Settimo capitolo - la mia nuova vita

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<<Porti via anche questi album fotografici?>> chiese Kate.

Era da circa un'ora che girovagavano per le stanze del vecchio appartamento di Savannah ad impacchettare tutte le sue cose. Kate e Louis erano andati a prenderla a Long Beach, e l'avevano riaccompagnata a San Diego per occuparsi del rapido trasloco. 

Aveva tenuto parola alle minacce fatte  a Logan. Il trasloco era stato anticipato e invece di aspettare un mese il tutto si stava svolgendo in quella settimana. 

Per sua fortuna la maggior parte dei mobili che le servivano erano già lì nel nuovo appartamento e non aveva intenzione di sostituirli con dei nuovi, le andavano più che bene.

<<Sono solo vecchi ricordi del liceo.>> rispose posando a terra vicino alla porta d'ingresso uno scatolo di vestiti estivi <<Li metterò da qualche parte.>>

<<Se per te sono importanti, puoi sempre montare una mensola.>> propose Kate iniziando a mettere gli album in uno scatolo.

Quando finalmente finirono di impacchettare le ultime cose presenti in quel piccolo appartamento, si rimisero in viaggio per tornare nella sua nuova casa. Lei e Louis scaricarono la macchina, mentre Kate teneva teneramente Vicky tra le sue braccia seduta su una sedia nella in cucina. Una cosa era certa pensò quest'ultima, la sua migliore amica aveva più senso materno di lei. Mentre Louis scaricava gli  scatoloni con gli utensili da cucina Savannah si dedicò a sistemare la sua camera da letto.

Il nuovo appartamento non era molto più grande di quello di San Diego, aveva solo una camera da letto in più, che era perfetta per farla diventare la cameretta di Vicky. Quelli erano stati gli unici mobili che aveva dovuto portarsi dietro, la culla, il fasciatoio e i giochi della bambina.

Verso le otto di sera finirono di scaricare tutti i pacchi e di mettere al loro posto le cose indispensabili, lasciando solo pochi scatoloni ancora pieni, così anche Kate e Louis furono liberi di tornare a casa. Victoria era già crollata in un sonno profondo e lei avrebbe potuto godersi un po di relax. Osservò per qualche minuto quel luogo così nuovo, le sue cose che al suo interno sembravano ricoprirsi anche esse di una nuova luce e di nuova vita. Quella stessa nuova vita che sperava di crearsi anche lei. 

Prima di recarsi in bagno controllò la sua bambina che dormiva serena in quella nuova camera, come se non si accorgesse per nulla del caos che le regnava intorno, poi spense tutte le luci e tirando un respiro profondo si immerse in quella morbida schiuma bianca. Dimenticando per un po tutti i suoi demoni. 


Un mese dopo

Nella nuova città dopo un mese le cose aveva iniziato a sistemarsi quasi del tutto. Savannah era riuscita a trovare un piccolo lavoretto in una tavola calda con una buona paga e degli ottimi orari lavorativi. L'unico problema iniziale sembrava essere quello di trovare qualcuno a cui affidare Vicky quando lei era assente, ma per sua fortuna sul suo stesso pianerottolo viveva una donna con la figlia di quindici anni che aveva bisogno di un lavoro part time dopo la scuola, ed era stata del tutto contenta nel accettare di fare da baby sitter alla piccola Queen, ed anche la bambina sembrava apprezzarla.

Per quanto riguardava Logan invece le cose erano del tutto precipitate. Aveva tagliato con lui qualsiasi tipo di contatto, l'unica persona della famiglia Queen con cui parlava era Taylor, che si interessava al posto del fratello su sua figlia.

Questo aveva fatto in modo che la rabbia di Savannah nei suoi confronti aumentasse ancora di più. Portare Vicky con lei a Long Beach, non significava mica che lui dovesse smettere di fare il padre, ma sembrava che Logan avesse capito proprio questo. Non telefonava, non chiedeva di vederla, era come se si fosse dimenticato di avere una figlia. L'unica cosa che dimostrava la sua paternità era il volto della loro bambina che giorno dopo giorno somigliava sempre di più a quello del padre. Per Savannah era una tortura riconoscere nei lineamenti di sua figlia quelli del ragazzo che aveva amato e che le aveva fatto del male. Ma allo stesso tempo pensava che erano proprio quelli a renderla la bambina più bella del mondo. 



Quei pensieri l'abbandonarono solo la sera prima del suo primo giorno di college. Non stava più nei panni dall'emozione.  Aveva deciso di rilassarsi un po' prima di andare a letto, avrebbe dovuto cenare, ma la fame che provava poco prima le era stranamente passata. Così si servì un generoso bicchiere di vino rosso per cercare di rilassare i nervi e poco dopo crollò nel letto.

La mattina dopo la sveglia suonava interrottamente quando si voltò per guardare l'ora Savannah si accorse che erano le sette del mattino. Quel giorno non poteva permettersi di essere in ritardo. Prima ancora che potesse buttarsi sotto la doccia in bagno qualcuno bussò alla porta di casa. Si alzò velocemente dal letto ed andò ad aprire. Sapeva già chi c'era dall'altro lato ad attenderla.

<<Buongiorno Pam.>> disse con un sorriso.

<<Ciao piccola Sav.>> rispose la donna. Pam era la madre di Hanna, che si era offerta di prendere il posto di sua figlia la mattina, come baby sitter una volta che Savannah avrebbe cominciato il college.

<<Allora sei pronta per questa nuova avventura?>> le chiese Pam varcando l'ingresso.

<<Oh si, non vedo l'ora. >> rispose lei saltellando dalla gioia <<Non posso crederci. Un anno fa ero presa dalla disperazione più totale, pensando che diventare mamma non mi avrebbe permesso di realizzare i miei sogni e invece ora guardami. Vado al college.>> continuò con un gridolino.

<<Sono contenta per te. Ma ora corri a prepararti, o farai tardi. Penserò io alla tua piccola.>>

A quelle parole Savannah si precipitò in bagno a prepararsi, ma pur facendo tutto di corsa, uscì di casa in netto ritardo. Quando arrivò alle porte del college iniziò a correre verso i corridoi alla ricerca dell'aula di economia dove avrebbe seguito la sua prima lezione. All'improvviso andò a sbattere contro qualcuno. Subito dopo l'impatto l'unica cosa che vide furono molti fogli volare in aria e iniziò a scusarsi imbarazzata <<Io... mi dispiace... non guardavo dove andavo...>>

<<Tranquilla, non è colpa tua>> le rispose lo sconosciuto, e appena Savannah incontrò i suoi occhi, sentì come una scarica che non aveva quasi mai provato in vita sua ( a parte con Logan). Si alzò lentamente da terra tenendo fissi i suoi occhi in quelli dello sconosciuto, ma senza dare troppo peso all'incidente e alle strane sensazioni del momento riprese la sua corsa verso l'aula. Quando arrivò finalmente si accomodò al suo posto insieme agli altri e il professore entrò in classe. Alzando il volto verso di lui Savannah si accorse che era il ragazzo che aveva urtato poco prima. Quando anche lui prese coscienza che lei era nella sua aula si guardarono per un attimo imbarazzati, finché a lui non scappò un piccolo sorriso nella sua direzione, per poi riprendere a rivolgersi al resto della classe.

Savannah per un attimo si assentò del tutto dal contesto. Chissà perché il suo professore, un perfetto sconosciuto l'aveva guardata in quel modo, che avesse avvertito anche lui quella specie di scarica nel incontro dei loro occhi? No era praticamente impossibile.

L'ora passò veloce, e quando la campanella suonò tutti uscirono dall'aula. Tranne lei.

<<Professore...>> si limitò a dire, ma lui senza neanche guardarla la interruppe.

<< Signorina so che vuole scusarsi per prima, e non ce ne bisogno.>>

<<Va bene.>> rispose lei.

<<Ora se vuole scusarmi.>> fece lui alzandosi <<Devo recarmi in un'altra aula.>>

<<Oh sì, certo anch'io. Sono in ritardo.>>

<<Bene, a presto... signorina?>>

<<Smoak. Savannah Smoak.>>

<<A presto Savannah.>> e se ne andò uscendo dalla piccola porta, rivolgendole un sorriso che per poco non rischiava di farle mancare l'aria nei polmoni. 



Un grosso bellissimo sbaglio - For the rest of my life [ COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora