«Rebecca, vi rivedo con piacere» disse il re accogliendola. Sedeva ancora capotavola e nell'attesa si era fatto portare una coppa di vino rosso, da cui trasse un sorso.
La ragazza aveva appena rialzato il viso dopo la riverenza, quando domandò a mezza voce: «Lui dov'è? Posso vederlo?»
Richard sorrise di nuovo: «Lo incontrerete tra poco. Joseph vi ha già detto che sta bene?»
«Sì, sia ringraziato il Cielo!» mormorò giungendo le mani sul petto. Il re mutò il sorriso in un'espressione molto più grave e chiese: «Siete consapevole della messinscena? Io lo so già, ma confermatemelo: voi siete intatta e onorata, non è vero?»
Rebecca sentì crescere le lacrime sull'orlo delle ciglia: «Sì, Vostra Maestà, lo sono... Ma il medico ha detto...»
«Vedo che avete capito perfettamente – la interruppe con un cenno – Ora restano da sbrigare alcune faccende. Rispondete con sincerità, senza temere alcunché da parte mia o di qualcun altro. Dunque: avete intenzione di rinunciare alla vostra fede per abbracciare quella cristiana?»
Rebecca si irrigidì: «Questo mai»
Richard annuì: «Molto bene, d'accordo. Vi confesso che sospettavamo questa risposta. Allora proseguiamo: siete disposta a sposare il mio suddito cristiano Brian de Bois-Guilbert nonostante la differenza di fedi?»
«Se potessi, sì, Vostra Maestà. Nel rispetto delle nostre fedi e tradizioni»
Il re accennò ancora bonariamente, sollevando la coppa: «Qui arrivano i problemi – ribatté, e bevve – Ho discusso a lungo con Joseph, che, oltre a essere un buon medico, è anche un dotto ebreo e amico del rabbino di Lincoln: Joseph mi ha suggerito di celebrare una cerimonia ebraica e una benedizione cristiana, di modo che entrambi vi sentiate legati da un vincolo sacro. Se voi, Rebecca, condividete questa proposta, saremmo già a buon punto»
Rebecca rifletté per un istante, poi rispose: «Trovo che l'idea del medico sia saggia... Solo, non capisco come possa... Essendo egli un consacrato...»
«A questo avete già posto un rimedio voi stessa – replicò – quando mi avete suggerito di farlo ridurre allo stato secolare. Attendo tra breve un documento dell'arcivescovo di Canterbury e conto che arrivi entro questo mese: quando l'avremo, le nozze potranno essere celebrate. Ma a questo punto...» aggiunse alla fine, per poi fare un cenno alla propria destra, verso un angolo in ombra della stanza, occupato tutto da un vecchio arazzo. L'arazzo si mosse e comparve un uomo. Rebecca non impiegò nemmeno un istante a riconoscerlo e, se il re non l'avesse trattenuta richiamando a sé la sua attenzione, sarebbe corsa immediatamente verso di lui. Brian de Bois-Guilbert avanzava con passo regolare, il viso illuminato da un sorriso incantato.
«Rebecca di York – aveva detto dunque il re con tono solenne – E' costui l'uomo che ha dormito con voi nella foresta di Sherwood?» C'era un che di divertito, di scherzoso nel suo modo di fare, come se facesse la parodia di se stesso. Rebecca non ci fece caso e, immersa totalmente nella solennità della situazione, annuì e dichiarò: «Sì, Vostra Maestà, è lui!»
Bois-Guilbert era ormai arrivato accanto al re; Rebecca si trovava all'altro capo del tavolo, immobile.
«Avvicinatevi, Rebecca di York» ordinò il re, e nello stesso istante anche Bois-Guilbert si avviava a raggiungerla. Si incontrarono a metà del tavolo, le loro mani si strinsero e solo per rispetto al sovrano non si abbracciarono, benché entrambi lo desiderassero ardentemente.
«Ora prestatemi molta attenzione – continuò Richard alzandosi in piedi – Ho le mie condizioni da porre perché questo matrimonio possa svolgersi»
I due, allora, si disposero in modo da avere il re di fronte e si prepararono ad ascoltare.
«Vi sposerete dunque alle mie condizioni, che sono queste che vi dirò: i vostri figli, perché vi auguro di averne tanti e sani, saranno educati alla religione cristiana. Essi infatti saranno figli di padre cristiano e sudditi di un re cristiano; spesso è proprio questo aspetto che causa maggiori dissapori tra genitori di fede diversa, e io voglio evitare che ciò accada tra voi, a costo di intromettermi. Anche io, infatti, ho i miei interessi in questa unione: voi, Brian de Bois-Guilbert, non siete scampato alla forca per i vostri meriti passati, ma per quelli futuri. Voi mi seguirete come un fedele vassallo nelle mie campagne militari, mettendo al mio servizio la vostra abilità guerriera. Conto di partire per la Normandia da qui a un anno, un anno e mezzo al massimo: voi siete originario di quelle terre e siete un ottimo cavaliere. Mi aspetto che mi serviate al meglio.
«Voi, Rebecca, mi ripagherete della salvezza di quest'uomo come avete promesso; tengo però ad aggiungere dell'altro: non solo il mio, ma tutti i debiti che debitori cristiani hanno contratto con vostro padre verranno rimessi, perché è inusitato che la moglie di un nobile cristiano eserciti l'usura. Per quanto riguarda Abraham, pagherete l'ammenda per la rottura del fidanzamento così come avete pattuito con lui. Non ho nulla da ridire sulla vostra professione di guaritrice, in questo verrete a patti con vostro marito. Ecco, le mie condizioni sono queste»
Le sue parole caddero nel silenzio. I due innamorati si guardarono a lungo in viso, occhi negli occhi, finché Bois-Guilbert si trovò pronto ad affermare: «Io accetto le condizioni»
Rebecca, più insicura, più prudente, avrebbe voluto avanzare qualche garanzia per la vita del futuro sposo, ma temeva, d'altro canto, di sminuirlo davanti al suo re e protettore. Per cui, sorvolando sull'educazione dei figli e sui prestiti, affermò a propria volta: «Anch'io accetto»
«Molto bene: come mi ha proposto Joseph, procederemo alla cerimonia non appena avrò tra le mani il documento dell'arcivescovo; nel frattempo dovete considerarvi fidanzati secondo la tradizione ebraica, per cui vi sarà vietato vedervi fino al giorno delle nozze. Ma così sia: l'attesa moltiplicherà la gioia. E io lo so bene» concluse Richard, sollevando la coppa nuovamente e bevendo l'ultima goccia di vino rimasta.
Bois-Guilbert trasse da una tasca un involto di stoffa e lo consegnò a Rebecca.
«Sua Maestà il re mi ha detto che hai conservato il mio pegno... Lo stesso ho fatto io; anzi, è il tuo pegno che ha conservato me» sussurrò, invitandola a scostare la stoffa. Rebecca obbedì e svelò il medaglione forato. D'un tratto le fu tutto chiaro e istintivamente gli mise una mano sul petto: «Vi fa male?» domandò. In realtà avrebbe voluto intendere "E' grave?", ma una tale domanda era smentita dall'evidenza, dal fatto che lui era vigoroso e in piena salute.
«Non più» rispose.
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Paix entre nous
Historical Fiction[IN REVISIONE] Aprile 1194 - Bois-Guilbert è a terra, immobile, nel fango di Templestowe. Ma non è ancora la fine... Il mio vuole essere un sequel di Ivanhoe incentrato sulle vicende di Rebecca (e Bois-Guilbert) dopo il duello a Templestowe. Perché...