XCVII. Emilio faccia di culo

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Non (ita me di ament) quicquam referre putavi,
utrum os an culum olfacerem Aemilio.
Nilo mundius hoc, nihiloque immundius illud,
verum etiam culus mundior et melior:
nam sine dentibus est: os dentis sesquipedalis,
gingivas vero ploxeni habet veteris,
praeterea rictum qualem diffissus in aestu
meientis mulae cunnus habere solet.
Hic futuit multas et se facit esse venustum,
et non pistrino traditur atque asino?
Quem si qua attingit, non illam posse putemus
aegroti culum lingere carnificis?

Che gli dei mi perdonino per questo, ma non avevo idea a cosa riferire,
se alla bocca o al culo di Emilio, l'odore che sentivo.
Solitamente nulla è più pulito di questa, e nulla è più sudicio di quello,
ma in verità il suo culo è più pulito e più gradevole:
almeno è senza denti: la bocca ha zanne lunghe un piede e mezzo,
con gengive che assomigliano di più a un vecchio carretto,
e in aggiunta quand'è aperta è tal quale
la fica rotta d'una mula in calore mentre piscia.
Lui ne fotte molte e crede d'esser bello,
e non dovrebbe andare a lavorare alla mola con l'asino?
Quella che ci si strofina, non sarebbe forse capace
di leccare il culo d'un boia infetto?

Liber (carmen proibiti)- Gaio Valerio CatulloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora