Capitolo 13:

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31 Dicembre 2017

La sveglia trillò fastidiosamente al suo fianco.
Il suono perforò le sue povere orecchie, facendolo sibilare infastidito.
Hunt si rotolò fra le morbide coperte e con non poca fatica riuscì ad individuare la sveglia che era stata comodamente riposta sul comodino di legno scuro.
L'uomo la prese fra le dita e se la portò davanti al viso, aprì un solo occhio e lo puntò sulle lancette di uno sgargiante colore verde.
La minore era fissa sul numero dieci, mentre la maggiore sul numero sei. Dieci e mezza.
Hunt sbuffò dal naso e rispose la sveglia sul comodino, lasciandosi cadere di faccia contro il morbido cuscino.
Strusciò la guancia destra contro il guanciale e sospirò quando sentì la freschezza del materiale raffreddargli la pelle bollente.
La sveglia ricominciò a suonare dopo una decina di minuti circa, Hunt sobbalzò e mugugnò indispettito. Anche se era in vacanza l'uomo preferiva alzarsi relativamente presto e mettersi all'opera, non amava i nulla facenti, anche se non rifiutava la possibilità di poter dormire fino a tardi.
Con riluttanza si mise a sedere, le coperte gli scivolarono lungo la schiena, finendo con l'ammassarsi attorno ai suoi fianchi coperti da un pesante pigiama grigio chiaro.
Spostò il piumino con un gesto seccato e mise i piedi a terra, passandosi una mano contro la fronte imperlata di sudore freddo.
Poggiò una mano sul materasso e si alzò in piedi, non riuscendo però a rimanerci per molto infatti, un giramento di testa improvviso lo costrinse a tornare a sedersi.
Hunt si passò nuovamente una mano sul viso e puntò lo sguardo lungo le pareti della stanza.
La sua vista era appannata, non riusciva a mettere a fuoco ciò che gli stava attorno.
Tornò a stendersi, sperando che il mancamento smettesse presto di avere effetto, ma lo sdraiarsi sembrò peggiorare solamente le cose.
La sua testa iniziò a girare vorticosamente, al punto che il solo tenere gli occhi aperti risultò una vera e propria tortura.
Con dita tremanti afferrò le coperte e si coprì fin sopra alla testa, rimanendo nascosto in quell'antro caldo a pensare.
Non riusciva a togliersi dalla testa il bacio mozzafiato che si era scambiato con Eric qualche settimana prima.
Quando il manager se n'era andato Hunt era corso nel proprio appartamento e si era chiuso la porta di casa alle spalle, il suo corpo aveva reagito come quello di un ragazzino nel pieno della pubertà e non come quello di un uomo maturo quale era, poi si era gettato tra le coperte e aveva passato la notte completamente in bianco, con il cuore che batteva a mille nella cassa toracica.
Arrossendo al solo pensiero, Hunt si rigirò tra le coperte e, senza accorgersene prese sonno quasi immediatamente.

Venne svegliato qualche ora dopo dal suono emesso dal citofono, con uno scatto buttò le coperte infondo al letto e si mise a sedere, una fitta alla testa lo colpì quasi subito.
Si portò una mano alle tempie e tremante si accorse di essere completamente sudato, la sua fronte scottava, la vista era appannata e aveva brividi di freddo che gli percorrevano il corpo per intero.
Doveva essergli venuta la febbre.
Prese il piumone che prima lo copriva e vi si avvolse, s'infilò le pantofole e con passo tremante si diresse alla porta.
Prese tra le mani la cornetta del citofono e rispose.
"S-si?" Chiese con voce tremante e roca, tossì per schiarirla ed attese che il suo interlocutore rispondesse.
La voce allegra di Eric lo colpì provocandogli un'altra fitta alla testa. "Buon giorno bell'addormentato, apri" Hunt non se lo fece ripetere e premette il pulsante posto sotto al citofono, sentì la serratura del portone scattare.
Con lentezza esasperante andò ad aprire la porta d'ingresso e, all'esterno vi trovò Eric.
Quel giorno indossava la giacca di pelle, la medesima che aveva portato anche il giorno del loro appuntamento e un paio di jeans chiari, i capelli neri erano acconciati sopra la testa grazie ad una grande quantità di gel.
Tra le mani aveva un enorme mazzo di rose rosse.
"Posso entrare?" Hunt si spostò dalla porta e lasciò via libera ad Eric che si guardò attorno.
L'appartamento di Hunt non era enorme.
Da quando aveva lasciato l'ex moglie si era trasferito in un piccolo condominio.
Subito dopo l'entrata c'era un corridoio che dava su tre porte, una portava alla stanza da letto, una al bagno e una alla cucina, mentre proseguendo sempre dritto si raggiungeva il salotto.
Eric si girò verso Hunt, lo trovò pallido, con due profonde occhiaie sotto gli occhi e la punta del naso e delle orecchi arrossata.
"Stai bene?" Il bruno non fece nemmeno in tempo a rispondere che si ritrovò tra le braccia del moro. Le gambe non lo avevano retto.
"Hunt!?" Il direttore vide solo nero, l'ultima cosa che sentì fu la voce di Eric che lo chiamava.

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