Capitolo 26

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Provo ad andare da Kris a vedere se si degna di uscire dal suo ufficio cinque minuti. Passo la scrivania vuota di Kelly, che probabilmente è a cena con gli altri, e mi ritrovo davanti alla porta del suo ufficio. Busso, ma niente. Riprovo e sento una voce da un autoparlante che dice "Chiunque sia chiedo scusa ma al momento non sono disponibile" e riconosco la voce i Kris.

Cerco di capire da dove arriva il suono e noto a destra dell'enorme porta come un citofono, dello stesso colore del muro. Mai notato. 

Mi avvicino e provo a cliccare il bottoncino e a parlare contemporaneamente, per capire se funziona davvero come un citofono, se funziona bene, se no pace, tanto non ci sarebbe comunque nessuno a vedere che parlo col muro.

"Kris lo so che sei li, aprimi." e stacco il dito.

Niente. Riprovo.

"Non puoi restare arrabbiato con me per sempre, prima o poi dovrà passarti. Se ne parliamo civilmente solo io e te potremmo chiarirla prima" e mollo il pulsante.

"No, vai via." sento uscire dall'affarino.

"Cosa sei, un bambino dell'asilo? Io di qui non mi muovo finchè non ti decidi a parlare con me" dico col tasto premuto. Che cosa estenuante parlare così.

"Sentimi, sul serio Nicole. Non voglio parlarti." dice con una voce rassegnata. Lì gli occhi iniziano ad inumidirsi. Si comporta come un bambino, è testardo, è iperprotettivo, è solo. E io non riesco ad aiutarlo. E mi manca già.

"Ti prego Kris, aprimi." dico all'affarino mentre mi scende una lacrima. 

Non capisco perchè piango. Perchè devo sentirmi così?

Appoggio la schiena al muro e inizio a scivolare verso il pavimento, rannicchiandomi pian piano su me stessa, piangendo silenziosamente. Resterò qui finchè non uscirà, prima o poi dovrà uscire. Lo voglio vedere.

Dopo un cinque minuti buoni sento gli autoparlanti accendersi. Qualche secondo a vuoto e poi un piccolo sbuffo. 

"Ok, se sei ancora li entra" dice.

Alzo la testa verso il citofono e mi esce un mezzo sorriso. 

Mi alzo e vedo la porta che si apre in automatico come sempre. Mi ci piazzo davanti e non vedo nessuno alla scrivania. Per un secondo ho perso un battito. Le lacrime scendevano ancora imperterrite. Faccio un paio di passi trattenendo il respiro per non fare rumore piangendo. 

Mi avvicino alla scrivania e poi alzo lo sguardo verso il mini salotto e vedo Kris con la sua tazza di caffè in mano che guarda fuori dalla vetrata. Abbassa la testa.

"Ti sei fatto illusioni un altra volta idiota. Lei non ti stava aspettando" dice in un sussurro a se stesso guardando la tazza.

"Kris..." dico io piano. Nessuna reazione.

"Non è vero Kris, certo che ti stavo aspettando." dico un po' più forte.

Si gira verso di me e si alza subito, poggiando la tazza sul tavolino.

"Nicole" mi chiama.

"Si,è così che mi chiamo. Ma se non ti piace cambialo, chiamami come vuoi. Ma ti prego non ti azzardare mai più ad allontanarti da me, è chiaro?" dico io ancora piangendo.

"Ma perchè piangi?" mi chiede stupito e preoccupato.

"Non lo so, non ho avuto tempo di pensarci." rispondo io facendo un mezzo sorriso.

Siamo ancora distanti, quasi una dozzina di metri ci dividono, ma mi sembrano un'abisso.

Fa un sospiro abbassando la testa. "Beh, cosa volevi dirmi?" dice poi tornando a sedersi dandomi le spalle.

Sei Mio PerSempre // Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora