Capitolo 19:

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Il campanello trillò improvvisamente, risvegliando la famiglia che, dormiva sparsa negli angoli più disparati dalla casa.
Chi con la testa appoggiata sul tavolo della cucina, chi sdraiato metà sul divano e metà a terra.
Irina ed Igor dormivano rannicchiati su una poltrona, abbracciati.
Mikail era sveglio e teneva tra le mani una tazza di caffè fumante, quando sentì il citofono scattò verso la porta.
Era passato un giorno da quando i detective avevano bussato alla loro porta, possibile che avessero già trovato Christopher?
Quando il biondo aprì la porta si trovò davanti Clark e Lewis, i due uomini sorridevano, non era un sorriso felice, ma era un buon segno.
Tenevano delle carte fra le mani, una di queste era una cartina della zona.
I due uomini si spostarono di lato e lasciarono vedere a Mikail chi si stesse nascondendo alla loro spalle.
Dietro di loro c'erano Luka ed Ian, il moro sorrideva contento e corse ad abbracciare il fratello, che se lo strinse addosso baciandogli la fonte.
Guardò Luka, era vestito come i due detective, i capelli tenuti verso l'alto con del gel, gli occhi grigi nascosti da un paio di occhiali scuri e un distintivo appeso alla cintura dei jeans.
Sulla mascella aveva un ematoma molto vistoso.
"Signor Nicolayev, possiamo entrare?" Domandò Lewis, facendo vagare lo sguardo lungo l'ingresso.
Mikail si spostò dalla porta e lasciò entrare i tre uomini.
Nel frattempo la famiglia si era svegliata e, quando Ian raggiunse il salotto con passo incerto, Irina ed Igor si gettarono su di lui abbracciandolo, la donna scoppiò a piangere.
Jonathan osservava la scena stando qualche passo più in dietro, il labbro inferiore tremante stretto tra i denti.
White abbaiò contenta, ma non si alzò dalla cuccia nella quale era sdraiata.
Irina si staccò dal figlio e gli accarezzò i capelli mori, poi spostò lo sguardo su Luka e osservò il suo abbigliamento. La donna si passò una mano sul viso ed asciugò le lacrime di gioia che le avevano rigato le guance.
"Luka... cosa significa tutto questo?" Domandò Irina, facendo qualche passo avanti per poter feonteggiare il poliziotto.
L'uomo sospirò e si sedette su uno dei quattro divani, mentre Clark e Lewis posavano sul tavolino in cristallo tutti i fogli che precedentemente avevano stretti fra le mani.
"Irina... È una lunga storia" Disse Luka.

Quattro anni prima:

Luka camminava con passo spedito verso l'ufficio del capitano.
L'uomo al comando lo aveva richiamato qualche istante prima comuncicandogli che aveva qualcosa di molto importante da dirgli.
I suoi colleghi lo salutarono, chi con un cenno del capo e chi con un sorriso. Luka era molto amato dai suoi colleghi.
Quando giunse davanti alla porta di finto legno bussò due volte. Dall'interno della stanza proruppe la voce severa del comandate.
Luka superò il battente e salutò il suo comandante.
Una donna sulla quarantina era seduta alla scrivania, i lunghi capelli neri erano raccolti in uno chignon basso, gli occhi del medesimo colore della chioma correvano frenetici su un foglio già compilato per metà.
Aveva un braccio fasciato e stretto al petto.
Due settimane prima le avevano sparato ad una spalla, le era stato consigliato di rimanere a riposo almeno un mese, ma lei aveva insistito ed era tornata a lavoro.
"Comandate" Disse Luka richiamando a sè l'attenzione della donna, che alzò lo sguardo.
Era accigliata, come se non si ricordasse di avergli dato il permesso di entrare.
"Non usare questo tono così formale, mi metti i brividi" E per accentuare la cosa scosse leggermente le spalle, sorridendo divertita dallo sguardo di sufficienza che l'uomo le rivolse.
"Mi hai fatto chiamare?" Domandò Luka con tono più infoemale, incrociando le braccia contro il petto robusto.
Lai annuì e si alzò, prendendo il foglio che stava compilando fra le mani. Aprì il cassetto ed estrasse una carta d'identità, tessera sanitaria ed un biglietto aereo.
"Ti va di fare un viaggetto in Russia?" Luka sollevò un sopracciglio.
Il comandante si sedette sul bordo della scrivania e porse i documenti al biondo.
"Ho scelta?" Domandò lui, regalandole un sorriso forzato.
"Di che si tratta?" Lei sorrise, conosceva Luka e lui era il tipo di uomo che andava dritto al punto della questione.
"Abbiamo rintracciato un possibile sottoposto di Christopher..." Luka aprì la carta d'identità. All'interno c'era una sua foto, il suo nome e cognome, anche se questo era diverso dal suo.
"Abbiamo creato una finta scheda in cui compaiono dei piccoli crimini a tuo nome, ho già avvertito l'aeroporto Russo del tuo arrivo come agente sotto copertura, non causeranno problemi" Luka annuì, non che potesse fare altrimenti, quando si trattava di missioni sotto copertura lui era il migliore.
Prese il secondo foglio tra le mani e lo osservò, sopra c'era la foto di un uomo, nome e cognome. Quello doveva essere uno dei membri della cricca di Christopher.
"L'uomo che vedi lì sopra è un reclutatore, Christopher ha bisogno di nuovi collaboratori e sta cercando qualcuno in gamba..." Luka sorrise, riuscendo a leggere il messaggio nascosto fra le righe.
"Capisco... e tu vuoi che io mi proponga" Commentò lui con fare ovvio.
La donna sorrise ed annuì.
"Tu sei il migliore qua dentro. Sono sicura che farai un ottimo lavoro"

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