Capitolo tre. || Detention ||

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Ho mandato un messaggio a Thomas per avvisarlo che sono finita nei guai, ma che non deve preoccuparsi perché sono abbastanza responsabile da risolvere tutto da sola.

In un mondo parallelo, magari.

E mio fratello ha dato di matto, ovviamente.


Perché non prova a fidarsi di me?

Perché non prova a fidarsi della sua docile sorellina che è finita nei guai il primo giorni di scuola?

Entro nella classe di detenzione arricciando il naso quando noto che è praticamente deserta.

Ci siamo solo io, Harry, ed una strana barbie alla cattedra.

 «Lei deve essere la signorina Strous.»

Non mi guarda, sfoglia un paio di fogli facendo attenzione agli occhiali che si reggono sul ponte del suo naso.

Le rispondo mentre vado a sedermi in prima fila con Harry che, quando mi nota, mi fa un sorriso divertito ed un cenno col mento.

 «Sono io» acconsento.

«Ed è anche il suo primo giorno» fa un leggero sbuffo, alzandosi dal suo posto e facendo il giro della cattedra per sfoggiare, di fronte gli occhi attenti di Harry, le sue gambe lunghe e perfette. «Ha molto da imparare su come funzionano le così qui, Crystal.»

Inizia a parlare sulle regole del college, sulla disciplina e il rispetto per gli insegnanti.

Cose che francamente non mi interessano. Il mio pensiero non cambierà in ogni modo.

Questo posto mi incatena al suolo, mi sento bloccata, come se dovessero decidere quanto ossigeno dovrò respirare per sopravvivere.

Le spiego anche che non era mia intenzione mancarle di rispetto, non completamente almeno.

Nel senso che è un po' vecchia per guardare i suoi studenti come se volesse sodomizzarli con del sesso tantrico.

Sento il ragazzo dietro di me ridacchiare e fare un commento al quale non do molto peso.

La discussione continua ed io continuo a tener testa a questa donna, mostrandomi decisa e continuando a far ridacchiare Harry che, per tutto il tempo, non ha fatto altro che annuire e darmi torto.

No, non credeva che io avessi realmente torto. Lui, semplicemente, si divertiva a vedermi combattere una battaglia da sola.

Una mezz'ora dopo, la donna bionda e troppo, decisamente troppo, simile ad una Barbie, scuote la testa quando pronuncia il mio cognome e stenta a credere che io possa essere la sorella minore di Thomas.

Secondo lei siamo troppo diversi per essere imparentati.

«Ho bisogno di un caffè» annuncia, passandomi una mano tra i capelli con fare drammatico e, afferrando il suo cellulare, si avvia verso la porta per uscire.

Harry si alza di scatto quando la porta viene chiusa, lasciandosi andare in un sospiro frustato.  «Cammina come se mi chiedesse di scoparla, cazzo.»

Corrugo la fronte, voltandomi verso di lui.  «Tu puzzi di sesso. Emani proprio odore di sesso, sai?»

Lui scrolla le spalle.  «Sono troppo irresistibile, non posso farci niente.»

Scoppio a ridere, guardandolo con entrambe le sopracciglia sollevate.

  «Amico, sarai anche carino, ma non necessariamente bravo a letto.»  

Fa un passo verso di me e io sono già in piedi.


«Stai dubitando della mia bravura?» 

Fingo di starci a pensare toccandomi il mento con l'indice, poi lo guardo fisso e gli rispondo con un  «Sì.» secco.

Lui accenna un sorriso sulle labbra ben delineate.  «Scommettiamo?» 

«Scommettiamo cosa?»

«Scommetto che riesco a farti venire per prima» parla come se mi stesse provocando, ed i suoi occhi, verdi ed ammalianti, lasciando intendere molto, troppo.

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