04.

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«Dai, cosa aspetti?» le chiede Maria per l'ennesima volta, spazientita.
«Siamo sicure sia una buona idea?» chiede Becky indecisa.
L'altra sospira.
«Qual é il problema?»
Decide allora di raccontarle in breve ció che é accaduto al colloquio, e come sono cambiate poi le cose quando Jeremy ha preso in mano la situazione.
«Vedrai che non ti farà storie solo per essere entrata nel suo ufficio, ci sono io con te» la difende la collega appena conosciuta.
«É giusto che tu conosca bene il tuo ambiente di lavoro.»
Appena entrate un gruppetto si gira verso di loro.
«Ci dispiace disturbarvi. Lei é una nuova dipendente, le sto mostrando la struttura dell' AdCorporate e i colleghi.»
«James lo sa?» chiede impassibile l'unica ragazza in mezzo a quattro ragazzi.
«Cosa so?»

Ed eccolo di nuovo. Sempre nei momenti meno opportuni.

Becky si sente gli occhi puntati addosso. Non sa cosa dire, vorrebbe solo smaterializzarsi fuori per non creare ulteriori casini. L'ha visto troppe volte per i suoi gusti quel tale James.
C'é un momento in cui tutti si guardano per cercare di capire la situazione, che appare quasi comica.

«Mary non c'é bisogno, torna pure al lavoro, ci penso io con lei.»
«D-d'accordo allora, ci vediamo Becky» la guarda con un sorriso sincero di scuse e si allontana.
«Allora, "nuova arrivata", cosa devo fare con te?» dice lui ironico.
«Ancora con sto "te"? Le ho già detto che mi deve dare del lei. Non si prenda confidenze che non le voglio dare» risponde arrabbiata.
«Ho deciso che non lo farò. Abbiamo quattro anni di differenza, se non ricordo male. Ma tranquilla, posso concedere anche a te il privilegio di chiamarmi James» sorride, carismatico.
I suoi occhi però sono davvero...
«Anche se non avrai quello di lavorare con me. Quello eviterei proprio volentieri.»
...odiosi.
«Ripeto, come se non lo avessi fatto già abbastanza: io non ho la minima intenzione di lavorare con te.»
«Siamo passati ufficialmente al "tu" allora. Facciamo progressi» sorride divertito.

Ok, in questo caso si può anche chiudere un occhio e dire che il suo sorriso é davvero disarmante.
James é di una bellezza oggettiva, non si può negare, e Rebecca non ha nessun problema con ciò. Per lei conta troppo poco nella vita.
«E questo non significa niente. Se devo essere sincera continuerò a cercare di stare il più lontano possibile da te.»
«Ma va? Ma allora dimmi, dove ti trovi ora?» Se ne esce con il suo fare furbesco.
Becky si ammutolisce, con un pugno serrato. É dall'inizio della conversazione che si sta torturando le pellicine delle unghie, dal nervosismo.
«Volevo conoscere loro» e indica i ragazzi, che nel momento in cui Maria se n'é andata, si sono allontanati per tornare al lavoro.
«Gradirei conoscere i colleghi con cui avrò a che fare» conclude lei, vittoriosa.
«Non avrai a che fare con noi, su questo ci metto la mano sul fuoco.»

«Perché mi detesti così? Cosa ti ho fatto?»
Becky non sa più che cosa chiedere per cercare di capire. Forse ci sono cose che non vanno domandate. Certe cose sono così e basta, non c'é un vero e proprio motivo.
«Non é che io ti detesti, é che non ti considero. Sono stato scavalcato e non mi é piaciuto per niente.»
«Dovrai prima o poi fartene una ragione.»
James cambia espressione, furente.
«Se c'é una cosa che non sopporto é quando persone come te mi dicono cosa devo fare. Non sei nessuno. Io sono a capo di quest' azienda.»
«Senti, sto solamente cercando di ambientarmi e di conoscere tutti. Mi aiuterai o hai intenzione di continuare a litigare con me fino a orario di chiusura d'ufficio?»
Continua a guardarla contrariato, ma poi si arrende.

Le mostra il progetto su cui stanno lavorando, i suoi ragazzi sono cordiali e non si sbilanciano troppo. Per lo meno non sono arroganti quanto lui.
Lei ascolta, professionale.
Diciamo che, a differenza del team di Jeremy, loro puntano molto meno sul lavoro di squadra. A ognuno é stato affidato un compito, e quando questo é viene completato il diretto interessato si deve rivolgere direttamente a James, senza per forza chiedere il reciproco confronto con gli altri del gruppo.
James cerca di monopolizzare la situazione anche sul lavoro.
Becky é contenta di non essere stata presa da uno come lui. Sicuramente non avrebbe apprezzato il lavoro tanto quanto nel team di Jeremy. In più, il carattere di James si rivela essere totalmente incompatibile con il suo, cosa non da poco in un ambiente stressante come quello aziendale.
Sollevata, decide che é arrivato il momento di tornare a casa.
«Spero che questa visita guidata allo zoo ti sia piaciuta» esordisce il ragazzo.
Le scappa una risata.
«Mi aspettavo che tu fossi paragonabile ad un animale cresciuto in cattività, ma non che lo ammettessi addirittura» punzecchiare le viene bene.
«Bada a come parli» la ammonisce lui. «Il gioco é bello quando è corto. Ti consiglio di tornare da dove sei venuta, ora.»
E così fa, saluta gli altri e li ringrazia del loro tempo, saluta James con fredda cortesia e si allontana.

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