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Vi ho mai parlato di Caleb, il fratello di Yoko? Accidenti, che spasso, quel Caleb. Durante il pranzo, ogni tanto, veniva a sedersi con me e sua sorella, e ci raccontava qualche storiella sconcia che aveva sentito da qualcuno dell'ultimo anno. Terminava sempre il tutto con un "Porca miseria, mi divertirò da matti, quando arriverò anche io all'ultimo!" poi si alzava, prendeva il suo vassoio e se ne andava. Senza un ciao, né un accenno di saluto. Si alzava e se ne andava. Era una persona molto semplice, Caleb.
A volte mi ritrovavo a pensare che Yoko fosse la più normale della sua famiglia. Aveva anche lei le sue fisse, parliamoci chiaro, ma con la testa ci stava abbastanza. Non era una di quelle che vogliono sembrare strane per forza. Quando lo era, lo capivi che era sé stessa. E infatti, ancora oggi, credo che non sia un discorso di pazzia o di normalità; piuttosto, sono convinto che riguardi l'essere sé stessi. Se sei te stesso, hai già vinto. E Yoko questo l'aveva capito bene.
Quando i loro genitori divorziarono, nel 2005, Caleb e Yoko andarono a vivere con loro padre, Andrew. Trovai strano che la custodia venisse affidata al padre, ma dopotutto non erano fatti in cui dovessi immischiarmi, quindi lasciai stare. Yoko non sembrava affatto risentita: più volte mi fece presente quanto preferisse suo padre a sua madre. "La mamma è una pazza psicotica, quasi quanto Alice. Io ho bisogno di calma e di serenità, ed Andy rappresenta tutte e due"
Una cosa buffa è che lo chiamava sempre per nome, suo padre. Non so bene il perché, ma l'aveva sempre fatto. Non le ho mai domandato il motivo, ma ero certo avesse le sue buone ragioni. Mi faceva sorridere, questo fatto.
Andrew era un tipo molto alla mano. Faceva lo scrittore, ed era anche piuttosto conosciuto. Ma non era uno di quelli che si montano alla testa, anzi: il successo l'aveva reso ancora più umile. E poi, mi offriva sempre la Pepsi quando andavo a casa loro. Era un tipo apposto, uno di quelli con cui uno si trova subito a suo agio.
Un giorno, mentre Yoko ed io stavamo andando verso lo skatepark, lei mi fermò e mi disse: "Marvin, ma lo sai che la madre di TJ da giovane aveva una cotta per Andy? Stavo morendo, quando me l'hanno detto"
"Chi te l'ha detto?"
"Una tizia in mensa. Stavo prendendo i piselli quando questa mi si avvicina e mi svela tutti i fatti della madre di TJ. Non è buffo? Amo quando la gente non si fa gli affari suoi"
"A me, onestamente, avrebbe infastidito se qualcuno avesse sbandierato cose mie in giro. A te no?"
"No" fece lei, ricominciando a camminare. "Sai, sono una persona molto riservata, e quando sto in mensa, a prendere il pranzo, mi faccio molto gli affari miei. Però so tutto degli altri. Credo pensino che sia un po' come il baratto: io ti dico questo, e tu mi dici un po' di affari tuoi. Ma con me non attacca. Sono troppo furba, per certe cose"
La lasciavo parlare. Faceva queste uscite che ti fanno pesare il fatto che il suo cervello sarà sempre più avanti del tuo, e ti fa stare un po' male, a volte, ma poi ti giri e te la ritrovi accanto, che parla delle diverse tonalità dell'asfalto, e ti chiedi che diavolo ho fatto per meritarmela? Poi vai a sbattere contro un palo, lei si mette a ridere e perde il filo del discorso. E ricomincia tutto da capo.

mourvi ;;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora