,anche lui con un viso dolce e morbido a vedrsi,lui a contrario della ragazza in dosso ha solo un paio di pantaloni grigi.
Rimaniamo a parlare noi tre,pur non conoscendoci,sveliamo i nostri nomi tranquillamente raccontandomi anche di come Ginevra una volta si fosse trovata nella mia stessa situazione è di come Thomas l'avesse "salvata" tenendola a casa sua per pochi giorni.
Si fanno le 3.30 del mattino,così decido di salutare Thomas e Ginevra,per poi riavviarmi verso casa..sapendo già che dovrò subirmi urla e continue domande da parte di mia madre e Massimo.

Rincomincio a camminare e prima di rimettere le cuffie sento la risata di Ginevra e lo sbattere della porta finestra,segno che sono rientrati in casa e solo in questo momento,appena le mie orecchie tornano a contatto con la melodia e con quelle parole che mi facevano sentire a mio agio,capisco che mi manca,mi manca davvero.
Mi manca lui come mi manca la mia amata Verona,continuo a camminare pensando a quando ero felice..a quando eravamo felici,mi vengono subito in mente i primi mesi che ci conoscevamo,non uscivamo mai da soli eravamo sempre con gli altri..con il nostro gruppo che piano piano si è sgretolato..fino a non esistere più.
Inizia a piovere ed una goccia mi si poggia sulla palpebra facendomi chiudere gli occhi per il suo leggero tocco,poi le gocce diventano due,poi tre,poi quattro,otto,dieci fino a che non riesco più a contarle e cosi mi fermo di colpo e l'unica cosa che mi illumina è la luce di un lampione ed io sono in mezzo alla oscurità,ma non ho paura.
La mente si schiarisce,anche se non mi da risposte ma solo ricordi,ricordi che fanno male ma che mi fanno sorridere..che cosa strana..sorrido eppure sto male,sorrido anche se ho il cuore spezzato,sorrido come mi aveva insegnato lui..
Sorrido perché è ciò che ho imparato con lui e, spero che in un modo o nell'altro,anche lui là a casa sua stia sorridendo..magari pensando a me..
Ricomincio a camminare sotto la pioggia che ora mai si è fatta più fitta,fino a che ad un certo punto le mie gambe quasi dal nulla si muovono più veloci ed è da qua che inizio a correre,correre con il sorriso sotto la pioggia, un po' come avevamo fatto noi due,una sera in centro a Verona..
Era la prima volta che uscivamo da soli,io e lui soli in una città che ci sovrastava,quella sera sorridevamo entrambi,per la prima volta avevamo un sorriso vero e sincero sul viso..
Mi ricordo che anche quella sera si mise a piovere,eravamo in una via di cui non ricordo il nome,ricordo che così dal nulla lo presi per mano e iniziammo a correre senza una meta precisa,correvamo senza fermarci andando contro la pioggia e le nostre mani erano legate.
Solo un volta davanti alla Arena successe..ci fermammo propio lì davanti ed io mi voltai verso di lui..che mi strinse a se e dopo minuti passati a guardarci lui,azzerò la poca distanza che si era creata tra di noi..e lì capii che era lui il ragazzo che avrei amato per sempre..ma forse mi sbagliavo..

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