6. Psychedelic Stereo

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Cause it makes me feel like I'm a man

When I put a spike into my vein.

~Velvet underground.

※※※

Arrivammo alla festa con parecchio ritardo, ma la verità è che tutti arrivavano in ritardo alle feste, e più arrivavi tardi, a Klatmath Fall, più eri sulla bocca di tutti, che non facevano altro che chiedersi gli svariati motivi per cui avresti potuto fare tardi.

Che cos'avevi di meglio da fare il venerdì sera, se non trascorrerlo in loro compagnia?

Niente, o meglio, la maggior parte dei ritardatari, facevano tardi perché fare tardi, a Klatmath Fall, significava "essere in". Nella realtà trascorrevano quarantacinque minuti a fissare il muro bianco della loro stanza, senza sapere cosa fare di preciso.

Perché? Perché erano persone tremendamente noiose. Come quasi tutti, a Klatmath Fall.

Tutti tranne Calum e Mikey. Loro facevano tardi perché erano troppo ubricachi per arrivarci, alla festa. E di certo io non ero messa meglio dopo gli ultimi tiri dalla canna che aveva preparato il mio amico con i capelli colorati.

Quando entrammo a casa di Briélle, una musica tecno e delle luci viola fecero crollare tutti i miei buoni propositi riguardo al rimanere in piedi.

La musica esplose e tutte le persone ammucchiate nel salotto iniziarono a saltare, alcune in preda agli ormoni, altri agli steroidi, e gli ultimi, strafatti dalla droga. E questi ultimi eravamo noi.

Michael, Cal ed io, fissi all'entrata della casa, non avevamo mosso un muscolo.

-Cal, non sto in piedi.- sussurrai al mio amico, che mi stava alla sinistra. Fece spalluce.

Grazie, Cal.

-Mikey, non sto in piedi.- sussurrai all'altro. Ma quando mi voltai a guardarlo, il ragazzo era intento a fissare una luce appesa al soffitto, completamente assorto nei suoi pensieri.

Sospirai, capendo che avevo perso i miei amici in modo totale, soprattutto quando Cal, entrando per primo nel salone, si disperse tra la folla.

Guardai l'altro.

-Forza, Clifford. Andiamo a ballare.- lo presi per il polso, trascinandolo con me tra la folla.

Michael non sapeva ballare di suo, ma con l'effetto del fumo, i suoi movimenti erano del tutto scoordinati, scombussolati e piuttosto imbarazzanti. Sapevo perfettamente che quello non fosse il genere di festa preferito dai miei amici... soprattutto di Mickey, che tendenzialmente era una persona solitaria e piuttosto difficile da avvicinare.

Mentre muovevo delicatamente i fianchi scabri, coperti dal poco tessuto nero che avevo indosso, tenendo per mano il mio amico, sperando non cadesse, trascinandomi a terra assieme a lui, non potei non chiedermi come avevo fatto, di grazia, a diventare così in sintonia con qualcuno di così poco socievole.

-A cosa pensi, principessa?- Mickey mi avvicinò a sé, ondeggiando i fianchi e sussurrandomi all'orecchio.

Feci spallucce. -Al nostro primo incontro...- ammisi.

Lui rise, mostrando i suoi denti bianchi. -E' stato davvero un gran bel primo incontro.-

-Il migliore!- aggiunsi ripensando a quella sera di fine giugno, durante la quale non avevo fatto altro che sentire le persone congratularsi con me per esser stata eletta la reginetta del ballo. E quando tutti volevano essere me, io non avrei desiderato altro se non essere qualcun'altro.

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