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Era l'ultimo giorno di scuola; i senior indossavano magliette colorate, e andavano in giro per i corridoi canticchiando qualche stupida canzoncina commerciale sentita la mattina stessa alla radio. Era il loro ultimo giorno da liceali, quello. Li invidiavo un po', a dire il vero, ma non del tutto: non ero ancora pronto a tante responsabilità. Perciò affrontai le lezioni e basta, come se fosse un giorno come un altro, e non badai molto al casino dei senior che, comunque, se ne sarebbero andati presto.
Yoko si sedette accanto a me in autobus, quel giorno: era la prima volta che lo faceva. Solitamente, sedeva uno o due posti più avanti del mio, per stare accanto alla sua cricca, ma quel giorno no. "Mi dispiaceva lasciarti da solo l'ultimo giorno di scuola, tutto qua" si giustificò; come se fosse necessario, giustificarsi. Io ne ero felice: mi ero stancato di guardare lo stesso paesaggio tutti i santi giorni, sia all'andata che al ritorno.
Ero talmente felice che, una volta sceso dal mezzo, mi diressi verso casa salterellando, pensando a quanto fosse bella quella giornata. Passai il resto del pomeriggio ad ascoltare musica e ad organizzare l'estate: sarei andato in piscina, avrei imparato a fare i nodi come i marinai, e avrei anche riconosciuto le stelle di notte. Ero talmente euforico che nemmeno mi accorsi fosse calata la notte. Erano le due ed io ero ancora sveglio; i miei genitori erano andati a letto, e fuori era tutto buio. Decisi di andare da Yoko. Sì, sarei uscito, avrei preso la bici e avrei pedalato fino a casa sua. Non distava tanto dalla mia, ci avrei messo poco.
La luce della camera di Yoko era spenta, ma le tende erano ancora aperte. Provai a chiamarla: nessuna risposta. Così utilizzai il buon vecchio metodo del sassolino. Si affacciò dopo qualche secondo. "Marvin, sono le due di notte! Che accidenti vuoi, a quest'ora?"
"Facciamo un giro?"
"Certo che no"
"Io ti ci ho accompagnato, al Six Flags Great America"
"Era pomeriggio, Marvin. C'era ancora il sole."
"E adesso c'è ancora la luna. Dai, che ti cambia? Non staremo via per molto"
Così passammo tutta la notte al laghetto artificiale da cui ricavavano l'energia idroelettrica. Non parlammo di grandi cose: restammo semplicemente a guardare le stelle prima che sparissero nel crepuscolo.
E fu proprio quella sera che Yoko, prima di tornare a casa, mi disse che si sarebbe trasferita.

mourvi ;;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora