1. Rimango Nella Scatola

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Mi svegliai di soprassalto quando quella specie di gabbia in cui ero rinchiusa smise di salire. Dove mi trovavo? Perché ero intrappolata in una scatola di ferro buia e umidiccia? E soprattutto... Perché non ricordavo nulla?!
Niente. Assolutamente niente del mio passato, eccetto il mio nome. Mi chiamavo Rose. Cercai di alzarmi aiutandomi con le braccia per vedere meglio dove mi trovavo, ma non ci riuscii. Mi sentivo come.. Pesante. Subito non capii, poi guardai il mio corpo e notai una notevole protuberanza di forma sferica che si trovava all'altezza del mio addome. Per lo spavento indietreggiai. Non ci arrivai subito ma poi realizzai. Com'era possibile?! In quel momento il tetto della gabbia si aprì e una luce abbagliante mi costrinse a coprirmi il volto con il braccio. Da quella luce spuntò fuori un ragazzo alto, muscoloso e biondo, che cadde in piedi proprio di fronte a me. Sentii dall'alto qualcuno che lo chiamò "Allora come sta il nuovo fagio, Newt?" lui mi squadrò per qualche secondo con una faccia allibita "Be, credo che il nuovo fagiolino sia in realtà una... fagiolina" sentì dei mormorii venire da sopra e poi successe una cosa che mi fece venire un infarto. Come se fosse appena emerso da una lunga apnea, un ragazzino spuntò dal nulla a qualche passo da me. Avrà avuto al massimo 12 anni, e mentre respirava affannosamente si poteva notare il terrore nei suoi occhi. Mi domandavo se anche io avevo la stessa espressione. Il ragazzo che a quanto avevo capito si chiamava Newt, distogliendo lo sguardo da me, esclamò "Ah bello, due fagio questo mese.. Sarà un giorno da ricordare.." credo che stesse per continuare ma qualcosa attirò la sua attenzione. Ora riuscivo a scorgere anche altri volti provenienti da sopra la gabbia ed erano tutti maschili, e ognuno di loro stava fissando la mia pancia con uno sguardo misto tra paura e stupore. Per l'imbarazzo mi coprii il ventre con le braccia come per nasconderlo, non che servisse a molto. Un'altro ragazzo sempre biondo, ma con una spruzzata di lentiggini in volto scese dentro la gabbia con la grazia pari a quella di un pachiderma, strano non sapevo neanche cosa fosse un pachiderma, e atterrò poco lontano da me di fronte al ragazzino e lo aiutò ad alzarsi. Come se non mi avesse notato gli chiese "Come ti chiami fagio?"
"Em.. Lucas.." disse con un filo di voce."Bene Lucas, benvenuto nella radura " e gli porse la mano. Poi mi notò, e la sua faccia fu memorabile. Inarcò le sopracciglia con fare stupito e rimase a bocca aperta, squadrandomi per qualche secondo. Non potei fare a meno che ridere, anche se non era molto divertente, ma mi lasciai sfuggire una risatina e mi portai la mano alla bocca come per nasconderla. Il secondo ragazzo guardò il primo con fare interrogativo e questo gli rispose con facendo spallucce. Il ragazzo di nome Newt mi porse la mano per alzarmi e mi chiese come mi chiamavo. A quel punto il panico mi tornò. Non mi fidavo di quelle persone. Chi erano? Cosa volevano? No, non avrei dovuto fidarmi, anche se sembravano gentili. Così indietreggiai, rifiutando il suo aiuto, fino ad arrivare ad un angolo libero della gabbia dove mi rannicchiai stando attenta a non schiacciare il pancione. Avevo tante cose da elaborare singolarmente prima di parlare con quei ragazzi, così gli rispondei semplicemente scuotendo il capo. Il ragazzo, probabilmente capendo la mia situazione, annuì e mi disse iniziando a prendere uno scatolone "Be quando te la senti fà un fischio". Altri ragazzi scesero e iniziarono a scaricare barili e scatoloni, stando attenti a non farli cadere addosso a me. Il ragazzino di nome Lucas era già salito sopra alla gabbia e mi stava guardando con fare pensieroso. Era veramente coraggioso a fidarsi così ciecamente. Io volevo piangere. Ma no, non potevo, dovevo essere forte. Ma inevitabilmente piansi come una fontana. Nascosi il viso tra le mani. Perché tutto questo stava capitando a me? Volevo smettere e mostrarmi forte, ma non ci riuscivo. Anche quando i ragazzi finirono di scaricare le scatole, non mi sentivo pronta per salire di sopra. Se già mi sentivo male ora, figuriamoci quando avrei visto cosa mi aspettava sopra. Dalle condizioni dei ragazzi, avevo la brutta sensazione che non fosse niente di buono. Perché non ricordavo nulla? Quella domanda mi tormentava da ore. Smisi di piangere e mi imposi di non farlo mai più.
D'altronde solo chi è forte sopravvive, pensai. Ma avevo il terrore di ciò che era dentro di me e non volevo pensarci, ma evitare il discorso era peggio... Ero incinta e non sapevo cosa fare.

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