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Non mi pentii di averla portata al lago artificiale, quella sera, e di averle spiegato il motivo per il quale non ci fossero pesci in acqua. Allo stesso modo, lei non si pentì di avermi detto che se ne sarebbe andata: l'avrebbe fatto comunque, prima o poi. Anzi, mi ringraziò, perché le avevo reso le cose molto più semplici, così. Restammo in silenzio durante tutto il tragitto verso casa. Lei camminava a due passi da me, strisciando i piedi a terra, come faceva solitamente. Io, due passi indietro, la guardavo farlo e stavo zitto. E anche lei stava zitta. Stavamo in silenzio entrambi.
Poi, arrivati al cancello di casa sua, Yoko si girò. "Non avrei voluto dirtelo così. O meglio, te l'avrei voluto dire, ma non in questo modo. Non volevo sembrarti brusca, o insensibile, o cose del genere. Volevo solo togliermi questo peso. Sei il primo a cui lo dico. Sul serio. Domani dovrò parlare con Ross, con Riley, con Sean e con tutti gli altri. E sarà dura, perché io non me ne voglio andare da qua. Solo che Andy ha deciso che è così che deve andare, e Caleb ed io non possiamo farci molto, dato che stiamo sotto la sua custodia. Volevo solo dirtelo, perché, davvero, non voglio che tu stia male o cose del genere. Tanto torno. Non so quando, ma torno. Te lo giuro" la sua voce restò sullo stesso tono. Nessun tipo di incrinatura, nessun tipo di emozione. A volte mi chiedevo se la ragazza che avevo davanti ci tenesse sul serio alla nostra amicizia. Però, poi, quasi come se mi avesse letto nel pensiero, mi abbracciò. Restai impietrito: era il nostro primo contatto fisico. Appoggiò la testa sul mio petto, con una forte stretta alla cassa toracica che mi fece intendere che, almeno un po', gli importasse di me. Non ebbi coraggio di dirle altro, se non "Sta' tranquilla, non me la sono presa. Ci scriveremo qualche mail ogni tanto"
"Ogni tanto?"
"Sì, cioè, insomma, quando vorrai. Lo sai che rispondo sempre"
Poi entrò in casa, e mi salutò di nuovo. Aspettai che salisse in camera sua e che spegnesse le luci. Erano le quattro del mattino, ed io stavo pedalando verso casa, con la luna alle spalle e le lacrime agli occhi. Mio padre mi aveva sempre detto che gli uomini non piangono, ma erano cose vecchie, quelle. Nemmeno Yoko ci credeva più. Peccato io non fossi Yoko.
Entrai in casa in punta di piedi. Salii in camera mia, mi tolsi i vestiti e andai a letto. Ricordai di non avere nemmeno una foto con lei. Non c'era nulla a legarci, tranne quell'abbraccio. E un po' mi seccava, a dire il vero, perché una foto sarebbe stata meno facile da dimenticare. Sperai solo che Yoko quell'abbraccio non lo facesse finire nel dimenticatoio. Sapevo quanto fosse semplice per lei dimenticare le cose. Era fatta così.

mourvi ;;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora