Capitolo 10: I propri passi

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Non sono uscita di casa per un po'. Troppo male. Ecco, in realtà, Jeff mi ha mandata qualche volta a comprare cibo e sigarette.

È ancora un po' arrabbiato con me. Dice che procurandomi quei lividi ora sono meno utile. C'è un fondo di irritazione in me ogni volta che lo dice, irritazione che cerco sempre di reprimere e nascondere. Non capisco cosa succede, ultimamente. Non mi piace quello che penso, quella sorta di paura che provo.

Non dovrei sentire paura se so cosa causano le mie azioni. Eppure mi spaventa Jeff, qualche volta. E mi dico che dovrei prendermi le mie responsabilità invece che farmela sotto.

Sono passati vari giorni. Sono abbastanza felice che Jeff non abbia saputo della ragazza, di cui adesso in tutta sincerità non riesco a ricordare il nome. Ora cammino meglio e i lividi sono solo un'ombra sulla mia pelle. Un poco dolente ma sempre un'ombra.

A volte ho paura di vedere ancora quella ragazza. Ho paura che mi chieda qualcosa, che mi rivolga una parola o anche solo uno sguardo. Invece non la vedo più.

Anche stasera, sembra non essere qui. Pago rapidamente quello che devo, e mi allontano.

Oggi sono stanca. È da tanti giorni che sono stanca, ad essere sinceri. Non vorrei esserlo. Anche Jeff dice che dovrei essere più viva.

È mentre sto tornando indietro, però, che mi accorgo che qualcosa non va. Dentro casa, lungo le scale.

Vedo lunghe strisce di sangue, ed è fresco. Sono stata via forse mezz'ora, cosa è successo?

Entro in casa e sento puzza di sangue fresco. Di solito come odore mi piace, ma ora appesta l'intera casa.

Jeff è sul divano, e tiro un sospiro di sollievo quando capisco che non è ferito, per fortuna. Sembra stare bene.

Però è del tutto impregnato di sangue. Sembra tranquillo, con il suo intero corpo coperto di rosso.

- Dobbiamo andare - dice - La polizia sta iniziando a girare qua attorno, e ho ucciso un poliziotto. Andiamo.

- Ora? - chiedo, sapendo come vanno le cose quando dobbiamo spostarci. Di solito dormiamo fuori, senza coperte o simili, per qualche giorno, con la perenne ansia di essere visti da qualcuno.

- C'è un'altra casa in cui possiamo andare. Non è lontana. Andiamo via ora.

Sospiro, e in pochi minuti mi ritrovo a camminare dietro a Jeff, che ha tentato di ripulirsi un minimo. Non dovrebbe dare nell'occhio, ma uno come lui dà più o meno sempre nell'occhio.

Almeno è sera, e di sera alla gente non piace camminare per le strade quando in giro si stanno compiendo strani omicidi.

Cammino in vie che ho già visto, lungo una strada sconnessa troppo stretta anche solo per un motorino. Il cielo è appena una linea.

Camminando, sto attenta a non stare troppo addosso a Jeff, ma senza stargli eccessivamente lontana.

Poi, arriviamo davanti alla casa. Un edificio vecchio, abbandonato, non troppo diverso dall'altro, se non per le finestre sbarrate. Dentro deve essere sempre buio, forse ci serviranno delle candele. Mi piacciono le candele.

Poi, noto che questa strada mi è familiare. Ne sono sicura, da qualche parte l'ho vista.

Infine, riconosco i passi che ho fatto giorni fa, il portone da cui sono uscita durante quella mattinata. Qui c'è la casa della ragazza che mi ha curata.

Jeff and Madge - Toxic [Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora