16 Novembre 1983
"Mi troveranno, Lunastorta. È solo questione di giorni" sussurrò Sirius cupo, ricacciando indietro la bile che lottava per venire fuori. Remus lo guardò. "Pensa a Sophie, Pad. Non puoi abbandonarla." lo esortò Lupin, portando una mano tra i capelli. Gli occhi grigi di Sirius corsero sulla fotografia rovinata sul camino. Kimberly era così bella in quella foto. "Non voglio abbandonarla" disse di nuovo l'uomo, trattenendo le lacrime a stento. Remus lo guardò negli occhi. "Solo che non posso portarla con me. Non posso esporla al pericolo. Se Bella dovesse trovarla, io-" un singhiozzo rumoroso venne fuori dalle sue labbra e alcune lacrime iniziarono a lasciare i suoi occhi chiari. Remus aveva gli occhi lucidi. "E tutto ciò che mi rimane. Abbiamo perso James e Lily, Peter è un farabutto e ho perso Kim. È tutto quello che ho di lei." soffiò rocamente, cercando di asciugarsi le lacrime con le dita. Lunastorta posò una mano sulla sua spalla, accarezzando il tessuto della sua giacca. "Ok, Sir. Hai ragione, non puoi portartela dietro. Ma chi se ne prenderà cura?" chiese dolcemente Remus, continuando a muovere meccanicamente la mano. Sirius alzò di nuovo gli occhi. "Ho parlato con mio cognato, Rufus. Dice che per lui e sua moglie non ci sono problemi." rispose Black con sguardo serio, anche se Remus colse una scintilla di tristezza tra tutto quel grigio. "Verrà a prenderla domani" continuò, mentre la sua voce si incrinava verso la fine della frase. Un altro giorno. Un solo giorno da passare con sua figlia. Lupin sembrò sorpreso da tutta quella fretta. "Prima la porto via da qui, meglio è. Non posso rischiare che qualcuno la trovi." spiegò Sirius, come se avesse letto la mente del Lupo Mannaro. Remus annuì, anche se non del tutto convinto. "Papà, guadda! Zia Meda mi ha pottato queshto!" la voce squillante della bambina attraversò le pareti, fino a quando lei stessa non apparì nella stanza, mentre si portava dietro un pacco regalo incartato di giallo. Posò il pacco sul tavolo e si arrampicò sulle gambe di suo padre, scansandosi ogni tanto ciocche di capelli dal visino paffuto. "Oh, ma che bello!" esclamò Sirius, cercando di sembrare più felice possibile. L'ultima cosa che voleva era che Sophie si accorgesse della tensione che aleggiava in quei giorni. "Vollei aplilo con mamma. Quando tonna?" chiese con innocenza Sophie, guardando il padre negli occhi con un'intensità tale da fargli raggelare il sangue. Sirius si sforzò di sorridere. "Presto" sussurrò tra i suoi capelli, stringendola a lui. Andromeda era rimasta a guardare ferma sulla porta, una mano sulla bocca e le lacrime che erano sul punto di scendere. Nessuno aveva avuto il coraggio di dire a Sophie che sua madre non sarebbe tornata mai più. Sirius le diceva sempre che era in viaggio, che era uscita a fare la spesa o era andata a trovare zio Rufus e sia Amanda. Sophie iniziava a stufarsi, e spesso si svegliava di notte, piangendo e urlando per la mancanza di sua madre. Allora Sirius la prendeva in braccio e la cullava fino a quando non si addormentava, cercando di non piangere esageratamente.
"Anche ieli hai detto coshì" sbuffò la bimba, mettendo su il broncio e incrociando le braccia al petto. "Torna presto, tesoro" interruppe Remus, accarezzando i capelli castani della sua figlioccia. "Perché non vai con zia Meda a scartare questo bel regalo?" le disse poi, prendendola in braccio e facendola scendere dalle braccia di suo padre. Sophie diede la mano ad Andomeda e la trascinò verso la sua stanza, urlando eccitata per il suo regalo. "Ci credi? Oggi fa tre anni" disse Sirius, fissando il punto in cui erano scomparse sua figlia e sua cugina. "E tu ne fai 23, Padfoot. Inizi ad essere vecchio, amico mio" scherzò Remus, cercando di alleggerire la malinconia di quel piovoso pomeriggio di novembre. Sirius ridacchiò, anche se non era una vera e propria risata. Sembrava più una risata di cortesia. Remus lo prese comunque come un buon segno. Un forte tonfo aveva distratto i due da quella strana conversazione, e in un batter d'occhio del fumo nero aveva invaso il salotto, appannando la vista di entrambi. Quando dal fumo nero di materializzò la figura di Lucius Malfoy, Sirius capì che era troppo tardi. "Black, Black, Black" Lucius sbatté la lingua sul palato per tre volte. "Credevo che a quest'ora fossi già sulla via di fuga" tuonò, con un ghigno malefico sulla faccia. Sirius di alzò di scatto, con tutta l'intenzione di prenderlo a pugni alla babbana, ma la mano nodosa di Remus lo afferrò in tempo. "Che ci fai qui, Malfoy?" abbaiò Padfoot, stringendo i pugni tanto da sentire le unghie conficcarsi nella carne. Le nocche erano diventate bianche. "Sei il cugino di mia moglie, mi piacerebbe tenerci in contatto" ghignò di nuovo Malfoy, con quella sua voce altezzosa e derisoria. Sirius voleva urlare. "Vattene, Malfoy" ordinò brutale Lupin, buttando fuori tutta la rabbia che provava in quel momento. Malfoy scoppiò in una risata che di felice non aveva niente. "Sei riuscito a scappare per due anni Black, solo grazie a tua figlia mezzosangue " la voce di Lucius sprizzava disgusto e odio. "È arrivata l'ora, caro signor Sirius Black. Lei è accusato per complicità con il signore oscuro nell'omicidio di Lily e James Potter, il 31 ottobre 1981. Come si dichiara?" urlò fiero Lucius, gonfiando il petto e sorridendo maligno. Sulla porta comparve Andromeda, che stringeva tra le braccia una Sophie piuttosto confusa. Sirius ringhiò. "Chi tace acconsente" sibilò cattivo Malfoy, guardando negli occhi Sirius. "Prendetelo!" urlò, e in un attimo decine di Auror erano apparsi dalle finestre, circondando Sirius e Remus in una cerchia mortale. Due di loro afferrarono Sirius e lo ammanettarono, e lui non provò nemmeno a divincolarsi. Remus fece appena in tempo a scorgere il sorriso amaro sulla bocca del suo migliore amico, che due guardie lo trascinarono via, fuori dalla casa. Andromeda aveva iniziato ad urlare, mentre Sophie aveva iniziato a tirare calci a destra e a manca. "Fermi! Fermi! È il mio papà" urlava a squarciagola, dimenandosi e scalciando come un asino. Andromeda fu costretta a lasciarla andare. Sophie sgomitò tra gli Auror fino ad arrivare al centro, dove suo padre era rimasto a testa bassa, con il suo sorriso triste e inquietante che faceva capolino tra i capelli neri. "Lasciatelo! Femmo, lascia!" urlò, afferrando il braccio di uno dei due che tenevano fermi Sirius e strattonandolo. Questo la guardò con indifferenza.
Sirius alzò gli occhi su sua figlia, poi guardò dritto negli occhi uno degli Auror. "Posso almeno dire addio a mia figlia?" chiese, la sua voce sarcastica e dolorosa al tempo stesso. L'Auror annuì semplicemente. "Ascolta" iniziò Black, dopo essersi inginocchiato all'altezza di Sophie. "Devi promettermi che farai la brava, ok?!" disse, regalando ala sua bambina un sorriso rassicurante. "Ok" rispose Sophie in modo confuso. "E ricordati che ti voglio bene. Anche la mamma te ne vuole. Tanto. Ti amiamo tanto. E mi dispiace" Sirius piangeva silenzioso, le lacrime che rigavano le gote e finivano sul mento. "Ma dove ti portano?" chiese Sophie, sbattendo i suoi enormi occhi grigi. "In un posto lontano. Però torno presto" le sorrise di nuovo suo padre. "E riporti anche la mamma?" nel silenzio più totale della stanza, Andromeda emise un profondo singhiozzo. "Si, riporto anche lei" rispose Sirius, prima che l'Auror lo tirasse su e lo trascinasse fuori dall'abitazione. Sophie gli corse dietro. "Papà!" gli urlò da lontano. Sirius si voltò, gli occhi lucidi e gonfi. "Ti voglio bene! Torna preso!" poi Sophie sentì solo Remus che la prendeva in braccio.
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•scruta la mia anima•||Harry Potter||IN REVISIONE
FanfictionCi avreste mai creduto che Sophieanne Emily Black, figlia di Sirius Black, si fosse presa una cotta per Harry Potter nonostante il suo ragazzo?