Capitolo 8:

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"Eriel..." Il moro sentì sussurrare il suo nome, con calma aprì i grandi occhi verdi.
Si ritrovò davanti il viso di Mikail, i capelli biondi sempre tenuti in una crocchia ordinata, la barba del medesimo colore e gli occhi azzurri.
Aveva gli avambracci appoggiati sul divano ai lati del corpo del più piccolo.
Eriel arrossì sentendosi incredibilmente a disagio. "Em...ciao..." Il biondo sospirò sollevato, si rimise dritto e si sedette di fianco ad Eriel.
"Pensavo ti fosse successo qualcosa, non rispondevi alle mie chiamate e quando sono tornato tu eri sdraiato sul divano..." Eriel si mise a sedere e titubante gli mise una mano sulla spalla e la fece scendere e salire ripetutamente, andando dal gomito alla spalla.
"Scusa non volevo farti preoccupare, è che quando non dormo nel mio letto... ecco non dormo bene, al mattino mi sveglio stanco e quindi recupero il sonno durante il giorno. Succede anche quando vado in vacanza. Non accadrà più, non preoccuparti..." Eriel abbassò lo sguardo mortificato, non voleva certo fare preoccupare quell'uomo tanto gentile.
"Non fraintendermi, non voglio dire che tu non possa addormentarti, non è una cosa che puoi controllare a tuo piacimento, non ti sto incolpando, che discorsi, ma la prossima volta avvertimi di questo tuo... problema d'insonnia. Succede solo il primo giorno? Quindi non dovrebbe più succedere?" Eriel annuì.
Non aveva ancora smesso di accarezzare il braccio di Mikial, passò la mano sul suo bicipite sodo e, sentì chiaramente sotto il tessuto della camicia bianca un'incurvatura la dove il muscolo era stato allenato.
"Che ore sono?" Chiese Eriel ancora intorpidito dal sonno.
"Venti alle otto" Eriel sbuffò, avrebbe tanto voluto preparare una cenetta deliziosa per Mikail, dopo tutto stava dando al suo capo l'opportunità di guadagnare parecchio e di ottenere lui stesso dei profitti, per non parlare del fatto che ora viveva in una villa grande dieci volte il suo intero appartamento, senza però pagare l'affitto e quindi, il minimo che poteva fare era cucinare qualcosa per quel pover'uomo.
"Ti va di andare a cena da qualche parte?" Domandò l'attore.
Eriel riportò lo sguardo su Mikail, il biondo lo osservava intensamente, gli aveva afferrato il polso e aveva bloccato la sua mano.
"O-ok..." Mikail sorrise raggiante e si alzò in piedi entusiasta, si sistemò la camicia bianca e si girò a guardare Eriel, le mani appoggiate sui fianchi. "Questa mattina, pensando che entrambi saremmo stati stanchi per preparare qualcosa per cena ho prenotato in un ristorantino qui vicino. Vai a cambiarti, ti aspetto qui tra venti minuti" Eriel scattò a sedere e s'incamminò verso il piano superiore, si girò appena e trovò Mikail inginocchiato a terra che accarezzava un entusiasta Lapo, il cane bianco leccava allegramente la mano del biondo, ogni tanto fingeva di morderlo, ma Eriel sapeva che non avrebbe mai affondato i denti in modo da fargli del male.
Entrò nella propria stanza ed estrasse tre capi dall'armadio.
Un jeans chiaro con qualche strappo sulle ginocchia e sulle cosce, una maglietta larga bianca e un maglione nero, per finire il parka verde che era rimasto al piano di sotto.
Si cambiò velocemente e scese la piano inferiore, Mikail era seduto sul divano, indossava un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e un maglione blu notte, appoggiato alla gamba del tavolino stava uno zainetto di pelle nero.
"Em... Lapo con chi starà? Possiamo portarlo con noi?" Mikail guardò il cane che si era accucciato davanti a lui e lo fissava con i grandi occhioni marroni spalancati.
"Certo che può venire, Lapo è bene educato?"Eriel annuì contento.
"Allora prendi il guinzaglio e mettiti la giacca"

Eriel e Mikail erano seduti ad un tavolino posto in un angolo dell'ampia sala da pranzo, camerieri e cameriere correvano da una parte all'altra della sala con in mano piatti fumanti.
Lapo era accucciato sotto al tavolo e seguiva con lo sguardo i piatti che gli passavano davanti al muso, fortunatamente il locale permetteva l'ingresso agli animali, ormai chiunque possedeva un cane e quasi mai usciva senza il proprio cucciolo, così il direttore del ristorante aveva acconsentito a far entrare gli animali, ovviamente non dovevano sporcare e nemmeno abbaiare o creare disturbo agli altri clienti. 
"È un bel posto..." Disse Eriel mentre osservava Lapo che si stava strusciando contro la sua gamba destra.
"Già. È il primo ristorante in cui ho pranzato, ti assicuro che il cuoco è un vero e proprio Dio dei fornelli, rimarrai piacevolmente sorpreso" Eriel portò lo sguardo su Mikail, sembrava un bambino davanti ad un pacchetto di caramelle, il sorriso mostrava persino i molari.
"Ti piace davvero questo posto, eh?" Lui annuì, si spostò un ciuffo sfuggito alla crocchia e lo sistemò dietro un orecchio.
Le loro ordinazioni arrivarono una quindicina di minuti dopo, entrambi avevano ordinato piatti semplici, nulla di troppo elaborato: pollo, insalata e patate.
A Lapo venne portata una ciotola contenente qualche avanzo, carni di tutti i tipi, carote e zucchine.
"È davvero buono!" Esclamò Eriel dopo il secondo boccone.
Mikail appoggiò la testa ad una mano ed osservò il moro che mangiava voracemente.
"L'avevo detto io" Disse il biondo con il sorriso sulle labbra.
"Avevi ragione! Anche a Lapo piace la sua pappa" Mikail si sporse per osservare il cane, Lapo stava mangiando con gusto gli avanzi, leccava con ingordigia anche la ciotola d'acciaio.
"A quanto pare anche gli avanzi sono buoni" Bisbigliò lui ridacchiando. Eriel prese un altro boccone e se lo infilò in bocca.
"Che ne dici di continuare con le domande?" Eriel annuì. Lasciò che fosse Mikail ad iniziare con i quesiti.
"Qual'era la tua materia preferita?" Eriel alzò gli occhi al cielo pensieroso.
"Credo... letteratura. La tua?" Mikail ci pensò per qualche istante. "Matematica" Eriel quasi sputò l'acqua che stava bevendo, posò il bicchiere e guardo il biondo dritto negli occhi.
"Non credevo che a qualcuno piacesse matematica" Mikail allungò il braccio di lui e gli afferrò una ciocca di capelli tra le dita sottili.
"Non è l'unica cosa che mi piace, l'altra e proprio qui davanti a me" Eriel arrossì e afferrò la mano di Mikail tra le sue.
"N-non dire queste cose! Sono imbarazzanti" Il biondo sorrise, gli lasciò i capelli e scese con la mano ad accarezzargli la guancia, scese verso le labbra e le accarezzò con il pollice, Eriel abbassò lo sguardo imbarazzato, Mikail spostò la mano e dopo aver lasciato un ultima carezza sul collo del ragazzo scostò la mano. "Prendiamo il dolce?" Eriel bisbigliò un "si".
Mikail richiamò una cameriera con un gesto della mano, quest'ultima dopo aver servito un paio di caffè ad un tavolo poco distante dal loro li raggiunse.
Ordinarono entrambi una fetta di torta, Eriel al cioccolato e Mikail una crostata all'albicocca.
"Cibo preferito?" Chiese Eriel prima di addentare un pezzo di dolce.
Il biondo inghiottì il suo boccone, si pulì le labbra con un tovagliolino bianco e rispose.
"Direi... non saprei, mi piace tutto, mentre a te cosa piace?" Eriel prese un altro pezzo di torta.
"Pizza" Mikail posò la propria forchetta sul piatto e prese un sorso d'acqua.
"Lo stesso vale per mia sorella, mangerebbe pizza tutti i giorni" Eriel rise divertito, anche lui avrebbe fatto lo stesso, o meglio, i primi tre mesi passati a New York aveva fatto una cosa del genere, poi si era reso conto di essere ingrassato di cinque chili, peggio di una donna incinta, così aveva iniziato a seguire uno stile alimentare più consono per un uomo della sua età.
"Che dici? Leviamo le tende?" Eriel annuì, si alzò dalla sedia e s'infilò il parka, prese tra le mani il guinzaglio di Lapo e si diresse insieme al proprio fidanzato alla cassa.
Eriel infilò la mano in tasca alla ricerca del portafoglio, ma Mikail lo ibterruppe sul nascere, prese la propria carta di credito e pagò il conto.
"Andiamo" Mikail prese la mano di Eriel e lo trascinò fuori dal ristorante.
Candidi fiocchi avevano iniziato a cadere placidamente dal cielo plumbeo. 
Mikail si tolse lo zaino dalle spalle e ne estrasse un ombrellino rosso, lo aprì e coprì Eriel che si avvicinò di più a lui.
"Non ti dispiace fare una passeggiata sotto la neve?" Eriel negò con il capo, adorava la neve.
Mikail gli circondò la vita con un braccio e se lo strinse contro, Eriel si ritrovò ad appoggiare la testa contro la spalla del maggiore ed insieme iniziarono a camminare.
Camminarono qualche minuto sotto la neve, le scarpe sprofondavano nel manto bianco, l'ombrello ormai era ricoperto da un sottile strato di candidi fiocchi.
"Mi piace la neve. In Russia nevica molto?" Chiese Eriel guardando Mikail dritto negli occhi.
"Abbastanza, da bambini io e miei fratelli andavamo in montagna e slittavamo tutto il giorno, poi tornavamo a casa bagnati fradici e nostra madre ci gridava addosso dicendo che ci saremmo ammalati se avessimo continuato a comportarci in quel mondo. Sai qual'è la cosa divertente?" Gli chiese Mikail chinandosi verso il basso per poter guardare Eriel dritto negli occhi.
Il moro negò ed aspettò la risposta del maggiore.
"Non mi sono mai ammalato in vita mia" Eriel ridacchiò.
Si portò la mani davanti al viso, sentiva il naso prudere.
Il singolo starnuto che lasciò le sue labbra scatenò una reazione decisamente inaspettata, il piede destro finì su una zona di marciapiede ghiacciata e Eriel scivolò all'indietro, vide la mano di Mikail tendersi verso di lui nel tentativo di afferrarlo.
Chiuse gli occhi e si preparò all'impatto che però stranamente non arrivò, ma anzi si ritrovò sdraiato su qualcosa di morbido.
Quando riaprì gli occhi si trovò davanti la camicia di Mikail, quest'ultimo era sdraiato sotto di lui, le braccia stringevano protettivamente la schiena e la vita di Eriel.
"Mikail! Stai bene!" Il biondo alzò il viso e sorrise, Lapo si era seduto al suo fianco e ora gli annusava la faccia, si stava sincerando che non gli fosse successo nulla di grave.
"Benissimo e tu?" Eriel annuì.
Mikail si tirò a sedere e trascinò con se anche Eriel che si ritrovò seduto sulle gambe del biondo, Eriel portò la mani tra i capelli di Mikail e tolse la neve.
"Sei tutto bagnato!" Disse Eriel, cercando di togliere più neve possibile, ma ormai i vestiti erano completamente fradici.
"Dobbiamo andare a casa o ti ammalerai sul serio" Mikail ridacchiò e senza sforzo si rimise in piedi trascinando anche Eriel.
"Te l'ho detto, io non mi ammalo mai" Il moro sollevò un sopracciglio scettico, Mikail non era più un bambino, il suo corpo non era più abituato a situazioni simili.
"Sai, sembra tanto la scena di un film romantico..." Mikail si stava ripulendo i capelli dalla neve che, imperterrita non sembrava intenzionata a staccarsi dai ciuffi dorati.
"Credo tu abbia ragione" Acconsentì Eriel.
"Manca solo una cosa..." Eriel portò lo sguardo su Mikail, due secondi dopo le labbra del biondo erano sulle sue.

Gli occhi di Eriel erano sgranati per la sorpresa, la mani erano strette alla giacca di Mikail, le gambe gli tremavano e la testa vorticava freneticamente.
La mano di Mikail che prima gli circondava la vita ora teneva strette tra le dita le ciocche more del più piccolo, mentre con l'altra continuava a tenere l'ombrello.
Quando dopo pochi secondi Mikail si staccò si soffermò ad osservare il viso del moro, le labbra semi aperte e umide, gli occhi spalancati ed il respiro accelerato che creava piccole nuove bianche.
Se il braccio di Mikail avesse lasciato la presa intorno alla vita di Eriel probabilmente sarebbe caduto.
Il biondo lasciò andare Eriel ed afferrò la sua mano fredda e pallida a confronto con la sua stranamente calda considerata la temperatura che in quei pochi attimi era scesa parecchio.
Dopo aver sistemato meglio l'ombrello, in modo che coprisse completamente entrambi Mikail riprese a camminare, seguito da un docile Eriel, ancora scioccato dall'accaduto.
Lapo camminava al loro fianco, completamente ignaro di quello che era appena successo, trotterellava nella neve ormai alta, mangiava qualche fiocco e si buttava rotolando nella coltre bianca.
Camminarono silenziosamente fino ad un parcheggio coperto, occupato al momento soltanto da una decina di macchine.
Mikail estrasse dalla tasca interna della giacca nera una chiave elettronica e fece scattare la serratura di un auto sportiva nera, i fari lampeggiarono e l'auto emise un suono acuto, segno che il segnale inviato dal piccolo apparecchio era stato ricevuto con successo.
Eriel venne scortato fino alla portiera del passeggero, salì e si sedette sul morbido sedile, Mikail aprì la portiera posteriore e Lapo saltò sul sedile contento, girò un paio di volte su sé stesso ed infine si accucciò nascondendo il muso tra il pelo bianco.
Mikail fu subito al fianco di Eriel, seduto al posto del conducente, si tolse lo zainetto dalle spalle e lo buttò sui sedili posteriori, mise in moto l'auto e accese il riscaldamento.
Eriel fu subito investito da una folata d'aria calda, portò le mani intirizzite davanti alla bocchetta e le strofinò un paio di volte.
Mikail ruotò la schiena e controllò che la strada fosse libera prima di uscire dal parcheggio, inserì la retromarcia, girò il volante un paio di volte e si portò davanti all'uscita del parcheggio, attivò i tergicristalli e imboccò la strada stranamente deserta, soltanto qualche taxi giallo sfrecciava veloce sotto la neve.
Eriel sbirciò nella direzione del guidatore, Mikail aveva lo sguardo puntato sulla strada e non sembrava in vena di iniziare una conversazione, le sopracciglia erano contratte e delle piccole righette d'espressione erano comparse sulla fronte solitamente liscia.
Dopo pochi minuti che ad Eriel parvero ore intere Mikail parlò, la voce bassa ma perfettamente udibile nel abitacolo.
"Ti ha dato fastidio?" Eriel lo guardò in viso.
"Il...il bacio?" Certo idiota, cos'altro avrebbe dovuto darti fastidio? Pensò Eriel.
Quando vide Mikail annuire parlò.
"Ecco... non lo so... cioè... non mi è dispiaciuto" L'ultima frase la sussurrò appena, ma non sfuggì all'udito sopraffino del biondo che, dopo quella piccola rivelazione mostrò ad Eriel uno dei sorrisi più dolci e belli che il giovane avesse mai visto.
"Bene" Disse Mikail sempre tenendo lo sguardo sulla strada.
Eriel iniziò a giocherellare con i fili collegati ad uno strappo nei suoi pantaloni, ne strappò uno e lo annodò in alcuni punti, infine sospirando lo infilò in tasca.
"Perché mi hai baciato?" Dire a voce alta quella frase gli fece imporporare la guance, ma mantenne comunque lo sguardo su Mikail, conscio che il guidatore non avrebbe mai distolto lo sguardo dalla strada.
"Volevo farlo e l'ho fatto" Eriel alzò un sopracciglio, che razza di risposta era quella?
"Be... la prossima volta... avvertimi prima" Mikail lo guardò di sfuggita, le guance rosse, gli occhi verdi bassi, un ciuffo di capelli neri che gli ricadeva proprio al centro del viso.
Non resistette, fermò la macchina consapevole del fatto che non ci fosse nessuno dietro di loro, slacciò la cintura, prese il mento di Eriel tra due dita e lo guardò dritto negli occhi.
"Sto per baciarti" Eriel non ebbe nemmeno il tempo di battere ciglio che le labbra di Mikail furono sulle sue.

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