01.

541 14 1
                                    

Una Becky titubante e maldestra al punto giusto sbatte i tacchi sul marciapiede, stanca. Questo viaggio in bus l'ha stancata, ma non tanto quanto l'atterraggio turbolento all'aeroporto, dopo ben 20 ore di volo totali.

Decisamente l'ora di un bagno caldo, pensa stremata.

É arrivato il momento. Devo essere me stessa, andrà tutto bene.
Il pensiero fisso è al colloquio, un colloquio molto importante che deciderà forse il contesto dei suoi prossimi anni di vita. Trasferirsi da un paese umido e boscoso della periferia di Milano ad una alquanto anonima, almeno per lei, cittadina della California del sud non é un passo facile. Ma si può fare per il posto da stagista che le offrono. Un buono stipendio per recuperare quello che resta dall'affitto e dai viaggi di ritorno a casa che la aspetteranno. Sa che quel posto rappresenta un buon trampolino di lancio nel mondo del lavoro ma sa anche che con tutta la tranquillità del mondo e diciamocelo, anche un pizzico di fortuna, perché é anche su quello che si basano i colloqui, il posto può essere suo.

Si trascina giù dal suo mezzo di trasporto e si dirige verso una minuscola villetta, una delle poche senza giardino ma con balcone che si trovano nel quartiere.
Il suo futuro quartiere, forse.

Entra in casa senza troppi preamboli e trascina le valigie in quella che scopre essere la camera da letto, in penombra.
Prima cosa, la luce del sole.
Non si può abitare serenamente in una casa senza una buona illuminazione di luce naturale, pensa aprendo una per una le finestre dopo aver spostato le tendine oscuranti.
Si guarda intorno e si siede sul letto.
La casa che si era cercata per il suo primo mese da gattara trasferitasi all'altro capo del mondo é degna di un sospiro di soddisfazione. Finalmente dopo tanta fatica tutto sta lentamente andando al suo posto.
L'immane fatica che le é costata per laurearsi darà presto i suoi frutti, lo sa.
Chiude gli occhi un secondo e si concentra sul presente.
Quali sono le cose da fare ora? Farsi un bagno caldo, disfare le valigie, lavarsi, ordinare qualcosa a domicilio e andare a letto in attesa della gran mattinata, quella del colloquio.

Quando ha scoperto di aver passato la prima fase delle selezioni della AdCorporate, una delle aziende più affermate in campo della consulenza finanziaria della California come stagista software developer, ha visto un mondo aprirsi davanti a sé.
Il sogno facile, trappola di qualsiasi studente laureando ai giorni nostri. Ma é fermamente convinta che riuscirà ad ottenere un buon posto. Se non qui, da qualche altra parte, senza dover lasciare gli States.
D'altronde con il suo visto speciale un mese per trovare qualcosa prima di essere rispedita a casa con tanti saluti ce l'ha.
Ma bisogna trottare e in silenzio. Non si ottiene nulla senza fatica, ma questo Becky lo sa bene.

Il politecnico di Milano. Sua scuola, o meglio incubo degli ingegneri. Facile uscire con un buon voto dall'università? Non lì.
Ma questa è un'altra storia, parte della sua vita che Becky è pronta ad archiviare nello scatolone dei ricordi.
Ora in teoria viene la vita vera, sospira.
Quando i suoi genitori hanno scoperto che lei aveva intenzione di cercare un tirocinio negli Stati Uniti non erano rimasti particolarmente sorpresi. Conoscono l'indole avventuriera della figlia e si aspettavano una scelta simile.
Al momento della partenza, però, siccome non vi erano ancora certezze, avevano titubato.
Cosa avrebbe fatto se non avesse ottenuto il posto? Sarebbe tornata a casa subito? Avrebbe cercato altro? Non é così semplice come la faceva lei, ma hanno deciso di lasciarle i suoi spazi e con essi la libera scelta.
Sono sempre stati dell'idea che le scelte di una persona non vanno influenzate, e che è importante che si facciano errori durante il proprio percorso in modo da definire se stessi, senza deviazioni o influenze altrui.
Poi è stato tutto un susseguirsi di azioni. Trovare la casa giusta per un mese d'affitto, prenotare il volo, preparare le valigie e in meno di due mesi di organizzazione era pronto tutto.
E ora lei è qui, nella sua nuova vasca da bagno, quasi completamente sommersa fino al naso, mentre pensa al futuro e a cosa la aspetta.
Tira su il cellulare da terra alla ricerca di un numero di telefono, meglio non pensarci troppo. Pizza sia.

~

Ora viene la parte difficile. Cercare di non agitarsi.
Becky si trova nell'enorme sala clienti della AdCorporate in attesa di essere chiamata. Intorno a lei vi sono altre persone, forse una quindicina, tutti sui 26 anni massimo. La cosa che la colpisce è che lei è l'unica donna.
Un pesce fuor d'acqua insomma.
La maggior parte di loro sembra tranquilla, mentre lei è su di giri e cerca di non dare troppo nell'occhio. Almeno è vestita bene. Si osserva la camicetta bianca e i pantaloni blu notte che si è scelta, è molto formale e questo la aiuta un minimo a sentirsi più a suo agio in quell'ambiente così grigio e adulto.
Che palle gli adulti.

«Il signor. Robinson, prego» fa una voce alle sue spalle.
Si gira e vede una donna minuta e severa che scruta i presenti con aria impaziente.
La persona cercata si alza dalla sedia e saluta la donna con una stretta di mano energica, la segue per il corridoio fino ad una stanza, per poi entrarvi, da solo.

I colloqui di lavoro le sono sempre sembrati quasi come un processo penale. L'ansia, gli occhi puntati su di sé, l'attesa del momento del giudizio...
Becky non é mai stata la ragazza più sicura del mondo, diciamo anzi che sin dai tempi dell'infanzia si è sempre portata dietro questo fardello: l'essere terrorizzata da questo tipo di eventi. Ha sempre odiato essere al centro dell'attenzione.
Tamburella il tacco sul pavimento per quello che le sembra un infinità di tempo.

«Signorina Natti, prego» di nuovo la voce di prima, un quarto d'ora scarso dopo, la interrompe dai suoi pensieri.
Becky si solleva di scatto quasi si fosse bruciata le gambe.
«Buongiorno» risponde in maniera educata.
È arrivato il suo turno.
Le due donne abbandonano la saletta e percorrono un corridoio stretto, verso tutt'altra zona rispetto a dove era stato portato il ragazzo di prima.
Che significa?
Tutte le porte degli uffici sono uguali e l'edificio è simmetrico. Se fosse li da sola probabilmente si sarebbe già persa.
«Entri pure» dice la signora scostandosi di lato per farla passare attraverso una di quelle porte grigio topo.
Speriamo bene, pensa agitata.

«Rebecca Natti» dice una voce grave ma armoniosa, decisamente maschile.
«Sí sono io» dice, tutto d'un fiato.
Quasi le viene da ridere per il forte accento americano con cui ha appena pronunciato il suo nome.
Alza gli occhi e si ritrova faccia a faccia con un ragazzo, spalle larghe e braccia possenti. Avrà sulla trentina d'anni.
La guarda con un sorrisetto ironico e facendo un gesto teatrale per indicare la sedia davanti a lei, sembra sorpreso e decisamente di buon umore.
Becky cammina e si siede senza farselo ripetere due volte, appoggia le braccia sul tavolo e il braccialetto che porta al polso sinistro fa un rumore fastidiosamente acuto. Cerca di far finta di niente anche se spera che il suo interlocutore non ne abbia dato peso.
«Io sono James. Responsabile del gruppo A degli sviluppatori della nostra azienda.»
«Piacere di conoscerla» dice lei non sapendo cos'altro aggiungere.
Nota che sta sfogliando il suo curriculum, lo hanno addirittura stampato.
«Quindi lei ha una laurea quinquennale in Ingegneria informatica, interessante...» dice lui continuando a fissare la pagina cartacea.
Alza lo sguardo.
«Interessante perché qui sono tutti laureati in Computer Science, non abbiamo ingegneri» la guarda serio, spiegando.
«Bene» dice lei.
Ma cosa sto dicendo? Si arrabbia con se stessa per aver risposto con una parola insulsa e disinteressata.
L'ansia le sta giocando brutti scherzi, ma non si scompone.
«Posso sapere il suo nome completo?» chiede lei schiarendosi la voce.
«Sono James Ward, può chiamarmi signor Ward» e poi continua scrutandola fastidiosamente «mi parli di lei.»
Rebecca immaginava che quella frase sarebbe arrivata prima o poi, fino a questo momento aveva sperato più prima che poi.
Pensa a qualcosa di intelligente da dire su di te e stai tranquilla, si ordina.
E così comincia tutto.

In-BetweenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora