Capitolo XXIII

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«Notizie del traditore?» domandò re Richard all'ufficiale più prossimo. Quello scosse la testa, poi però ammise: «A Sheffield non hanno visto nessuno che assomiglia a lui o all'ebrea che viaggia con lui»

«Ne sono certi?» incalzò il sovrano, prendendo una coppa d'oro dalla mensa.

«Sì, Vostra Maestà: lo sceriffo della città ha detto di aver rafforzato la sorveglianza alle porte della città avendo saputo dell'arrivo di Vostra Maestà»

«E gli ebrei della città cos'hanno detto?»

L'ufficiale si strinse leggermente nelle spalle: «Dubito che siano affidabili; in ogni caso confermano l'aumento di sicurezza da parte dello sceriffo e, anzi, lamentano di aver subito dei torti e delle rapine negli ultimi tempi»

Il re depose la coppa davanti a sé.

«Non li hanno avvistati altrove?»

«Non più da quando hanno lasciato la locanda dei "Due monaci", appena superato il confine del Nottinghamshire»

«Tutto lascerebbe pensare che siano ancora lì. Cosa strana, dato che è una zona fittamente boscosa e piena di fuorilegge – poi Richard rammentò il viso di Robin Hood e sussurrò – Possibile che li abbiano giustiziati quegli uomini? Certo, avevano qualche conto in sospeso con il Templare... Devo incontrare di nuovo Locksley e sentire cos'avrà da dire al riguardo»

Dopo un tale ragionamento, svoltosi totalmente all'insaputa dell'ufficiale che per quanto vicino non era riuscito a captare una sola parola nel lungo bisbiglio del re, Cuor di Leone ordinò inaspettatamente di lasciare la strada maestra su cui stavano avanzando; o meglio, ordinò che il seguito, prigionieri compresi, attendesse lì dov'erano, presso il castello di Lincoln. Un piccolo numero di esploratori si sarebbe diretto verso Nottingham, con specifica indicazione di percorrere in lungo e in largo le foreste: l'obiettivo era entrare in contatto con il celebre Robin Hood. Chi ascoltò di persona quell'ordine pensò che il re avesse esagerato con il vino, ma Richard era più lucido e determinato che mai. E gli esploratori partirono il giorno seguente.

Quello stesso giorno un ebreo si presentò al castello di Lincoln. Si presentò come Abraham figlio di Solomon di Sheffield e chiese di poter apparire davanti al re appena fosse stato possibile. Quando Richard venne informato della sua presenza sbrigò le faccende minori in tutta fretta e lo fece chiamare. Abraham entrò tutto ossequioso nella sala dove il re lo attendeva, inchinandosi profondamente secondo l'uso orientale e invocando la benedizione celeste sul capo del sovrano.

Richard lo lasciò finire, poi lo interrogò: «Cosa vi porta qui, Abraham figlio di Solomon? Da Sheffield è un pezzo considerevole di strada per un uomo solo»

«Non sono solo, mio signore – lo corresse timidamente Abraham – Sono qui con mio padre, mio zio e i loro servitori. Vengo per una questione molto urgente»

«Se si tratta delle angherie di qualche conte o sceriffo, lasciatemi il suo nome e farò chiarezza»

«No, signore. Si tratta della mia fidanzata» confessò, e un leggero rossore si diffuse sulle guance, sopra la linea della barba folta.

A quelle parole Richard, che già nutriva segrete speranze, manifestò una certa curiosità e domandò se si stesse parlando di rapimento o di violenze subite dalla fanciulla a causa del fidanzamento.

«Violenze sì, mio signore. Non so quanto in merito al fidanzamento: di certo so che due mesi fa la mia fidanzata aveva promesso di raggiungermi a Sheffield ma, a tuttora, non è arrivata». Nella voce mescolava un certo sdegno all'intonazione di abituale inferiorità.

«Come si chiama la vostra fidanzata? E da dove partiva?»

Abraham trasse un respiro, come per sciogliere un peso sul petto, e rispose: «Si chiama Rebecca figlia di Isaac di York e partiva dalla locanda detta "Cervo rosso" appena passato il confine tra Lincolnshire e Nottinghamshire»

Richard trovò finalmente la conferma che cercava.

«Non è mai arrivata, dite? Non sapete altro?»

«Nel messaggio che mi è stato inviato da lei, Rebecca riferiva di essere accompagnata da una persona che avrebbe dovuto essere ricompensato per il servizio»

Il re si prese il mento tra le dita e assunse un atteggiamento cupo.

«Cosa pensate sia successo?» domandò dopo una pausa di silenzio.

Abraham esitò, cercò le parole, il filo su cui impostare una giusta risposta: «Gira voce a Sheffield – disse infine – che un traditore della corona sia scomparso misteriosamente nelle foreste di queste zone. Si dice che insieme a lui sia scomparsa una fanciulla, una fanciulla ebrea... Signore, io temo che si tratti della mia fidanzata; temo che quest'uomo possa aver messo in pericolo il suo onore e la sua vita. Perciò, se riuscirete, come vi auguro, a prendere questo traditore, imputategli anche l'accusa di rapimento e violenza verso la mia fidanzata... Ma senza specificare che si tratta di una fanciulla ebrea, o il nostro matrimonio verrebbe compromesso»

«Sarà fatto, Abraham di Sheffield. Vi invito a prolungare la vostra permanenza qui finché io lo riterrò necessario. Ora andate e, se dovessero giungervi notizie, non esitate a comunicarmele»

Paix entre nousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora