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Un giorno la professoressa di sociologia ci fece vedere un film di una regista italiana, una sorta di docu-film degli anni '80. Di solito i film così non mi piacciono particolarmente, ma quello mi aveva proprio preso.
Yoko non era venuta a scuola, quel giorno. Si sedeva sempre nel banco accanto a mio da quando era iniziato l'anno. Mi sentii terribilmente solo; oltretutto, non era da lei saltare le lezioni. Ecco perché la situazione, sotto sotto, mi rendeva preoccupato.
Quando a ricreazione uscii per fumarmi una sigaretta, la vidi fuori dal cancello. Teneva la bretella della borsa verde ed una bottiglietta d'acqua in mano. "Marvin! Vieni qua", mi sussurrò, non appena mi vide. Così, piuttosto confuso e ancora col mozzicone tra le dita, mi avvicinai.
"Senti, scusa se te lo chiedo, ma non è che puoi prestarmi un attimo il telefono?" mi domandò. Annuii, lo tirai fuori dalla tasca posteriore e glielo porsi. Mi ringraziò; ve l'avevo detto, era una persona educata. Compose in fretta un numero, mormorò qualche parola e poi me lo restituì, ringraziandomi di nuovo. Fece per salutarmi, ma io la fermai un secondo, "Perché non sei a scuola, oggi?"
"Mi sono svegliata tardi" mi rispose, "A domani, Marvin!"
Mi piaceva il modo con cui pronunciasse il mio nome. Lo faceva un po' all'inglese, sapete. Non lo saprei riscrivere, ma somigliava molto a Mourvi. Faceva quasi tenerezza.
Quando rientrai a scuola, dopo l'intervallo, controllai che numero avesse composto. Forse era quello di suo padre. Rimisi il cellulare in tasca e presi la mia roba dall'armadietto. Mia madre mi ci avrebbe mandato a calci in culo, a scuola.

mourvi ;;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora