Il mondo serve i suoi bisogni,
soddisfa ciecamente i tuoi bisogni.
Ingozzati, fatti sentire...
Voglia di protestare? No! Forza per reagire? Neanche...
È la fine del mondo che conosciamo.~R.E.M.
※※※
-Senti, Cal...- fece il ragazzo dai capelli colorati all'amico, che era rimasto immobile a fissarmi a bocca aperta.
-Ma quella sulla porta è proprio Mer, o sono io strafatto?-
Risi, scendendo il gradino ed entrando in quella topaia che conoscevo fin troppo bene, chiudendomi la porta alle spalle.
-Tu sei sempre strafatto, Clifford.- schernii il ragazzo che aveva parlato. Lui ridacchiò, aspirando un altro tiro d'erba.
Michael Clifford era uno dei ragazzi indubbiamente più evitati e allo stesso tempo più ricchi dell'intera Klamath Fall e assieme a Calum, che non osava ancora proferire parola, era anche stato uno dei miei migliori amici.
-Shimmer, che diavolo ci fai qui?-
Sbuffai, lasciandomi cadere sul divano logoro, tra i due ragazzi.
Sospirai, poggiando la testa sulle spalle larghe di Michael, mentre Calum mi sorrideva ancora incredulo.
-Ci vivo, Cal. Che domande del cazzo che fai...- risposi atona rubando la canna dalle mani del mio amico.
Michael non si lamentò, al contrario, mi sorrise come solo lui sapeva fare. Guardai attentamente i suoi capelli viola, con un'aria di disapprovazione lo rimbeccai: -Ti sei tinto senza di me.-
Michael fece spallucce.
-Il verde mi aveva stufato.-
Tornai ad appoggiarmi a lui, inspirando la droga e poggiando le scarpe sul tavolino posto al centro della stanza.
Era sempre la stessa catapecchia mezza distrutta; alle pareti erano appesi poster di vecchie band e qualche strumento era buttato qui e lì. Era stato il nostro covo personale da quando la madre di Calum era diventata preside della scuola qualche anno prima e aveva permesso al figlio di formare un nuovo club per la musica.
Così il figlio allora quattordicenne aveva trasformato, alle spalle della madre, sempre impegnata in faccende scolastiche, quello che doveva essere un corso di musica in un giro di spaccio personale.
Allo stesso modo, poi, i genitori di Michael erano entrambi avvocati e a causa del lavoro non dedicavano troppo tempo al figlio, motivo per il quale, Michael era cresciuto da solo, diventando quello che era: pazzo.
-Mi potresti prestare attenzione?- sbuffò Calum annoiato.
-Dimmi.-
Lui sorrise, felice delle mie attenzioni, mentre io continuavo a fumare.
-Pensavo non ti rilasciassero prima di un altro anno...-
-Infatti, all'inizio doveva essere così.- raccontai sbuffando il fumo. -Ma hanno cambiato idea dopo aver visto i miglioramenti crescere esponenzialmente.-
Cal sorrise, i suoi occhi scuri mi osservavano vivi sotto a delle lunghe ciglia scure.
-Mer che si disintossica, eh?- mi prende in giro Michael.
-Sì Clifford. Sorprendente, vero?-
Lo sentii annuire mentre guardavo Calum riprendere il suo strumento, iniziando a suonare qualcosa.
Era strano o meglio, non lo era. Passati così tanti mesi, Michael e Calum, gli unici a sapere la verità sul mio conto, erano rimasti impassibili dal mio ritorno.
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Paper Cuts
FanfictionAttenzione. La storia contiene scene esplicite e con argomenti forti. Leggere consapevolmente. ※※※ Come quando ti tagli con la carta: la ferita non la vedi ma il dolore lo senti comunque.