Capitolo 16:

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Eriel e Mikail avevano raggiunto la famiglia al piano di inferiore quando oramai fuori era il tramonto.
Gli ultimi raggi illuminavano il salotto tingendolo di colori sgargianti, dal giallo al rosso.
Eric parlava animatamente al telefono con qualcuno.
Irina chiacchierava con Hunt che, rispondeva alle sue domande un poco imbarazzato.
Jonathan, Agniya e Yuri erano al parco, sarebbero tornati per l'ora di cena, mentre Marika e Ivan erano in ospedale per i soliti controlli di routine e Luka era a lavoro.
"Ben tornati tra i comuni mortali" Li rimbeccò Igor, rivolgendo loro un sorriso giocoso.
Il figlio gli fece il verso, pronto ad iniziare una delle vivaci litigate che erano solite della loro famiglia. Purtroppo, non ebbe il tempo.
"Mikail, mi spiace disturbare i vostri giochetti tra familiari, ma c'è Zac che vuole parlare con noi due" Disse Eric, interrompendo i due uomini dai capelli biondi.
Igor arricciò le labbra indispettito, per nulla contento di esse stato messo da parte in quella maniera.
Zac era il regista del nuovo film in cui recitava il biondo, questo aveva interrotto le riprese per il periodo natalizio, ma ora sembrava impaziente di parlare con l'attore ed il manager.
"Ok..." Disse Mikail con tono scontento. Sollevò una mano e con l'indice indicò il paino superiore. "Andiamo di sopra" Eric annuì e lo seguì.
Tuttavia, una volta che fu a metà strada si fermò e guardò Hunt. "Potresti portare White a fare una passeggiata?" Domandò io manager.  Hunt annuì, felice di allontanarsi dalla famiglia Nicolayev.
Adorava quella stravagante ed invadente famiglia ma, ciò che adorava ancora di più era trascorrere del tempo in solitudine o quantomeno, in silenzio. 
Eriel si offrì di andare con lui, anche lui bisognoso di sgranchirsi le gambe e schiarire la mente.
Alla coppia si aggiunse anche Ian, dicendo che da soli si sarebbero persi quasi sicuramente e, i due uomini non poterono dargli torto.
"Tornate per le sette" Disse Irina mentre sistemava il bavero della giacca di Ian, che sbuffò buttando gli occhi al cielo.
"Da, mama" -Si, mamma- Lei sorrise e gli scompigliò i capelli neri.
"Andiamo signorine!" Disse il più giovane dei tre, correndo verso la porta d'ingresso.
Hunt ed Eriel si lanciarono un occhiata divertita, mentre White abbaiava contenta.

Una volta superata la cancellata che separava villa Nicolayev dal resto della città Ian guidò i due uomini verso il centro della metropoli.
Voleva prima mostrare loro il luogo dove erano cresciuti lui ed i suoi fratelli e dove Eric aveva passato alcuni anni della sua vita prima di stabilirsi definitivamente New York.
La prima attrazione che Ian mostrò ai due fu la cattedrale di San Basilio, Eriel l'aveva sempre vista in foto, ma dal vivo era qualcosa di eccezionale.
I raggi solari la stavano sfiorando prima di ritirarsi oltre l'orizzonte, rendendo lo scenario quasi magico.
Tutti i colori delle guglie e delle cappelle si illuminarono colpite dal sole.
"Wow..." Esclamò Hunt rapito da quell'immagine poetica, mentre White strattonava il guinzaglio, desiderosa di sgranchirsi le zampe. "Ok, ok, White andiamo!" Disse Hunt ridacchiando. Ian li condusse in un piccolo parco poco frequentato.
Qui i cani potevano scorrazzare liberamente senza rischiare di urtare bambini e farli cadere.
Hunt sguinzagliò White che trotterellò in giro saltando in cumuli di neve e rotolando sulla schiena, emettendo mugolii di puro piacere e divertimento.
"Allora... da quando tu ed Eric state insieme?" Chiese Ian d'un tratto mentre si sedeva su una panchina di legno.
Hunt si strozzò con la saliva tanto inaspettata era quella domanda ed iniziò a tossire.
Eriel gli passò una mano sulla schiene ridendo.
"Noi non stiamo insieme..." Borbottò Hunt.
Le sue guance erano rosse come due grandi pomodori maturi.
Aveva stretto insieme le mani, torturando una sottile pellicina che trovava vicino l'unghia del pollice. "Quindi scopate e basta?" Chiese nuovamente Ian, facendo sobbalzare il povero uomo.
"No... cioè... non lo so" Rispose Hunt, quasi fosse una ragazzina adolescente. Ian sorrise divertito. "Che avete fatto insieme fino adesso?" Hunt descrisse brevemente la giornata che avevano passato insieme e la notte dell'ultimo dell'anno. "Wow!" Esclamò Ian stupito, mentre Hunt arrossiva.
"Non credevo che Eric fosse così... romantico!" Esclamò Ian. Eriel alzò le sopracciglia divertito.
"Be' cosa credevi? Ha quanto? Trent'anni? È più che normale" Ian sollevò le spalle.
White si era appena gettata in un cumulo di neve abbaiando, probabilmente aveva visto qualche piccolo roditore.
"E tu e Luka? Da quanto state insieme?" Chiese Eriel.
Ian sembrò pensarci.
"Tre anni" Rispose quasi immediatamente il giovane.
"Quindi da quando tu ne aveva sedici?" Domandò nuovamente Eriel. Ian annuì e si portò un dito davanti alle labbra come se quello fosse un segreto.
Effettivamente, né Irina né Igor erano a conoscenza di quel piccolo dettaglio e credevano che i due innamorati si fossero conosciuti quando loro figlio aveva compiuto i suoi diciotto anni. Eriel scoppiò a ridere divertito ma, la sua risata venne interrotta dall'abbaiare continuo ed insistente di White.
Il cane era in posizione d'attacco, zampe puntate a terra e denti in bella mostra. Un rivolo di bava le colava dalla bocca, bagnando il pelo morbido.
"White! Che succede?" Domandò Ian, trovando bizzarro il comportamento dell'animale.
Eriel non fece in tempo a voltarsi per scoprire che cosa si celasse alle sue soalle che, si ritrovò un fazzoletto di stoffa premuto contro labbra e naso.  Hunt ed Ian erano nella sua stessa situazione, con la differenza che l'uomo che aveva afferrato Hunt fu costretto a vedersela con White, che si era aggrappata con i denti alla sua gamba e tirava nella direzione opposta alla quale i tre uomini incappucciati li stava trascinando.
Il cani ringhiò, tentando di intimorire i rapitori ma i suoi denti affilati non sembrarono sortire l'effetto sperato.
Ian scalciò e tentò di mordere la mano dell'aggressore.
Durante la colluttazione la giacca pesante del rapitore si scostò, lasciando intravedere la pelle del petto e del collo ed Eriel, che aveva lo sguardo fisso sull'uomo che teneva stretto Ian, poté notare una sottile collanina d'oro abbellita da un anello del medesimo materiale.
Ian riuscì a liberare un braccio dalla presa ferrea dell'uomo e, con velocità disarmante riuscì a smascherare il rapitore. 
I capelli biondi erano sparati in ogni direzione a causa dell'eletricità statica causata dallo sfregare del passamontagna contro il cuoio capelluto.
Gli occhi grigi socchiusi, infastiditi dalla luce improvvisa.
"Luka..." Disse Ian un un sussurro. L'uomo lo guardò quasi come a volersi scusare poi, approfittando dello stupore del compagno gli premette il fazzoletto contro le labbra.
Ian lottò per qualche istante poi cadde addormentato.
L'uomo che teneva stretto Hunt tirò un calciò a White che guaì dolorante e zoppicando lontano.
Quella fu l'ultima cosa che Eriel vide prima di precipitare nell'oscurità più totale.

Alle sette passate i tre non erano ancora tornati e, Mikail iniziava a preoccuparsi, complice il fatto che Ian sapeva quanto la madre si sarebbe arrabbiata se fossero tornati in ritardo.
"Mi sentirà! Gli avevo detto alle sette! Sette, che cosa non capisce quel ragazzo?" Irina camminava avanti ed indietro per il salotto, le mani dietro la schiena e lo sguardo fisso a terra. "Mama, non ti preoccupare, vedrai che si saranno fermati da qualche parte e avranno perso la cognizione del tempo" Disse Jonathan cercando di calmare la donna, che però non accennava al fatto di volersi fermare.
Una decina di minuti dopo sentirono grattare contro la porta.
I commensali si guardarono stralunati, impiegarono qualche istante per comprendere che cosa potesse essere la fonte del rumore. Sembrava il suono di artigli che grattavano contro una superficie.
Eric scattò in piedi ed andò ad aprire la porta.
White entrò zoppicando e, sotto lo sguardo stralunato del padrone raggiunse il salotto.
Eric era subito dietro di lei, si era fermato cercando con lo sguardo i tre ragazzi, ma nulla.
"White piccola, cosa ti è successo?" Domandò Eric, chinandosi a terra per poter esaminare la zampa ferita del cane.
Non sembrava rotta e non c'era sangue.
Nella sua piccola osservazione il manager notò subito quakcosa di insoltio.
La bestiola, attaccata al collare aveva un cellulare, Eric lo prese in una mano e lo porse immediatamente a Mikail.
Il biondo osservò lo schermo nero, pigiò un pulsante laterale ed aspetto che questo si accendesse.
Mikail si sedette sul divano ed i fratelli ed i genitori si radunarono attorno a lui.
Il cellulare si portò direttamente sulla galleria dove c'era solamente un video. Mikail guardò Eric, che annuì con il capo.
Deglutendo il biondo cliccò play.
Sullo schermo comparve il viso sorridente di un uomo sulla cinquantina, capelli biondi e occhi neri.
"Dobroye utro synok" -Buongiorno figliolo-

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