Pistola.

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In una notte di primavera, durante la quale le nubi, viole dalla rabbia, scaricavano tutta la loro ira sulla terra, ti ho affidato una pistola carica.
Era così una notte tempestosa.
Questi mostri colmi d'acqua, scaricavano fulmini e suonavano la loro macabra sinfonia.
La rabbia vigeva come sentimento cardine. Ogni sospiro, ogni sguardo era colmo d'ira.
Ogni maledetta parola che usciva dalla tua bocca, mi conduceva alla morte.
Ogni minuto che passava, le tenebre si avvicinavano. Arrancavano con passo incalzante ed una sensazione di freddo mortale, si stava appropriando del mio corpo.
Mi tenevi stretta, come se non avessi mai voluto lasciarmi andare; ero sotto il tuo tiro. Un'occhiata sbagliata e tutto sarebbe finito.
La tua mano sinistra, stringeva il mio braccio destro con una forza sovrumana.
Un calcio negli stinchi ed un pugno nella pancia. Così è iniziata la sofferenza fisica.
In ginocchio e con le lacrime agli occhi, ti sto ho chiesto di togliere l'arma dalla mia tempia.
Sarebbe bastato un colpo per distruggermi.
Sarebbe bastato un colpo per far saltare questa mia mente, satura di brutti ricordi e brutte sensazioni.
Uno sparo e tutto sarebbe finito.
Il cuore eccitato dall'ansia e dalla preoccupazione tentava in tutti i modi di uscire dal petto.
Avrebbe voluto squarciarlo e scappare via, lontano.
Ti ho pregato di sparare, ma anche di lasciarmi in vita.
Ti ho pregato di lanciare quel maledetto colpo, ma anche di togliere la pistola dalla mia fronte.
Una maledetta confusione vigeva dentro e fuori di me. Volevo reagire, ma no, ero esausta.
Troppi ricordi stavano venendo a galla e dovevo solo ricordare di respirare.

"Respira. Ricordati di farlo.
  Fallo meccanicamente.
  L'hai fatto fin da quando hai
  visto il volto di tua madre e non
  appena hai sentito la mano del 
  medico colpirti
  sulla tua gracile schiena, per indurti
  a respirare.
  Respira, continua".

Il vento scompigliava i miei capelli bagnati; li conduceva dove voleva lui. In qualche modo questa brezza tempestosa, stava tentando di salvarmi; era come se avesse voluto trasportarmi via, condurmi lontano, al sicuro.
Mi hai rinfacciato tutto ciò che alle tue orecchie poteva sembrare banale.
Hai preso con estrema leggerezza ciò che mi aveva distrutto; ciò che aveva fatto sì che io morissi e rinascessi come un essere fatto solo di brandelli di carne.
La fiducia è un'arma a doppio taglio: dandola, ci si può salvare, come morire.
Hai sparato quel maledetto colpo ed un altro proiettile si è aggiunto alla mia collezione.
Mi sono fidata e mi hai uccisa.
Mi sono appoggiata; ho deciso di utilizzare la tua forza interiore, come bastone.
Hai deciso di spezzarlo e di farmi cadere rovinosamente.
Per la prima ed ultima volta ho preteso che qualcuno mi salvasse.
Non dovevo farlo, ma ti ringrazio.
Grazie mille.

Ferite Sanguinanti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora