Il sole era quasi tramontato e un vento gelido soffiava tra le vette innevate. L'ultimo villaggio abitato era ormai distante e non vi era anima viva oltre a loro.
«Maestro, mi vuole spiegare perché siamo tornati in queste terre desolate?» si lamentò Plagg.
Il maestro Fu si strinse nel mantello di pelliccia e guardò il kwami che si era rifugiato all'interno del suo cappuccio. «Qualche tempo dopo la distruzione dei miraculous ho iniziato ad avvertire una strana forza, qualcosa che non sono riuscito a spiegarmi e che continua a crescere.»
Il piccolo kwami emise uno starnuto. «E lei pensa che morire assiderati ci aiuterà a scoprire di cosa si tratta?»
«Ho consultato a lungo il libro, utilizzando una gran quantità di magia... e tutto riconduce in questo luogo.» Maestro Fu alzò lo sguardo e davanti a loro, nascosta tra la neve e le sterpaglie secche, apparve una grotta. L'ingesso era talmente stretto che il maestro – che di certo non poteva essere definito un gigante – dovette chinarsi e appiattirsi lungo il bordo, per entrare.
Non appena fu dentro, il vecchio prese una torcia dalla sacca che portava in spalla e iniziò a percorrere quello strano corridoio che serpeggiava, scendendo leggermente. L'aria all'interno era piuttosto umida e altrettanto fredda, ma almeno il vento non riusciva a penetrare.
«È consapevole che basterebbe una piccola svista per scivolare e rompersi l'osso del collo?» esclamò Plagg, guardandosi intorno.
«Sono cresciuto tra queste montagne e sono abbastanza vecchio e saggio da sapere dove mettere i piedi.»
«Sul "vecchio" le do ragione» ammise il kwami, «ma se fosse davvero saggio, a quest'ora saremmo in qualche casa, al caldo, con del buon camembert!»
Maestro Fu scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. Ormai era abituato alle risposte taglienti del kwami, e spesso si era chiesto se quel suo carattere non influenzasse anche i portatori.
Il corridoio continuava a scendere, allargandosi via via che proseguivano.
«Piuttosto» disse il vecchio «hai notizie di Tikki?»
L'altro scosse la testa. Erano mesi che Tikki non si faceva vedere, quasi come se fosse sparita nel nulla e il maestro aveva la brutta sensazione che la strana forza che avvertiva e la sparizione del kwami fossero collegati.
Arrivarono in fondo al tunnel, dove la grotta si apriva in un'ampia sala. Sul tetto vi erano numerose stalattiti che gocciolavano con un ritmo costante, creando pozze più o meno ampie per tutto il pavimento. Ad una prima occhiata poteva sembrare una grotta naturale, senza uscite e senza nulla di speciale, ma maestro Fu avvertiva qualcosa. Si avvicinò alla parete in fondo, facendo attenzione a dove metteva i piedi, e dopo averla sfiorata in vari punti, pigiò su una pietra apparentemente simile alle altre, che rivelò un passaggio.
«Come lo sapeva?» chiese Plagg, cercando di non mostrarsi troppo sbalordito.
Il vecchio non rispose. Entrò e accese la lampada a olio che era appesa accanto all'ingresso. La stanza, di dimensioni decisamente ridotte rispetto a quella precedente, s'illuminò di un bagliore caldo e rivelò ciò che conteneva: un letto di fortuna, alcuni stracci e resti di cibo qua e là e una scrivania di legno grezzo. Quest'ultima era ingombra degli oggetti più disparati tra cui carte in varie lingue, ritagli di giornale, vecchie radio smantellate, piccoli oggetti dalle forme strane, attrezzi come martelli e scalpelli e boccette che contenevano strani liquidi.
Maestro Fu si avvicinò e i suoi occhi guizzarono su un oggetto in particolare: un fermaglio in legno a forma di fiore di loto. Nel vederlo gli occhi dell'uomo si velarono e avvertì un'enorme stretta al cuore.
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A new lineage
Fanfiction{Sequel di "The last sacrifice"} INTERROTTA Sono passati piú di vent'anni da quando Ladybug e Chat Noir sono spariti nel nulla, dopo aver sconfitto Papillon. Parigi ha vissuto un lungo periodo di pace ma una nuova minaccia, proveniente da un lontano...