Capitolo 7

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Quando sentirono le prime urla, fu chiaro che qualcosa non andava. Tutti gli alunni, compresi Daniel ed Emi, si voltarono verso le finestre giusto in tempo per vedere una miriade di piccoli ragnetti muoversi per le strade della città, creando scompiglio e terrorizzando la gente.

Presi dal panico, i ragazzi si precipitarono fuori dalle varie classi, urlando e spintonando nella foga di scappare. Daniel tentò di avvicinarsi all'amica, ma quella venne trascinata via dal marasma e i due si persero di vista.

«Tikki, che succede?!» chiese il ragazzo al suo kwami, che fece capolino dalla tasca della sua felpa.

«Credo si tratti di lei...» squittì quella.

«Intendi la tua precedente portatrice?»

Tikki annuì. «Dobbiamo fermarla, è pericolosa!»

Daniel si guardò intorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno, poi scostò la ciocca di capelli castani dal suo orecchio. «Tikki, trasformami!» esclamò.

Il piccolo kwami venne assorbito dall'orecchino e il ragazzo vide i suoi vestiti mutare: in men che non si dica si ritrovò addosso una tutina rossa, con alcuni dettagli – nelle gambe, su petto e braccia e all'altezza della cintura – neri a pois rossi. In vita aveva appeso uno yo-yo molto simile a quello di Ladybug, ma a colori invertiti.

«Beh, dai» disse tra sé e sé, rimirandosi «pensavo peggio, invece non è affatto male!»

Delle urla gli ricordarono il motivo per cui si era trasformato. Aprì la finestra e si precipitò in strada dove lo attendeva uno spettacolo che gli fece accapponare la pelle: i ragni avevano iniziato ad attaccare la gente, avvolgendoli nelle loro tele e avvinghiandosi a loro. I malcapitati sembravano svenuti - o almeno così sperava il ragazzo - e i loro visi si facevano via via più pallidi.

«Maledetti, lasciateli andare!» urlò lui, utilizzando lo yo-yo per colpire gli enormi esseri. Sfortunatamente così facendo attirò la loro attenzione e, in pochi minuti, si ritrovò circondato. Per quanti ne colpisse altri prendevano il loro posto.
Un ragno fece per saltargli alla schiena ma un colpo di bastone lo allontanò.

Il ragazzo si voltò giusto in tempo per vedere un'agile ragazza gatto coprirgli le spalle.

«Tu devi essere Kitty Noir, giusto? Ho sentito parlare di te al telegiornale di ieri!» esclamò lui.

«Esattamente... e tu chi saresti?» chiese la ragazza, guardandolo con aria incerta «L'ennesimo Ladybug?»

«Ehi, ti sembro forse una ragazza?» si lamentò quello, allontanando con un colpo un ragno particolarmente aggressivo.

Kitty Noir fece roteare il bastone, colpendone una decina contemporaneamente. «E allora, come dovrei chiamarti?»

Il ragazzo ci pensò su. «Coccinelle» esclamò alla fine.  (nota d'autore: Coccinelle è francese e si legge Coxinel)
«Davvero fantasioso.»

Il ragazzo stava per ribattere quando, dal cielo, scese una donna, librandosi a mezz'aria. Aveva i capelli neri, lunghissimi, che le fluttuavano tutt'intorno e si dipanavano come fili di ragnatela, una tutina aderente nera con un simbolo simile a un ragno lungo tutto l'addome e le dita che terminavano con dei lunghi e affilati artigli. In viso portava una maschera e guardava verso il basso i due ragazzi, con aria quasi divertita.

«Bene, bene, bene... qualcuno ha trovato il mio miraculous, a quanto vedo. E anche la nostra gattina si è fatta viva! Dev'essere il mio giorno fortunato!»

I ragni smisero di lottare, e si precipitarono dalle loro vittime, intrappolate ancora nelle tele.
«Chi sei e che diavolo vuoi?» esclamò Coccinelle, guardando la donna dal basso.

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