Nel mio letto

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Camila continuò a vagare di qua e di là.
Avrebbe potuto chiamare qualcuno ma aveva il cellulare spento, che si era staccato sicuramente qualche minuto prima che Lauren la cacciasse in malo modo.
Pianse, pianse perché stranamente quel silenzio le faceva paura. Quella tranquillità la preoccupava.
Era notte fonda, e la notte poteva essere crudele. Di notte i ragazzi si ubriacavano, di notte giravano maniaci e assassini, o almeno così funzionava dove viveva lei.
Si strinse a sè, infreddolita, col volto basso, come un cane abbandonato che cerca dimora.
Decise di sedersi su una panchina isolata in un parco.
Non c'era nessuno in giro. Era sola e non sapeva come ritornare a casa.
Non sapeva nulla.
Si sdraiò sulla panchina e anche se scomoda, riuscì ad addormentarsi, in fondo era tardi.

Lauren sfrecciò senza meta, arrabbiata.
Dov'era finita la Lauren dolce, riflessiva e amante della tranquillità ?
Sembrava un'altra persona.
Il suo sguardo era accigliato e freddo, fisso sulla strada.
Quel freddo andò via quando vide una ragazza che lei conosceva benissimo.
Camila era lì, sdraiata su una panchina di un parco.
Lauren fermò l'auto, la spense e scese.
"Cosa ci fa qui Camila ? È tardi e lei pensa a dormire in un parco ?" pensò Lauren.
Guardò la piccola da vicino.
Il suo viso era bagnato : stava piangendo.
"Forse non era riuscita a tornare a casa" pensò la più grande, sendendosi in colpa per ciò che le avesse fatto.
Non voleva fare soffrire Camila, non voleva. Camila non meritava questo, Lauren lo sapeva.
A Lauren venne l'idea di svegliarla, così da poterla portare a casa, ma non voleva, in fondo avevano litigato da non molto, e peraltro per colpa sua; come minimo la più piccola le avrebbe urlato contro e Lauren non era pronta per sopportare altre urla, già le bastavano quelle sue, nella sua testa.
Allora Lauren decise : aprì l' auto poi ritornò al parco e prese la ragazza addormentata tra le braccia, delicatamente, per poi farla sdraiare nei sedili posteriori, cercando di fare più attenzione possibile per non disturbare il suo sonno.
Le lacrime continuavano a scorrere sul volto si Camila e Lauren si chiese il perché di quelle lacrime.
Dove avrebbe dovuto portarla ?
Questa fu la seconda domanda di Lauren.
Decise di prendere il cellulare di Camila per contattare Dinah, ma si rese conto che era scarico.
Lauren sbuffò e decise : l'avrebbe portata a casa sua.
Il problema era come avrebbe reagito Camila il giorno dopo.
Lauren si mise alla guida, ma stavolta andò piano : non voleva svegliare Camila e voleva ascoltare i suoi mugolii indecifrabili ma dolcissimi.
Lauren si sentiva meglio grazie a Camila.
- Scusa papà... - disse la piccola, agitandosi nel sonno - Mamma perché non fai nulla ?- Camila si agitò di più e Lauren non sapeva che fare.

Dopo una quindicina di minuti arrivarono a casa di Lauren e Camila stava ancora dormendo.
Aprì la portiera e la portò in casa.
Con difficoltà riuscì ad aprire la porta, ma ci riuscì.
Fece sdraiare la bambina, che continuava a piangere e ad agitarsi nel sonno.
- Così ti tengo sotto controllo - sussurrò Lauren, giustificando il fatto di averla fatta sdraiare sul suo letto.
In realtà quella era solo una scusa.
Lauren voleva sentirla vicina, e la cosa più strana era il fatto di non saperne il perché.

The Stalker ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora