Ventiduesimo capitolo - L'addio alla mia vita

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Dopo il gesto di quel pomeriggio, quasi non aveva il coraggio di tornare a casa, e quando riuscì a trovarne quel poco per lasciare il suo ufficio, erano già l'una di notte passata. 

Arrivato nella sua suite Meredith era già crollata tra le braccia di Morfeo e così quasi tutti su quel piano. 

Dopo essersi cambiato decise di provare a dormire pur avendo l'immagine di lei fissa nei pensieri, e quella voglia irrefrenabile di averla lì con lui. E passati dieci minuti riuscì a prendere sonno. 

In piena notte, si alzò di scatto, ritrovandosi seduto al centro del letto. Si girò a guardare la sveglia di lato, che segnava le quattro del mattino. Meredith aveva un braccio intorno alla sua vita e dormiva profondamente. Dopo svariati minuti decise di rivestirsi, indossando una t-shirt e dei jeans, per scendere al bar di sotto. 

Uscì dalla suite, nel corridoio, tutto intorno a lui sembrava così vuoto e silenzioso. Mentre attendeva l'ascensore si fermò a guardare la porta della suite di lei, chissà cosa stava facendo in quel momento. Non voleva neanche pensarlo, preferì immaginarsela distesa tra le lenzuola dormiente, abbracciata alla loro bambina. 

Scosse la testa, rivolgendo il suo sguardo all'ascensore che era finalmente arrivato. Stava per entrarci quando sentì, alle sue spalle il rumore di una porta che si apriva e dei passi avanzare in sua direzione. 

Quando si voltò, Savannah era lì che lo fissava con un'espressione confusa, sicuramente identica alla sua. 

<<Cosa ci fai sveglia a quest'ora?>> le chiese.

<<Potrei farti la stessa domanda.>>

<<Non riesco a dormire e ho pensato di scendere giù al bar.>> confessò sincero. 

<<Abbiamo avuto la stessa idea a quanto pare.>> fece lei distogliendo lo sguardo. 

<<Beh, credi che possiamo condividere almeno l'ascensore?>> ridacchiò lui.

<<Non vedo alternative.>> rispose la ragazza alzando gli occhi al cielo. 

Il viaggio in ascensore dal settimo piano, alla hall fu avvolto nel silenzio, lei guardava fisso davanti a sé e gli si leggeva in volto la voglia di arrivare il prima possibile, mentre Logan non poteva far altro che ammirarla e sentirsi fortunato di quei piccoli e brevi istanti, in cui poteva godere della sua presenza. 

<<Ti va di bere qualcosa insieme?>> le chiese appena le porte dell'ascensore si aprirono <<In amicizia sia chiaro.>> continuò alzando le mani, prima che lei potesse rifiutare. 

<<Non credo che sia una buona idea.>> 

<<Niente alcool. Beviamo una tisana se ti va. Magari ci aiuta col sonno, e potremmo parlare.>> 

<<Logan...>> 

<<L'hai detto tu... dobbiamo essere amici. Per Vicky, che male c'è se beviamo una tisana insieme.>> disse sorridendo. 

<<Va bene, ma poi vorrei tornare in camere.>> 

Logan acconsentì con un cenno del capo, poi le fece segno di seguirlo. 

Iniziarono a camminare verso una sala, che una volta superata portava sulla piscina dell'hotel. Quando Savannah capì che la loro destinazione, non era più il bar, ma era cambiata si fermò, tirandolo per il polso, costringendolo a voltarsi verso di lei. 

<<Pensavo fossimo diretti al bar.>> disse con un tono di serietà. 

<<Sì, ma ho pensato che magari il giardino alle spalle della piscina fosse più appartato.>> 

Un grosso bellissimo sbaglio - For the rest of my life [ COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora