Memories #4

3.7K 473 278
                                    

Una voragine nel petto, un dolore straziante.

Come affacciato sull'orlo di un precipizio, Yoongi guardò giù, oltre la soglia, e vide solamente il vuoto.

Si sentì così vicino al baratro da riuscire a toccarne il fondo e si sorprese di quanto questo potesse apparire freddo ed inospitale. Un universo parallelo alla realtà nel quale tutte le speranze smettono di brillare e si lasciano inghiottire dalla frustrazione.

Non una parola, non un sussurro uscì dalla sua bocca. Le sue mani si intorpidirono di colpo e lasciarono che il telefono stretto tra di esse scivolasse e cadesse sul pavimento con un rumore sordo, mentre le sue gambe, incapaci anch'esse di muoversi, semplicemente cedettero e lo portarono inevitabilmente a terra.

L'impatto non fece male ma anzi, parve una rassicurante carezza.

Lo sguardo vitreo si perse nel vuoto, le labbra si dischiuseo in un'espressione indecifrabile.

Sentì la disperazione salire alla testa ed entrare in circolo nei vasi sanguigni, una nuova irruenta fiamma si accese nel suo cuore spezzato.

Urlò.

Un urlo straziante che consumò interamente il fiato nei suoi polmoni fino a farli bruciare, facendolo annaspare in cerca di aria pochi secondi dopo.
Ma persino un'attività vitale come il respiro era divenuta secondaria di fronte a tanta disperazione ed il bisogno di sfogarsi aveva sovrastato totalmente  quello di riprendere fiato.

Tentò disperatamente di reprimere le urla ma infine si arrese, permettendo a tutte le sue emozioni di farsi spazio tra le quattro mura della fredda e angusta stanza in cui si trovava.

Si portò le mani nei capelli e li tirò con forza, cercando in tutti i modi di provocarsi un dolore tale da poter annebbiare le fitte al petto che pulsavano ritmicamente con un'intensità crescente.

Ripensó alle parole del signor Jung; forse c'era ancora speranza.

L'uomo, tormentato almeno quanto Yoongi, aveva confermato ogni timore che il ragazzo dai capelli color menta covava in sé. Hoseok non stava affatto bene. Nella commozione del momento, il padre era stato capace di parlare ben poco, ma aveva fornito a Yoongi le informazioni necessarie per continuare a sperare. Hoseok era spacciato, certo, ma ancora vivo. Yoongi prese dunque una ferma decisione: avrebbe modificato il corso del destino e avrebbe cambiato il finale di quella storia che, ormai, pareva già scritto da tempo.

Riprese vitalità di colpo e si alzò in preda all'impeto, senza curarsi dei tanti oggetti che cadevano ogni qual volta urtava un complemento d'arredo. Era fuori di sé ma nulla riuscì a fermarlo. Uscì dall'appartamento in un attimo e si lasciò guidare dai propri piedi dritto fino all'ospedale, in una corsa disperata verso l'unica luce di speranza rimasta nella sua visuale.

Non poteva essere troppo tardi.

Sarebbe stato così assurdo.

Gli asettici corridoi dell'ospedale ebbero un effetto del tutto scoraggiante. Un ambiente tanto neutro, così rilassante alla vista, assumeva un macabro velo di inquietudine e infondeva solamente profonda preoccupazione. Yoongi era stremato e incapace di ragionare razionalmente, ma continuò imperterrito la sua corsa verso la stanza dell'amico. Presto, superati un paio di corridoi tutti maledettamente uguali, gli si paró davanti una porta scorrevole in resina lucida, inevitabilmente bianca.

Il respiro?
Il battito cardiaco?
La stanchezza?

Tutti sentimenti sconosciuti, labili percezioni di un'umanità ormai perduta.
Più era la voglia di pensare a mente fredda, più era la necessità di agire d'impulso. Non calcoló i suoi movimenti, semplicemente spalancó la porta con impeto per poi precipitarsi ai piedi del letto di Hoseok. Lì, intrappolato tra le coperte scomposte, era adagiato il suo corpo semicosciente, o almeno, soltanto il riflesso di ciò che lui era stato fino a poche settimane prima.

Suicide Hotline || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora