Flashback #2

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Le luci soffuse del locale, il rivoltante odore di alcol e la musica a tutto volume sparata dalle casse in sottofondo facevano da squallido contorno a quell'altrettanto squallido contatto tra i due,  privo di amore o interesse reciproco, dettato esclusivamente dalla frustrazione e dal desiderio cieco, una carezza fisica ed uno schiaffo alla coscienza. Dopo qualche minuto Jimin, riacquistato un briciolo di autocontrollo, si staccò definitivamente dallo sconosciuto, disgustato dal retrogusto di Sex on the Beach che impregnava la sua gola.

Senza dire nulla, con un mal di testa lancinante che premeva sempre più sulle sue tempie, uscì velocemente dal locale, ignorando totalmente l'indolenzimento dei muscoli e le suppliche del ragazzo che, di certo, non si sarebbe voluto fermare ad un semplice bacio.

Ma Jimin aveva deciso che non si sarebbe spinto troppo oltre, non quella sera, d'altronde sarebbe stato troppo rischioso. Così tornò si trascinò in direzione di quella che ricordava essere casa sua ed arrivò stanco morto, ubriaco da far paura e con un impellente bisogno al livello della cintura che bramava di essere soddisfatto.

*******

La giornata seguente non sembrava essere tanto diversa da tutte le altre, se non per il fatto che fosse iniziata decisamente male, forse peggio del solito. La sveglia non era suonata e lui era stato costretto a correre a perdifiato per non perdere l'ultimo autobus, ricevendo una ramanzina infinita da parte della professoressa per via dell'eccessivo ritardo. Era palese che non avesse dormito molto la notte precedente e gli evidenti segni del post-sbornia non aiutavano a far pensare il contrario. Nonostante questo, Jimin cercò di comportarsi normalmente per tutta la durata delle lezioni e, giunta la pausa pranzo, andò a cercare i suoi amici per mangiare insieme a loro e lamentarsi del fatto che l'avessero lascito fottutamente solo per andare a spassarsela con qualche ragazza.

Appena varcò le porte della mensa, però, si accorse che c'era qualcosa di strano nonappen udì un brusio sovrastare i soliti rumori di piatti che venivano impilati o di posate che cozzavano tra loro.

In vero, molti dei presenti si voltarono di scatto non appena lo videro e iniziarono a confabulare tra di loro lanciando occhiate di scherno nella sua direzione, tanto che credette di avere qualcosa in faccia o tra i denti. Infastidito da tutti quegli sguardi puntati addosso, uscì velocemente dalla sala e mandò un messaggio ad uno dei suoi amici.

Sehun Hyung

Si può sapere dove cavolo siete? E' un'ora che vi cerco

Contenuto multimediale- durata; 1:45

Jimin aprì il messaggio incuriosito, chiedendosi perché mai Sehun avesse mandato un video in risposta alla sua domanda.

Non l'avesse mai fatto.

I primi secondi ritraevano Jimin, stravaccato su uno sgabello accanto al piano bar, intento a scolarsi un drink tutto d'un fiato.  Successivamente si vedeva un ragazzo avvicinarsi traballante al bancone e ciò che sarebbe venuto dopo, purtroppo, Jimin lo sapeva benissimo. Il video infatti non lasciava spazio ai dubbi e immortalava perfettamente lui che, dopo qualche attimo di esitazione, ricambiava il bacio dello sconosciuto con una foga disarmante.

Semplicemente, il mondo gli crollò addosso.

Avevano scoperto ogni cosa e nessuno scusa, per quanto credibile, avrebbe potuto contraddire una prova tanto schiacciante.

La felicità, i bei momenti, le promesse, le prospettive, tutto cancellato per colpa di un maledettissimo filmato che era certo fosse già circolato per tutta la scuola, per mano di lupi travestiti da persone fidate.

Si chiese se quella non fosse la giusta punizione per la sua codardia mentre, con il volto in fiamme in un misto tra paura, rabbia e tristezza, correva attraverso i corridoi sperando di non incontrare nessuno.

In un attimo raggiunse i cancelli del cortile esterno e sgattaiolò via dall'uscita sul retro, fregandosene di ricevere una sospensione per essere praticamente evaso dall'istituto. Una volta lontano dalla scuola, sentendo di non riuscire più a trattenere le lacrime che bramavano di scorrere, si accasciò in un vicolo e si lasciò andare ad un pianto disperato, sfogando tutta la paura per ciò che sarebbe successo quando avrebbe dovuto fronteggiare quelle betie che avev avuto il coraggio di chiamare "amici".

Non era pronto ad affrontarli e non voleva neanche immaginare che cosa avessero pensato vedendo quel video. Era certo, però, che fossero sempre stati estremamente omofobi e che non  avessero mai perso tempo per esternare il loro odio con commenti crudeli e offese pesanti. Solitamente, quando la sua comitiva affrontava determinati argomenti, lui se ne stava in disparte annuendo e facendo finta di essere d'accordo, forte della convinzione che l felicità la si dovesse guadagnare dovendo necessariamente rinunciare a qualche cosa.

Dopo qualche minuto un tuono scosse l'aria circostante e il cielo si caricò di nubi tutto a un tratto, costringendo Jimin a tornarsene a casa per evitare di prendersi una polmonite, tanto per non peggiorare la più tragica situazione possibile.

Percorse di fretta il tratto che lo separava dal suo quartiere, piombò nel salotto salutando rapidamente i suoi genitori, si sbattè la porta della sua stanza alle spalle e cadde a peso morto sul letto, sperando con tutto se stesso che la giornata successiva fosse clemente con lui e gli regalase un sollievo, se già quello non era chiedere troppo.

Purtroppo però, chiunque esse dovuto udire la sua preghiera silenziosa, era evidentemente troppo impegnato per prestargli attenzione. 

La mattina seguente, infatti, giunto nel corridoio principale poco prima del suono della campanella, notò una serie di fogli stropicciati appesi al suo armadietto e a quelli vicini. 

"Stupide elezioni studentesche" pensò mentre ne afferrava uno con mani tremanti e, in un attimo, la consapevolezza di essere spacciato lo travolse ancor più di prima, portandolo a domandarsi se davvero valesse la pena di continuare a lottare, arrivati a quel punto.

Non si concese di osservarlo un momento di più e, con occhi gonfi e cuore spezzato, si avviò in classe, abbandonando il pezzo di carta in mezzo al corridoio.

Su di esso, il fotogramma esatto che immortalava il bacio tra Jimin e lo sconosciuto in discoteca, con una risoluzione pessima ma comunque sufficiente a rovinare definitivamente la vita del biondo, ridicolizzato ormai di fronte a tutto l'istituto e privato anche del più piccolo briciolo di dignità che gli era rimasta.

Tutto senza un motivo, soltanto per il gusto di odiare ed essere odiati.

Suicide Hotline || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora