Memories #2

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<<Sono a casa!>> disse Yoongi ad alta voce, richiudendosi la porta alle spalle e pentendosi di aver urlato a quell'ora tarda. La vicinanza con Hoseok lo stava rendendo sempre più chiassoso, doveva ammetterlo. Sbattè ripetutamente le palpebre e tentò di abituarsi al buio che lambiva l'appartamento, senza staccare per un attimo lo sguardo dalla punta delle sue scarpe nel tentativo di non inciampare. Sperando di non aver svegliato il suo coinquilino, procedette a passo felpato lungo tutto il corridoio e si affacciò alla porta della camera di quest'ultimo, osservando come stesse dormendo profondamente malgrado una leggera smorfia di dolore comparisse sul suo viso.

Yoongi non poteva nascondere di essere preoccupato per Hoseok e si sentiva piuttosto stupido nel sospettare dell'esistenza di un problema senza neanche avere delle prove effettive a favore della sua tesi. Si convinse che si trattasse semplicemente di un brutto presentimento e richiuse la porta della stanza con delicatezza, insonorizzando completamente lo scatto meccanico della maniglia.

Aveva bisogno di dormire, probabilmente quella strana sensazione si sarebbe dissolta nel mondo dei sogni e gli avrebbe permesso di rilassarsi. Si ritrovò a fissare il soffitto per diversi minuti e, prima di perdersi definitivamente tra le braccia di Morfeo, la sua mente vagò sugli avvenimenti di qualche tempo prima, ricordandogli che proteggere Hoseok fosse il suo unico e imprescindibile compito, fino alla fine dei suoi giorni.

*******

La mattina seguente, come di consueto, i due coinquilini si svegliarono di malavoglia e si prepararono in fretta per andare a scuola. Hoseok sembrava stare bene e Yoongi allentò del tutto le sue preoccupazioni, comportandosi normalmente e trattenendosi dal fare qualsiasi domanda riguardante la salute dell'amico. La stagione aveva donato loro l'ennesima giornata soleggiata e, respirando quell'aria primaverile, entrambi si erano sentiti incredibilmente più leggeri, pronti ad affrontare quella giornata pesante almeno con il sorriso sulle labbra.

Essendo in classi diverse, si dovettero separare arrivati all'entrata e proseguirono ai due lati opposti del corridoio, schivando le centinaia di studenti che già lo affollavano alle otto del mattino o poco più. La giornata procedette tranquilla, almeno per Yoongi, dato che come al solito le ore stavano passando lente e non era accaduto nulla di interessante.

Ma Hoseok, malgrado si sforzasse di seguire le lezioni, continuava a sentirsi strano.

Dopo circa un'ora di spiegazione, sentì le palpebre farsi pesanti e trovò sempre più difficile combattere con la voglia di dormire, accasciandosi sulla superficie in legno del suo banco.

Da quando ne aveva memoria, era sempre stato un tipo fin troppo attivo ed il suo semplice sonno improvviso rappresentava decisamente un segnale d'allarme. Percepì di nuovo un forte calore all'altezza delle tempie e chiese immediatamente all'insegnante il permesso di andare in bagno, affrettandosi ad uscire.

L'attrito delle sue suole sul pavimento liscio era l'unico rumore chiaramente distinguibile che risuonava all'interno del corridoio deserto. Si sentiva sempre più stanco ad ogni passo e non riusciva a controllare il suo respiro, che ormai si era ridotto ad un affanno disperato. La testa iniziò a girare vorticosamente e ciò gli fece perdere la cognizione dello spazio, impedendogli di riconoscere le aule che iniziarono a sembrare tutte identiche ai suoi occhi. Procedeva ormai a tentoni nel buio, la vista annebbiata e la gola secca, in testa il solo obbiettivo di raggiungere la sua meta prima di svenire nel bel mezzo dell'atrio. Riuscì con fatica a trovare la porta del bagno e vi entrò frettolosamente, avvinghiandosi al lavandino per poi guardarsi allo specchio.

Quando sollevò lo sguardo, però, non rivide di certo se stesso.

Davanti a lui si stagliava un volto consumato, attraversato da gocce di sudore e appesantito da due profonde occhiaie violacee, ed era impossibile che tale espressione appartenesse a Jung Hoseok. Osservando il suo riflesso nello specchio, capì che le sue preghiere non erano di certo state ascoltate.

E il panico divenne il vero protagonista, impossessandosi della mente già non del tutto lucida del ragazzo e portandolo a pensare inevitabilmente al peggio. Quando, tempo prima, aveva realizzato che tutto ciò sarebbe potuto accadere, si era ripromesso che avrebbe affrontato il problema a testa alta e che sarebbe stato coraggioso per se stesso e per tutte le persone che tenevano a lui. Ma, di fronte al riflesso della sua stessa immagine sfiguarata, ogni briciolo di coraggio che aveva in cuore era venuto meno, lasciando che la paura lo divorasse dall'interno lentamente ed inesorabilmente.

Sapeva che stava succedendo di nuovo.

Sapeva però che non avrebbe più avuto scampo.

Sapeva che il fato non lo avrebbe graziato una seconda volta.

Si guardò di nuovo allo specchio, prese un bel respiro e tentò di ricomporsi come poté, cercando di rendersi almeno presentabile. Si massaggiò freneticamente le guance nel tentativo di donare loro un po' di colore e passò una mano tra i capelli scompigliati per apparire meno trasandato. Raggiunse la sua classe con fatica e tentò di rimanere lucido mentre chiedeva al professore il permesso di uscire anticipatamente.

Allontanandosi dall'istituto, sotto la veglia dei pettirossi dalla cima dei rami di ciliegio, lasciò che il suo pensiero vagasse verso Yoongi e decise che non avrebbe rivelato nulla al suo migliore amico, sperando mai come in quel momento che le sue teorie si rivelassero infondate.

*******

Il ticchettio costante dell'orologio appeso alla parete color crema della sala d'aspetto stava mandando Hoseok completamente fuori di testa. Ricordava in modo nitido le ore intere passate sulle poltrone di quella stanza e l'ansia che l'aveva avvolto per così tanto tempo mentre se ne stava in attesa del suo turno.

<<Jung Hoseok?>> una giovane infermiera si affacciò alla porta con una lista tra le mani e uno stetoscopio al collo. Il ragazzo deglutì prima di alzare timidamente la mano e seguire la ragazza nella stanza adiacente alla sala in cui si trovava. L'interno dell'ospedale era impregnato da in forte odore di farmaci e Hoseok dovette sforzarsi di non inalarlo per non far riaffiorare ricordi spiacevoli. Seguì l'infermiera in silenzio mentre un nodo invisibile si stava formando nel suo petto.

Era terrorizzato dalla sua diagnosi.

Avrebbe voluto arrendersi e scappare, certo che, nel caso la sua teoria si fosse rivelata esatta, per lui non ci sarebbe stato più nulla da fare.

Ma in cuor suo ancora sperava. Sperava che ci fosse almeno la possibilità di condurre una vita normale e di lasciarsi tutto quanto alle spalle, fingendo di essersi appena risvegliato da un terribile incubo.

Entrò nell'ufficio del medico a sguardo basso e si sedette di fronte alla sua scrivania, pronto a ricevere lo straziante verdetto. Fissò la superficie nodosa del tavolo e si concentrò sulla pila di fascicoli ordinatamente disposti sul lato destro. Nei secondi che lo separavano dalla scoperta della verità, pregò con tutto se stesso che non si trattasse di ciò che aveva ipotizzato e affondò le mani nelle tasche della giacca, alla ricerca di un qualche tipo di conforto.

Ma il volto dell'uomo di fronte a lui gli fece intuire che illudersi sarebbe stato a dir poco inutile. Quest'ultimo, infatti, sospirò rammaricato prima di porgere il risultato delle analisi al giovane paziente di fronte a lui.

<<Mi dispiace, ragazzo>> la sua voce era bassa, apprensiva e ciò non fece altro che spezzare in due il cuore già provato di Hoseok.

Il battito accellerò, la mente si fece più annebbiata.

Girò il foglio con le mani tremanti e rimase a fissare il resoconto delle analisi senza proferire parola, incapace persino di mettersi a piangere.
Due parole, una condanna:

Neoplasia maligna

Cancro al fegato.

Suicide Hotline || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora