LXXXVIII. Gellio scellerato

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Quid facit is, Gelli, qui cum matre atque sorore
prurit et abiectis pervigilat tunicis?
Quid facit is, patruum qui non sinit esse maritum?
Ecquid scis quantum suscipiat sceleris?
Suscipit, o Gelli, quantum non ultima Tethys
nec genitor nympharum abluit Oceanus:
nam nihil est quicquam sceleris, quo prodeat ultra,
non si demisso se ipse voret capite.

Come chiamare, Gellio, quello che si arrapa con madre e sorella
e buttati all'aria i vestiti rimane sveglio tutta la notte?
Come chiamarlo, quello che non consente allo zio d'esser marito?
Esiste un modo perché tu possa comprendere quanto scellerato sia il suo agire?
Una azione, Gellio, che non Teti lontana al di là d'ogni cosa
e neanche Oceano padre delle ninfe potrebbero lavare:
dato che nessuno conosce una qualunque depravazione che possa superar questa,
neanche se, chinato il capo, si succhiasse il suo stesso cazzo.

Liber (carmen proibiti)- Gaio Valerio CatulloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora