Well I don't like these four walls that I'm seeing.
So it's behind my eyes where I'll be dreaming.~Funeral Suits
※※※
Avevo idea che quelle quattro mura così ristrette, che odoravano di candeggina e sembravano restringersi ogni istante di più, me le sarei ricordate per tutta la vita.
Quell'ultimo bagno in fondo, con la porta mezza distrutta e le pareti piastrellate solo a metà, era l'esatta essenza della mia adolescenza in quel posto.
Cercai di distendere la gamba sinistra, oramai indolenzita dall'innaturale posizione in cui stavo da troppo tempo; sentii un leggero formicolio al piede, mentre i muscoli avvolti dagli skinny si rilassavano leggermente.
Alzai delicatamente il capo, per paura, quasi, potesse cadere e frantumarsi da un momento all'altro. Mi osservai le mani che fino a quel momento avevano stretto con cattiveria i miei capelli: erano bianche e rosse e le unghie smaltate di nero.
Mi resi conto di una cosa, e non mi piaque: ero perfettamente identica alle altre.
Inspirai, perché forse, non era poi così male essere uguale agli altri quattrocento ragazzi della scuola superiore di Klamath Fall.
Mi alzai, dopo quasi venti minuti, dalla posizione fetale che avevo assunto. Mi schiarii la voce, sistemai i capelli scuri, che tendevano quasi al nero, lasciandoli ricadere poco sopra le spalle. Mia madre si era dannata, il giorno prima, per quel nuovo taglio, così netto, così inaspettato: mi ero giustificata dicendo che avevo bisogno di un cambiamento, ma era rimasta dell'idea che quel taglio troppo sbarazzino non si addiceva ad una ragazza di così buona famiglia.
Sospirai, un po' perché era vero, un po' perché oramai ci avevo rinunciato: io non ero assolutamente adatta a quella famiglia.
Ero nata nella parte sbagliata del mondo, con dei genitori sbagliati. E per quanto amassi la mia famiglia, continuavo a pensare che loro non fossero adatti a me esattamente come io non ero adatta a loro.
Feci scattare la serratura della porta e piantai il primo passo fuori da quel cunicolo stretto e maleodorante.
Tirai dritto alla porta dei bagni, senza guardarmi allo specchio, perché sapevo già che aspetto avevo: sembravo un cadavere.
Le mie scarpe cigolarono per il corridoio, riempiendo l'aria piovviginosa di un rumore fastiddioso quanto inquietante.
Entrai in classe, sotto gli occhi dei miei compagni preoccupati, chi più, chi meno. Il professore interruppe la sua lezione e mi guardò con espressione compassionevole.
-Ti senti meglio, Shimmer ?-
Con la mano mimai un Ok in direzione dell'uomo e mi affrettai a sedermi nel mio solito banco, cadendo pesantemente sulla sedia e appoggiando la testa sulle braccia conserte sul banco.
In realtà non stavo affatto bene, avevo solo voglia di tirarmi una striscia di coca e finire una volta per tutte questa messainscena del cazzo.
-Sto di merda, non toccarmi.- sussurrai a chiunque avesse battuto sulla mia spalla sinistra.
Sentii la ragazza alle mie spalle risedersi composta e tornare a prestar attenzione alla lezione. Le avrei dato qualche scusa più tardi, dovendo attribuire il mio malessere a qualche virus, continuando a recitare la parte che i miei genitori mi avevano fatto imparare a memoria, nell'ultimo mese, prima di ricacciarmi in questo covo di gente normale.
※※※
Mi svegliai al suono del campanello, che segnalava l'inizio del pranzo. Veramente fu Eleonore a svegliarmi, scuotendo con delicatezza la mia spalla ossuta.
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Paper Cuts
FanfictionAttenzione. La storia contiene scene esplicite e con argomenti forti. Leggere consapevolmente. ※※※ Come quando ti tagli con la carta: la ferita non la vedi ma il dolore lo senti comunque.