Io e Ingrid abbiamo dormito a casa di Michelle.
La verde è stata gentile, vedendo che non stavo bene non ha fatto domande e mi ha lasciata sola con la persona che mi stava consolando.
Ingrid mi ha tenuta tra le sue braccia forse per ore, mentre io tremavo e piangevo.
Mi sento del tutto prosciugata, ora. Non ho più nulla da dare, nessuna lacrima da versare. Ho solo le braccia di Ingrid che mi accarezzano e i suoi rari baci che si posano sulla mia fronte.
E lo odio, perché non serve a nulla. Piangere non porta indietro la piccola Jo, non cancella le cose orrende che ho fatto. Non posso più farci nulla.
Eppure Ingrid resta qui con me. Non ha detto una parola, ma credo sia meglio così. Mi chiedo solo perché voglia consolarmi. Non me lo merito.
Sono una criminale, una complice... e sono pazza. Ne sono abbastanza convinta. Non sono normale, una persona come me, che fa le cose che ho fatto io, non può essere sana. Sono malata, sono cattiva, perché vengo consolata?
- Madge.
È la prima parola che sento, dopo tanto tempo. Sollevo timidamente lo sguardo verso Ingrid, che mi rivolge un sorriso piuttosto stanco.
- Ho bisogno di dormire un po'. Se qualcosa non va, se non ti senti bene, allora svegliami.
- Non devi preoccuparti per me. Non merito le tue attenzioni - dico, decidendo di essere onesta con lei.
- Madge. Io non credo che tu abbia fatto delle buone azioni, in questi mesi - dice, e io sento una leggera fitta allo stomaco - so che hai fatto cose orribili, che tu fossi influenzata da Jeff lo so, ma questo non cancella le tue azioni. L'unica cosa che importa davvero, è che sei dispiaciuta. Che tutte le cose che hai fatto ora ti pesino. È positivo, perché significa che tu puoi diventare migliore. Mi piacciono le persone che diventano migliori.
Detto ciò, chiude gli occhi e si accoccola tenendomi tra le braccia.
Penso che dovrei andarmene. Ingrid non può sprecarsi a stare con me. Una come lei che si dedica a una come me? No, lei merita di meglio.
Non è vero che lei mi somiglia. Lei aveva un pessimo padre, ma il suo pessimo padre non l'ha fatta essere complice di omicidi e torture. Lei non ha riso nel sapere di una bambina di tre anni uccisa senza motivo.
Io sì.
Non posso lasciare che perda tempo con me. Quando sento il suo respiro farsi pesante e so che si è addormentata, mi sciolgo dal suo abbraccio.
Un po' mi spiace, ma devo farlo. Per lei. Non le fa bene stare con qualcuno come me.
Ripenso a come mi sono divertita ieri, e decido che non accadrà mai più.
Non so avere una relazione normale, so come definiscono quelli come me.
Io sono una persona tossica.
Mi dirigo verso la porta ed esco, il più silenziosamente possibile.
Mi chiedo cosa farò ora. Non ho un luogo dove rifugiarmi, o una meta. Anche il futuro più vicino è fosco.
So che ho fame, quindi potrei mangiare qualcosa. E so che oltre questo, mi sento priva di ogni obbiettivo.
Credo che se un'auto mi investisse ora non mi spiacerebbe. Certo, il dolore mi spiacerebbe, ma mi sento talmente senza scopo che la fine della mia vita non mi sembra un'opzione così orrenda. Ridacchio tra me e me.
La mia vita è davvero andata a puttane.
Cammino in un vicolo poco affollato. Non c'è nessuno, tranne la persona che cammina alle mie spalle. So che c'è perché sento i suoi passi.
E so chi è perché la sua voce mi gela il sangue nelle vene.
- Piccola Madge, non sei rimasta a casa.
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Jeff and Madge - Toxic [Wattys2018]
FanfictionVedendolo dal vivo, lo aveva amato. Lo aveva amato con un sentimento così forte da sovrastare ogni altro pensiero, ogni ragionevole paura. Non lo temeva, anzi. Lo ringraziava di aver preso con sé una ragazza che credeva di essere inutile. Ma lui, l...