6

21 6 0
                                    

Sapete una cosa? In realtà vi ho mentito, prima. Non è vero che Yoko mi fu simpatica da subito. Volevo solo fare un po' il sentimentale, ecco. Non credo di avervi mai raccontato come ci siamo conosciuti, io e lei. È una storia abbastanza noiosa, a dire il vero. Ma, per raccontarla, bisognerebbe partire dal semplice presupposto che io, Yoko, ebbi davvero fatica ad inquadrarla per bene. Mi fu alquanto difficile capire che tipo di persona fosse; non so se mi spiego. Il primo motivo fu il suo nome - sono solito avere dei pregiudizi in base ai nomi delle persone, sono fatto così -, e secondo, perché stava sempre con questo gruppo di ragazzi che andavano in giro con i loro skate. Quando salivano sull'autobus, per andare a scuola, si portavano dietro queste tavole con le ruote sporchissime e facevano un sacco di casino. Però Yoko, che era l'unica ragazza lì in mezzo, se ne stava in silenzio, per i fatti suoi, ad osservare passivamente ciò che accadeva a pochi centimetri da lei. Aveva le ginocchia sbucciate, la prima volta che la vidi salire sul mio bus; portava una t-shirt molto larga, con il logo degli Arctic Monkeys. Pensai subito fosse una di quelle che lo fanno per moda. Invece no, non lo faceva per moda, era stata ad un mucchio di loro concerti, ed era addirittura entrata nel camerino di Nick O'Malley. Questo, però, lo sapevano solo poche persone. Capite, ora, perché mi riuscii difficile inquadrarla per bene? Mi ero fatto un'idea sbagliata su di lei, ed era raro accadesse. Di solito, le mie idee sulla gente si rivelano quasi tutte fondate.
In ogni caso, il giorno in cui le rivolsi la parola per la prima volta fu in mensa. L'avevo già vista altre volte, ma ero troppo timido per parlarle. Stavo seduto con un tizio, Jimmy, che suonava la chitarra elettrica nella nostra band. Stavamo mangiando questo purè di patate schifoso, quando si avvicinò questa ragazza, Yoko per l'appunto, che ci chiese - molto gentilmente - se il posto davanti a noi fosse libero. Rispondemmo che sì, era liberissimo. Ed era vero: io e Jimmy eravamo persone molto solitarie. Yoko finì di mangiare il suo pranzo, e poi cominciammo a parlare. Sembrava una tipa molto tranquilla. Diventammo quasi amici. Poi, d'un tratto, mentre stavamo ancora parlando, si alzò e se ne andò. Così, a caso. Io e Jimmy ci guardammo, ma non dicemmo nulla; fu meglio così.
Poi scoprii che Yoko fosse nella mia stessa classe di sociologia. E fui felice di saperlo, perché era una di quelle persone con cui avrei voluto approfondire una conversazione. Mi piace approfondire le conversazioni, e credo si fosse capito, ormai.

mourvi ;;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora