Capitolo 2:

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"Tesoro hai un'aria davvero turbata, che è successo?" Natasha era già seduta alla propria scrivania, stava stampando qualche pratica per il capo, niente di troppo interessante visto che contemporaneamente si stava aggiustando lo smalto rosso acceso in tinta con i suoi capelli ricci. Gli occhi verdi erano fissi su un unico punto, un pezzettino d'unghia che rimaneva scoperta e che per qualche strana ragione non intendeva coprirsi, quella stranezza era riconducibile al fatto che Natasha avesse la brutta abitudine di mangiucchiarsi le unghie ed ogni volta un pezzetto di smalto finiva per lo staccarsi.
La donna aveva le gambe accavallate e dondolava un piede avanti ed indietro, infastidendo terribilmente il povero Eriel.
"Natty...scusa se ti posso sembrare diretto, però, che cosa diavolo successo ieri notte?" Chiese una volta sedutosi al fianco dell'amica.
Lei alzò lo sguardo e avvitò il tappo al barattolo di smalto rosso che luccicò una volta venuto a contatto con la luce.
"Siamo andati a bere insieme. Finalmente, oserei dire" Commentò lei, incrociando le braccia conto al petto coperto da una camicetta rosa. Eriel buttò gli occhi al cielo e si avvicinò all'amica, la sedia strisciò contro il pavimento ed il moro avvicinò il viso a quello di Natasha. "Natty, dove sono andato io? Che cos'ho fatto?" Il viso cosparso di lentiggini della donna si contrasse in una smorfia.
Le sopracciglia si corrugarono, riempiendo la sua fronte di sottili rughe d'espressione.
Stava cercando di ricordare che cosa avesse combinato il suo migliore amico.
"Hai bevuto qualche drink, perché? Cos'hai fatto?" Domandò lei con tono indagatore.
Eriel deglutì e si guardò attorno, scrutando l'ambiente con aria critica.
I suoi colleghi erano intenti a scrivere al computer o a rispondere a telefonate, mentre altri chiacchieravano semplicemente tra loro.
"Ecco, sono andato via con un uomo..." Iniziò a raccontare Eriel. Natasha scattò in piedi facendo sobbalzare il povero ragazzo, che cercò in tutti i modi di farla tornare seduta visto che aveva attirato su di loro l'attenzione di metà degli impiegati presenti in sala.
"COSA HAI FATTO!?" Esclamò lei stupita da quella confessione.
Eriel si portò un dito alle labbra e obbligò Natasha a sedersi.
La ragazza era entusiasta di quella notizia, era la prima volta che il ragazzo usciva con un altro uomo.
In realtà era la prima volta che l'amico usciva con qualcuno che non fosse lei. 
"Non abbiamo fatto nulla! È solo che... quel tipo era... wow..." La rossa si portò un unghia tra i denti, infischiandosene dello smalto e di tutto il resto, prese una ciocca di capelli tra le dita e si mise ad osservare l'amico.
"Com'era?" Gli chiese lei, lui arrossì al solo ricordo di quel viso e quel corpo così perfetti.
La sua bocca si riempì di saliva. 
Iniziò a descriverlo per filo e per segno alla ragazza che si sbottonò la camicetta stuzzicando l'amico, che le diede una calcetto scherzoso sotto alla scrivania. 
"Wow" Eriel arrossì vistosamente. Diavolo, si sentiva un ragazzino alla prima cotta.
"Vedi che devi uscire più spesso con me! Guarda chi ti faccio conoscere, un autentico dio, e poi dici che sono una persona assillante" Lo rimproverò lei con tono offeso.
Lui buttò gli occhi al cielo e le sorrise dolcemente.
"Giusto per essere chiari, tu non mi hai fatto conoscere proprio nessuno. È stata una casualità. Comunque, questa sera non si esce. Vieni da me e guardiamo un film, l'hai promesso!" Natasha sbuffò dal naso, incrociando poi le braccia contro al petto prosperoso.
Anche se, in realtà adorava le serate pigiama, coperte di lana e film, se poi il pacchetto comprendeva anche il suo migliore amico che in fatto di film era una specie di Cicerone era ancora meglio. 
"Va bene, mi sacrificherò" Commentò Natasha con fare drammatico, scoppiando a ridere subito dopo, portandosi una mano davanti alle labbra rosse, mentre Eriel la guardava divertito. 

A fine turno, verso le 20:00 Eriel e Natasha presero la macchina di quest'ultima e si diressero verso casa del primo.
Era un condominio di dieci piani, le pareti erano composte da mattonelle rosse gli davano una sorta di aria antica, come se quel palazzo avesse attraversato i secoli, e probabilmente era proprio così.
Eriel abitava in un appartamentino al terzo piano.
L'appartamento non era enorme, ma permetteva a Eriel e Lapo di vivere in pace e tranquillità.
L'appartamento comprendeva una cucina, dotata di ogni confort, più una penisola davvero utile per cucinare piatti elaborati e che richiedevano molto spazio.
Un salottino, che rispetto alle altre camere era ristretto, ma comunque abbastanza grande per i due colleghi. E infine, due camere da letto entrambe fornite di bagno, comprendente una doccia e sanitari.  Appena varcato l'ingresso di casa Lapo corse loro incontro e saltò addosso a Eriel, posò le grandi zampe anteriori sulle gambe del padrone, che finì per sbilanciarsi e sbattere la schiena contro lo stipite della porta. Con la coda che scattava velocemente da una parte all'altra senza sosta, Lapo gli leccò la faccia e quando notò Natasha alle spalle del padrone le riservò lo stesso trattamento, la ragazza lo cacciò via divertita dicendo che le avrebbe rovinato l'abito e il trucco, mancò di dire che il cane si sarebbe risparmiato un intossicazione e una visitina dal veterinario.
Lapo odiava il veterinario, ogni volta che dopo una passeggiata lui ed Eriel passavano casualmente davanti allo studio il cane tirava il guinzaglio e in alcuni casi sfuggiva pure dalla pettorina e scappava verso casa, inseguito da un allarmato Eriel, terrorizzato dal fatto che Lapo potesse finire investito da una macchina. 
"Vado ad infilarmi il pigiama, due minuti e torno, tu prepara tutto il necessario, NON dimenticare i pop-corn" Commento Natasha, puntandogli un dito unghiato contro. 
La donna ormai passava così tanto tempo a casa dell'amico, che Eriel lasciava libero un cassetto soltanto per le cose della rossa.
Il ragazzo annuì divertito e, seguito fedelmente da Lapo mise nel microonde un sacchetto di pop-corn. Nel mentre portò due coperte sul divano e preparò il film, un fantasy uscito da poco, parlava di un vampiro che stufo della sua vita immortale decide di suicidarsi, ma cambia idea quando incontra un licantropo, una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi.
Non poteva esistere film più banale, ma era stato molto apprezzato dalla critica e i commenti erano positivi, perciò Eriel aveva deciso di dargli una possibilità. 
"Pronta" Commentò Natasha, comparendo dalla camera da letto con indosso un pigiama rosa fornito di cappuccio con orecchie da gatto e una coda a righe viola.
Si avvolsero nelle pesanti coperte, spensero la luce, l'interruttore si trovava appena sopra allo schienale del divano, e Eriel fece partire il film.
Lapo con un salto si accomodò sul sofà, si sdraiò tra il padrone e Natasha.
Posò il muso sulle cosce della ragazza, prese un grosso respiro e chiuse gli occhi scuri, lasciandosi coccolare dalle mani leggere di lei.
Il film iniziò.
Inizialmente venne inquadrato l'esterno di un palazzo dall'aria medievale, il grande portone scuro si spalancò ed uno sciame di pipistrelli si mise a volare, oscurando per alcuni istanti la cinepresa. 
La scena riprese all'interno di una stanza fiocamente illuminata.
Tutte le finestre erano state sbarrate con delle assi di legno, dai pochi spiragli rimasti tra le assi proveniva l'unica illuminazione.
Proprio al centro della stanza, immersa in una nube di fumo bianco era stata posta un bara laccata di nero con alcuni ghirigori in argento.
Con rumore scricchiolante il coperchio della bara si spalancò, immergendo la stanza in una nuvola di polvere grigia e bianca.
Una mano artigliata si posò sul coperchio aperto, la figura si mise seduta, il capo era chino e coperto dai lunghi capelli biondi e ondulati.
L'uomo indossava una camicia piena di volant e sbuffi, il vampiro si alzò in piedi con uno scatto, utilizzando quella che doveva essere la velocità tipica di un non-morto.
Con gesti volutamente lenti il vampiro si passò una mano sul viso rivelando un paio di occhi azzurri come il ghiaccio, un naso piccolo e dritto, la barba tenuta corta ed ordinata e labbra rosa. 
"Natty...è...è lui" Sussurrò Eriel, tenendo lo sguardo fisso sullo schermo, indicando con mano tremante l'immagine in movimento. La rossa portò lo sguardo corrucciato sull'amico, detestava quando qualcuno interrompeva la visione di un film, specialmente se quel film le interessava parecchio, o aveva degli attori molto attraenti.
"Lui? Lui chi?" Domandò lei con fare scocciato.
Eriel deglutì, Natasha spazientita prese il telecomando e mise in stop il film, si voltò verso l'amico e lo fissò dritto negli occhi.
Lapo infastidito da quel movimento improvviso rivolse lo sguardo verso l'alto, sbuffando dal naso nero ed umido.
"Lui è l'uomo che mi ha portato in hotel... in quel Black Diamond" Natasha strabuzzò gli occhi e quasi si strozzò con la saliva, tossì un paio di volte e poi riportò lo sguardo su Eriel. 
Lapo, sempre più infastidito dai movimenti della donna scese dal divano e trotterellò verso la propria cuccia.
"Tu hai dormito al Black Diamond!? Sai quanto diavolo costa una sola notte la dentro!? Cinquecento dollari a persona... E no, aspetta, lui è il tipo che ti ha portato via dal Ibiscus!? Sai almeno chi è quest'uomo!?" Ogni domanda sembrava più importante dell'altra e lo sguardo sconcertato di Natasha non era per nulla d'aiuto.
Eriel negò con il capo e abbassò lo sguardo imbarazzato.
Black Diamond.
Ora ricordava dove aveva già sentito il nome di quell'hotel.
Era uno degli hotel con cui collaborava il suo capo.
Era l'Hotel per eccellenza! Il più costoso dell'intera New York e lui ci aveva passato una notte!
"Quest'uomo caro mio non è altri che Mikail Nikolayev! Una delle star di Hollywood più conosciute e ricercate del momento, comparirà almeno in cinque pubblicità diverse e tu mi stai dicendo che non lo hai mai visto!?" Esclamò lei sempre più scioccata. Quell'uomo compariva in ogni programma di gossip esistente.
Eriel arrossì ancora più in imbarazzo. 
"Ora tu mi racconti tutto per filo e per segno. Cos'è successo quando ti sei svegliato?" Domandò lei.
Eriel annuì e spense il televisore, ormai non sarebbero più riusciti a concentrarsi sul film, accavallò le gambe e puntò lo sguardo in quello dell'amica.
Le raccontò nei dettagli quello che era successo, dal suo risveglio tra le braccia del Signor Nikolayev al biglietto con i suoi ringraziamenti ed il suo numero.
"Gli hai lasciato il tuo numero? Ti ha richiamato?" Domandò lei, cercando con lo sguardo il cellulare dell'amico. Eriel negò.
Natasha sbuffò dal naso e prese il proprio telefono tra la mani, cliccò sulla rubrica e fece scorrere i numeri, sperava che Mikail avesse in qualche modo salvato il suo numero, ma ovviamente non trovò nulla.
"Possibile che non ti sia venuto in mente di scriverti il suo numero!?" Domandò lei.
Avrebbe dovuto insegnare molte cose al suo giovane amico. Eriel buttò gli occhi al cielo.
"No, io non mi metto a curiosare nel tuo di telefono, figurati in quello di un perfetto sconosciuto..." Commentò Eriel con ovvietà.
Natasha buttò gli occhi al cielo e lo liquidò con un gesto della mano. Sfortunatamente non aveva tenuto conto dell'onestà del suo migliore amico, nemmeno da bambino riusciva a raccontare una bugia o a rubacchiare qualche caramella, figurarsi prendere il numero di telefono di qualcuno senza il permesso del diretto interessato.  
"E adesso che si fa?" Chiese la rossa, incaricando le braccia contro al petto.
Eriel alzò le spalle e riprese il proprio telefono, ne osservò la schermata di blocco, raffigurava lui e Lapo, il cane gli stava leccando la faccia, Eriel invece cercava in tutti i modi di tenerlo lontano ovviamente senza nessun risultato.
"Aspettiamo" Natasha scosse il capo ed incrociò le braccia contro il petto. Aspettare non era il suo forte.

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