Paolo e Francesca.

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Ricordo ancora di quell'ultima volta, durante la quale ebbi l'ultima occasione di sentire il battito di un cuore innamorato.
Ricordo ancora di quelle sue dolcissime labbra che lentamente si univano alle mie e che soavemente e con qualche tremolio, danzavano abbracciate.
Avrei voluto che non fosse stata l'ultima volta.
Avrei voluto sentire i suoi battiti ancora ed ancora.
Avrei voluto che i suoi caldi sospiri non avessero smesso di adagiarsi sulla mia pallida pelle.
Quando respiravamo, era tutto così perfetto.
Un intesa indescrivibile di sguardi; i suoi occhi che brillavano alla luce del sole; le sue gote che ad ogni mio gesto affettuoso, si accendevano di un rosso vivo. Era bellissimo.
Era il mio specchio. Potevo specchiarmici; mi sembrava di parlare a me stessa, solo versione maschile.
Una leggera brezza con un delicato profumo di rose, inebriava la nostra mente. Sì, la nostra mente.
Eravamo due corpi, con un solo spirito.
Era come se le nostre anime avessero già firmato un patto di eterna unione; come se si fossero fuse, grazie ad un meraviglioso incantesimo.
Le fronde degli alberi si agitavano sinuosamente. Danzavano sopra il sovrannaturale Adagio che il vento cantava.
Tra i rami colmi di foglie piene di vita, filtravano i raggi del sole.
Le sue pupille si restringevano piano piano, alla luce solare.
Si faceva strada il bellissimo colore dei suoi occhi: verdi, con striature gialle e grigiastre. Sì, erano strani; strani quanto il nostro pazzo amore.
Un amore non consentito, proibito dall'egoismo dell'uomo.

La perfezione non esiste. Tutto ciò che può sembrarlo, viene stroncato da un evento orribile, da un gesto riprovevole.
Abbiamo maledetto con il nostro amore e con il nostro sangue il luogo in cui il nostro affetto, stava raggiungendo l'apice.
Abbiamo maledetto quel libro che stavamo leggendo. Se non ricordo male...anzi, come non ricordare...il libro trattava dell'amore tra Lancillotto e Ginevra.
Era un amore puro quanto il nostro. Il libro era la nostra storia.
È ciò che ci ha spinti nelle braccia di uno nell'altra.
È stata la fiammella di quel timido ed introverso bacio.

Un singulto,
un urlo colmo di rabbia ed un coltello sporco di sangue. Così è come finì quel bellissimo pomeriggio di primavera.
Una commedia finita in tragedia.

Ricordo di essermi accasciata al fianco di Paolo, quando già oramai il suo spirito vitale, lo aveva lasciato.
Era volato via esattamente come fanno le rondini al primo sensore di freddo.
Lo stavo per raggiungere. Stavo per tornare tra le sue braccia.
Ad un tratto la brezza si alzò; le foglie degli alberi iniziarono a volare via; i petali delle rose cominciarono a balzare prima soavemente, poi furiosamente sulle onde del vento.
Lentamente tutto si faceva più scuro; tutto diventava freddo e senza vita...un po' come me.
Iniziavo a chiudere gli occhi ed una piccola lacrima ghiacciata, si fece strada sulle mie smorte gote.
Morì così...un po' piangendo ed un po' sorridendo, perché sapevo che avrei rivisto il mio amato.

Perché hai dovuto stroncare un amore così puro? Perché ti sei lasciato dominare dall'ira? Perché hai fatto sì che il nostro sangue macchiasse la nostra terra e le pagine di quel libro?

In un pomeriggio passammo dalla vita, alla morte. La nostra giovinezza venne stracciata via, come un foglio di carta.

Ferite Sanguinanti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora