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«Quella gonna non mi starà mai bene quanto sta bene a te!» esclama Becky rassegnata.
«Tu sei alta e slanciata e riesce a valorizzarti bene, io sono troppo più bassa» sospira, guardandola allo specchio.
Becky osserva la gonna scelta da Mary per la serata: lunga, ma non troppo per le gambe snelle da stambecco della sua nuova amica.
«Ma figurati! É solo questione di abitudine» cerca di rassicurarla quest'ultima, guardandosi allo specchio davanti e dietro per l'ennesima volta, soddisfatta del risultato.
«Ora tocca a te, che cosa hai portato?» la guarda eccitata, in attesa di vedere l'indumento scelto da Becky.

Per la serata ha optato per un tubino nero lungo fino a metà coscia, per niente volgare; le spalle sono scoperte e una parte dorata con dei ricami e delle perle le contorna il collo senza esagerare.
Gli orecchini, sempre di perle ma piccolini, richiamano le decorazioni del vestito e una pochette nera completa il tutto.

«Farai strage di uomini!» se ne esce Mary con fare furbesco dopo averla guardata bene.
«Non esagerare» le risponde con un sorriso timido.

La verità é che dopo due settimane di intenso lavoro una festa é proprio quel che ci vuole.
Non é mai stata un'amante delle feste esagerate o estreme, essendo stata abituata a mettere lo studio davanti a tutto, fino alla laurea, ma non é nemmeno il tipo che non esce mai e che non possiede nemmeno un vestito da sera. Anzi, quelli non mancano per niente.

«Frequentavi qualcuno quando eri in Italia?» si siede sul divanetto del soggiorno e le sorride, ormai sono quasi pronte.
«Diciamo che c'é stato qualcuno in passato... ai tempi dell'università.»
«E com'é finita?» chiede curiosa, cercando di non mostrarsi troppo invadente.
«Ho sempre saputo che non sarebbe durata per troppo tempo, io ho sempre avuto le idee chiare sul tipo di futuro che cerco» le spiega infilandosi le scarpe col tacco.
«Nel senso che non volevi un futuro con lui?»
«Non in Italia. Frequentavamo i primi anni di università, lui é un ingegnere civile, o almeno, credo lo sia diventato, era quello per cui studiava. Non so più nulla di lui, da quasi due anni ormai. Non eravamo fatti l'uno per l'altra.»

Mezz'ora dopo sono in macchina, dirette in ufficio.
«É troppo strano andare in ufficio vestite da sera» ride Mary al volante.
É chiaramente elettrizzata.
Becky ride contagiata dal suo buon umore.
In meno di cinque minuti sono arrivate, il parcheggio privato per i dipendenti dell'azienda è molto grande e sono già presenti numerose auto.

Mentre scende dalla vettura incrocia lo sguardo di una ragazza dai capelli lunghi e ramati che non ha mai visto.
«Wow, non pensavo ci sarebbe stata così tanta gente» sostiene colpita.
«Dai entriamo» replica l'altra impaziente.

L'edificio è uguale al solito, l'unica cosa che cambia é il quinto piano. È presente un grande stereo da cui esce la musica a non poi così basso volume.
Tanti tavoli sono stati uniti, sopra i quali é stata disposta una tovaglia completamente ricoperta di vassoi pieni di stuzzichini e cibo vario, ciotole di patatine, pop corn e altro.
Vi sono anche diverse bibite gassate, bottiglie di acqua e qualche bottiglia di birra già aperte.
La cosa sbalorditiva é la quantità di gente presente.
«Credevo sarebbe stata una festa abbastanza circoscritta.»
Becky é sorpresa.
«Jeremy ha ritenuto fosse giusto estendere l'invito ai parenti stretti dei dipendenti» ride guardandosi intorno.

Per una buona mezz'ora non vede nessuna faccia conosciuta, a parte Mary.
Fino a quando, poco dopo, un entusiasta Mark non le si avvicina e le presenta la sua ragazza, tutto contento.

Chissà perché sono tutti così in visibilio per questa festa?

«Come stai Mark?» gli chiede sorridendo, dopo aver stretto la mano alla sua ragazza.

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